Gente di montagna

Bruno Detassis

“L’Alpinismo è salire per la via più facile alla vetta, tutto il resto è acrobazia”

Bruno Detassis

Alpinista e rifugista, Bruno Detassis è stato soprannominato “Il re del Brenta”. Umile, attento ai dettagli, sempre pronto a partire per dare una mano e prestare soccorso a chi si trovava in difficoltà. Patriarca dell’alpinismo dolomitico ha tracciato itinerari oggi classici. Oltre duecento prime ascensioni, tutte in libera. Si dice che non abbia mai usato una staffa. Niente gocce d’acqua o strapiombi impossibili. Le sue vie sono ricerca del passaggio migliore, di fessure e diedri superabili senza bisogno di mezzi artificiali.

Con la sua longeva vita ha lasciato il segno non solo sulle montagne ma nella storia, è stato (e continua a essere) fonte di ispirazioni per molti giovani d’oggi che si affacciano a questo mondo semplice quanto complesso dell’alpinismo.

La vita

Bruno Detassis nasce a Trento, nel quartiere della Prepositura, il 24 giugno 1910. La sua è una famiglia umile, di operai. Vivendo ai piedi delle montagne il contatto con queste arriva presto. Inizia ad arrampicare intorno ai 12 anni e due anni dopo già frequenta la Paganella.

La sua adolescenza è tutto tranne che spensierata. La montagna è l’unica via di fuga alle difficoltà quotidiane che lo vedono ben presto impiegato come apprendista alla fonderia Silvestri di Trento. Un posto che trova, probabilmente, grazie al padre anche lui operaio, ma non solo. Era un socialista e un sindacalista che conosceva bene il valore del lavoro. Un sentimento che ha trasmesso ai figli e che Bruno ha conservato per tutta la sua vita.

Nel 1933, a 23 anni, diventa portatore (come si diceva al tempo) e due anni dopo guida alpina. Questo risultato gli permette di dedicare la sua vita alla grande passione per la montagna. Sempre in questo periodo diventa istruttore di alpinismo alla Scuola Militare Alpina di Aosta. All’attività estiva come guida unisce quella invernale di maestro di sci, che svolge per alcuni anni sulle piste di Sestriere, in Piemonte. Qui conosce la triestina Nella Cristian (la prima donna a diventare maestra di sci), con cui si sposa nel 1939. Insieme hanno due figli, Jalla e Claudio.

Dopo essersi trasferito con la famiglia a Madonna di Campiglio, nel 1943 presta servizio presso la caserma di Merano dove, in seguito all’armistizio italiano, viene fatto prigioniero dai tedeschi e internato nel lager di Oerbke. La liberazione avviene solo due anni dopo, quando le truppe americane raggiungono il piccolo paese tedesco. Ritornato tra le sue montagne ricomincia a praticare alpinismo e decide di prendere in gestione un rifugio. Qualche stagione la passa al rifugio XII Apostoli, nel 1949 varca poi la soglia del rifugio Brentei dove rimane per 62 anni insieme alla famiglia.

Bruno Detassis muore l’8 maggio 2008, a 97 anni, nella sua casa di Madonna di Campiglio.

L’alpinismo

Dopo le prime arrampicate, appena adolescente, a 15 anni Bruno Detassis sale per la prima volta il Campanile Basso. Iconica cima delle Dolomiti di Brenta a cui Detassis lega indissolubilmente il nome. Lo salirà per ben 182 volte, l’ultima a 79 anni in occasione delle celebrazioni per i 90 anni dalla prima ascensione alla vetta.

Il suo alpinismo ha sempre mantenuto radici ben salde a terra, con l’umiltà di non farsi accecare dal successo e, soprattutto, senza mai spingersi oltre i limiti delle proprie capacità. L’alpinismo di Detassis, patriarca del verticale mondo dolomitico, racconta di determinazione, disciplina e ordine. Attento a curare nel dettaglio ogni aspetto della scalata, dai materiali al percorso.

Le sue scalate si contraddistinguono per un rifiuto degli artificialismi, per il parsimonioso uso dei chiodi e per la ricerca dell’itinerario più logico e naturale, seguendo la conformazione della roccia e rinnegando le gocce d’acqua conquistate a suon di mezzi artificiali.

A 19 anni, legato insieme a Mario e Silvio Agostini e a Giorgio Kahn realizzano la prima traversata delle quattro punte degli Sfulmini. Quattro anni dopo, nel 1932, si affaccia al Croz dell’Altissimo con Giuseppe Corrà e traccia sulla grande gola centrale alla parete sud-ovest la Variante Detassis nella Gola. Un tracciato importante perché più diretto alla vetta rispetto alla via Dibona e con difficoltà più costanti. Questa una delle prime corpose realizzazioni nel gruppo del Brenta. Nel corso degli anni se ne aggiungeranno molte altre, oltre duecento. Impossibile parlare in dettaglio di ognuna. Tra le più importanti certamente la nord-est della Brenta Alta, insieme a Ulisse Battistata ed Enrico Giordani nel 1934. Una parete liscia, compatta e verticale, tra le più difficili salite offerte dal Brenta, salita da Detassis e compagni impiegando solo pochi e fondamentali chiodi. L’anno successivo, sempre con Giordani, affronta la est-nordest del Crozzon di Brenta aprendovi l’ormai classica e famosa via Delle Guide. Un V superiore che sale elegante per circa 800 metri, un percorso che va obbligatoriamente citato quando si racconta la vita di Bruno Detassis.

Ma le pennellate di Detassis sono veramente tante, come molti sono stati i compagni di cordata con cui ha aperto. Ettore Castiglioni, per citarne uno. I due si legano spesso insieme nei primi anni Trenta. Poi, il già citato Enrico Giordani e gli accademici Pino Fox, Paolo e Giorgio Graffer. In età più matura, a partire dagli anni Cinquanta, si lega sovente al fratello Catullo con cui apre una trentina di vie fino alla metà degli anni Settanta. L’ultimo suo itinerario è quello che sale alla Punta Occidentale delle Punte di Campiglio. L’ha aperto il 26 agosto 1976 con il fratello Catullo, con Cesare Maestri, il figlio Claudio ed Ezio Alimonta. Sale su difficoltà di IV e V, sempre sostenute, e si chiama Via delle tre generazioni.

Tra le sue altre realizzazioni, nel 1956 la traversata scialpinistica delle Alpi realizzata insieme al fratello, ad Angelo Righini e Fortunato Donini. Partono qualche giorno prima rispetto a un’altra squadra, quella di Walter Bonatti, e si incontrano in Val Formazza decidendo di proseguire insieme fino al Colle di Nava. Infine, nella stagione 1957/1958 è capospedizione della prima spedizione trentina in Patagonia.

Bruno Detassis rimane attivo in Brenta, dove alpinisticamente si è espresso ai massimi livelli, fino in tarda età.

Riconoscimenti

1982 – Premio Internazionale della Solidarietà Alpina

Libri

Bruno Detassis. Il custode del Brenta, di Fabrizio Torchio,Josef Espen,Donato Valentini, CDA & VIVALDA, 1995

Bruno Detassis e le sue vie, Omar Oprandi, Idea Montagna, 2011

“La prima volta che incontrai Bruno fu nel settembre del 1949 in cima al Campanile Basso. Lui festeggiava la sua centesima salita al famoso campanile, io festeggiavo la prima. Solo ripetendo le sue salite mi sono reso realmente conto, non solo della sua indiscutibile bravura tecnica, ma soprattutto della sua intuizione nel tracciare e scoprire il percorso più logico. Una dote questa che ha fatto di tutte le sue vie capolavori di grande e spettacolare effetto anche estetico. Salendo lungo i suoi itinerari più famosi ho potuto rendermi conto della sua classe, della sua originalità, della sua perspicacia alpinistica.”

Cesare Maestri

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Un commento

  1. Ho bellissimi ricordi del Barbone: intelligenti saggi e sempre ben vissuti e spesso molto schietti.
    Le sue vie son sempre dei gioielli incastonati nelle pareti.
    Per me era un Alpinista.

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