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Piemonte, ghiacciai dimezzati negli ultimi 50 anni

Ghiacciaio del Belvedere, Monte Rosa (Photo: Levissima)
Ghiacciaio del Belvedere, Monte Rosa (Photo: Levissima)

MILANO — Dei circa 56 chilometri quadrati di ghiacciai presenti all’inizio degli anni ‘60, oggi in Piemonte ne sono rimasti la metà. Molti si sono ritirati, e venti sono addirittura scomparsi. Sono questi gli ultimi dati diffusi dagli studiosi dell’università di Milano che lavorano al Catasto dei ghiacciai insieme al comitato EvK2Cnr e al Comitato Glaciologico Italiano con il sostegno di Levissima, con l’obiettivo di pubblicare l’inventario entro il 2014. Dopo l’analisi dettagliata dei ghiacciai lombardi, gli scienziati hanno appena concluso il monitoraggio di quelli piemontesi, e i risultati non fanno ben sperare.

In particolare, nella tendenza generale del glacialismo piemontese è possibile distinguere due grandi sottoinsiemi di ghiacciai. Da una parte ci sono quelli situati nei gruppi montuosi più elevati: qui la riduzione della superficie è stata relativamente ridotta. Due esempi sono il Gran Paradiso e il Monte Rosa: quest’ultimo presenta in assoluto la riduzione più limitata (-37 %), da attribuire alla quota elevatissima e alla superficie media di partenza abbastanza estesa. Dall’altra parte, tuttavia, soprattutto della parte meridionale del Piemonte, dove ci sono ghiacciai più piccoli, si sono osservate riduzioni di maggiore portata. Un caso emblematico è il gruppo del Monviso, i cui versanti molto ripidi non hanno permesso lo sviluppo di vaste masse glaciali e la loro conservazione e si è passati infatti da 11 a 7 apparati.

A causa dell’aumento delle temperature, i ghiacciai non solo si sciolgono, ma si frammentano. E’ il caso del Bertà, dell’Albaron di Sea, del Carro Centrale nelle Graie Meridionali, e del Sabbione Nord nel gruppo Monte Leone-San Gottardo: tutti i casi in cui c’è stata una frammentazione in più apparati.

“La fase di regresso glaciale – spiega il Claudio Smiraglia, docente dell’università degli Studi di Milano, che coordina il progetto di ricerca – è più accentuata nei settori meridionali del Piemonte, come le Marittime e il Monviso, dove condizioni altimetriche, climatiche e morfologiche non favoriscono la conservazione dei ghiacciai. Questa regione è inoltre caratterizzata da un’intensa copertura detritica superficiale – fenomeno che vede vaste placche di ghiaccio coperte dai detriti – e ciò ne ha reso più complicato lo studio, nonché il confronto con i catasti precedenti”.

Uno degli esempi maggiori e più conosciuti dei “ghiacciai neri” a causa dei detriti è il Belvedere, sul Monte Rosa, che rappresenta anche il più esteso ghiacciaio piemontese. Un fenomeno dovuto, spiega ancora Smiraglia, a “un incremento delle cadute di sassi dalle pareti rocciose. Stanno infatti aumentando i cicli gelo-disgelo, e lo zero termico sale a quote sempre più alte. La transizione dei ghiacciai da bianchi a neri è un fenomeno che sta verificandosi su gran parte dei ghiacciai del mondo”.

Nell’ambito del progetto del nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani, nato nel 2012 e destinato a chiudersi l’anno prossimo, è stata già monitorata anche la Lombardia, regione che ospita i più vasti ghiacciai nazionali. Qui negli ultimi 50 anni il numero di ghiacciai è aumentato, da 167 a 209, a causa di numerose frammentazioni, ma la superficie totale si è ridotta del 23%, passando dai 115 chilometri quadrati degli anni ‘50, agli 89 attuali.

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