Alpinismo

Donegani: colpa dei cerotti? Non è detto

NOVARA — "Ammesso che ci sia stato un nesso tra l’uso dei cerotti e i sintomi accusati da Mondinelli, non penso che sia stata messa a repentaglio la vita di nessuno". Così Enrico Donegani, cardichirurgo e Presidente della Commissione Medica del Cai commenta il racconto di Mondinelli sulla sua terribile salita al Broad Peak.

Professore, di che tipo erano i cerotti consigliati a Mondinelli?
Si tratta di cerotti vasodilatatori alla trinitrina, che si usano in tante situazioni di problemi coronarici e pressione alta nei soggetti vasculopatici. Si sa, inoltre, che in montagna prevengono bene il freddo e la vasocostrizione: è un utilizzo che fanno regolarmente, sulle Alpi, persone predisposte a questo tipo di problematiche senza alcun problema particolare.

Però nel caso di Mondinelli sembra che abbiano creato molte difficoltà…
Questo fatto ci ha lasciato perplessi tutti. L’idea di usarli ad ottomila metri in effetti sembrerebbe aver creato dei problemi. Dico "sembrerebbe" perchè non sono così certo che i problemi denunciati – turbe neurologiche, stanchezza, confusione, incapacità di camminare – possano essere collegati all’uso di questo farmaco. Però, evidentemente, è un problema che va indagato.

In che modo?
Ne ho parlato con eminenti esperti di edema polmonare acuto in montagna, durante recenti congressi. Secondo alcuni non c’è nessuna relazione, secondo altri sì. Abbiamo anche scritto una relazione sul caso ad una rivista scientifica, per aprire la questione a gente esperta che potrebbe, altrove, aver avuto la stessa esperienza.

L’uso di questi cerotti faceva pare di una ricerca medica?
No, era un consiglio come tanti altri del tipo "tra le tante cose tieni conto anche che nelle persone predisposte questi cerotti dilatano le arterie delle gambe ed evitano problematiche come il congelamento". Questo utilizzo però era sempre stato fatto sulle nostre montagne, al massimo a 4000 metri. Quello che può essere successo a 8000 metri, sempre che sia un problema collegato, questo io non lo so.

Erano coinvolte case farmaceutiche?
Assolutamente no. Non c’è stata nessuna sperimentazione. Per farla si sarebbero dovuti chiedere consensi specifici, si sarebbero dovuti raccogliere molti dati, monitorando la pressione degli alpinisti per esempio. Qui non c’era niente di tutte questo. Era solo un’idea come tante che si hanno in questi casi, tra gli alpinisti c’è chi usa il ginko biloba, il cortisone. Eppure non c’è nulla in letteratura che abbia codificato l’uso di questi prodotti.

Ma i problemi causati da questa "idea" sembrano essere piuttosto gravi…
L’ipotesi di Mondinelli è: "io ho fatto tanti ottomila, l’unica volta che metto dei cerotti sto così male". In realtà Simona Barteletti, medico della spedizione, nella relazione che mi ha fatto dice che sono nove gli alpinisti che li hanno usati e non tutti hanno avuto questo problema. Ed è altrettanto vero che alcuni che non hanno usato il cerotto hanno avuto sintomi di mal di quota. Per questo non sono così sicuro che ci sia un nesso, come può darsi che abbiano invece in qualche modo influito. Sono il primo che vuole arrivare a capire. Per arrivare a dire: "lasciamo perdere può essere pericoloso usarli" oppure "no, non c’entrano nulla", oppure "i cerotti possono essere un’arma utile contro il freddo".

Questi cerotti sono un farmaco normalmente in commercio?
Sì, sono usati da milioni di persone, quelle che hanno problemi alle coronarie o problemi di vasculopatia periferica. Sarebbe l’utilizzo transdermico della trinitrina, che si schiaccia sotto i denti quando si ha il dolore coronarico. Vasodilatano le arterie e prevengono bene i problemi che derivano dal congelamento perchè permettono al sangue di arrivare bene alle estremità senza avere la sensazione di piede freddo.

Lei è cardiologo e cardiochirurgo. A suo parere, Mondinelli e gli altri hanno rischiato di morire?
No, assolutamente no, tant’è che non è successo. Ammesso che ci possa essere stato un nesso tra il cerottino e i sintomi accusati, come stanchezza, pressione bassa e vasodilatazione, non penso che sia stata messa a repentaglio la vita di nessuno. Ripeto, su nove alpinisti alcuni non hanno avuto alcun sintomo e sono andati in cima. Posso capire lo spavento, il disappunto e la preoccupazione, ma Mondinelli non ha sicuramente rischiato di morire. Comunque, ora cerchiamo di sentire cosa dicono gli esperti.
 

Sara Sottocornola

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