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Alpi Apuane, gli industriali: “Regione Toscana ostile verso le cave. Per noi parte del paesaggio”

Cava di marmo a Carrara (Photo courtesy of Wikipedia.org)
Cava di marmo a Carrara (Photo courtesy of Wikipedia.org)

CARRARA — “Non vogliamo opporci al corso della storia, Ma riteniamo che nel Piano paesaggistico ci sia un’ostilità esplicita verso le cave, da cui discende a cascata tutto il resto”. Andrea Balestri è il direttore di Assindustria Massa Carrarara, che da mesi, insieme alle imprese del marmo si batte contro il documento della Regione Toscana. Il Piano Ha ricevuto il via libera il 2 luglio dal Consiglio regionale con modifiche sostanziali rispetto alla bozza originale licenziata dalla giunta, che prevedeva una graduale chiusura delle cave nell’area delle Alpi Apuane, dove si trova anche l’omonimo Parco regionale.

Direttore, che cosa pensa del Piano approvato dall’aula?
Speriamo sempre che ci siano modifiche. Insieme a tante cose condivisibili, per quanto riguarda le attività estrattive il documento parte secondo noi da una premessa sbagliata.

Quale?
La Regione sostiene che le cave siano una criticità. Noi partiamo invece dall’idea che le cave siano parte del paesaggio delle Apuane, considerando anche che occupano meno del 4% della superficie del Parco. Ogni anno, il check point di Carrara conta 50mila transiti di pullman turistici che vengono a vedere le cave, molti di più rispetto alle persone che visitanoil parco in sé. Non è stato riconosciuto il valore culturale della nostra attività: senza il marmo, non ci sarebbe la bellezza delle città toscane.

Nel Parco, denunciano gli ambientalisti, ci sono anche siti estrattivi oltre 1 1.200 metri. Sareste disponibili alla loro chiusura, per la salvaguardia dell’ambiente di alta quota?

E’ difficile per un’associazione come la nostra prendere una posizione univoca su questo. Ma non è certo per questo punto che critichiamo fortemente il Piano. Là dove si dicesse che l’attività estrattiva va a distruggere i crinali e in certe aree va interrotta, penso che nessuno potrebbe tirarsi indietro.

Ci sono state polemiche anche sugli aspetti occupazionali. Oggi quante persone lavorano nel settore del marmo?
In totale, nelle province di Lucca e Massa Carrara lavorano nelle cave 1.300 persone. Ma ampliando la prospettiva, si arriva a numeri molto più alti: nella provincia di Massa Carrara la filiera conta 6.000 persone e altrettante ne conta l’indotto. Nella provincia di Lucca, siamo a quota 2.000 nel settore e altre 1.000 nell’indotto.

E per quanto riguarda invece l’inquinamento causato dalla marmettola, la polvere di marmo?
Quando piove tanto, l’acqua dilava e si porta dietro la marmettola, che va a finire nei fiumi: non lo neghiamo. Studiare sistemi per limitarne l’impatto per noi non è un tabù. Per quanto riguarda l’inquinamento delle falde, pensiamo invece che gli ambientalisti esagerino o lo sopravvalutino: non c’è emergenza acqua, i nostri acquedotti grazie ai filtri funzionano benissimo.

Quali sono i punti del Piano su cui servono a vostro avviso i cambiamenti più urgenti?
Bisognerebbe prima di tutto, come dicevo prima, cambiare le premesse. Altro punto critico è l’aumento degli oneri burocratici, in alcuni casi giustamente, in altri no. Inoltre, c’è molta arbitrarietà nell’articolazione della legge, che è troppo complessa. Vogliamo regole chiare ed applicabili, mentre secondo quanto disposto dal Piano, molto dipenderà dal singolo funzionario che sarà chiamato a decidere. E servirebbe anche una maggiore flessibilità: on vogliamo opporci al corso della storia, ma non pensiamo sia giusto essere così rigidi.

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