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I soldi, le carenze nella comunicazione, la RAI. Antonio Montani racconta la storia della spedizione K2-70

Venerdì 23 agosto ad Auronzo, discutendo con Alessandro Filippini e Luca Calvi, il presidente generale del CAI ha ricostruito la storia della spedizione appena conclusa

Le cifre, le opinioni, un po’ di “dietro le quinte” più o meno succosi. L’incontro che si è tenuto venerdì 23 ad Auronzo di Cadore, nel quale il presidente generale del CAI Antonio Montani si è confrontato con il giornalista Alessandro Filippini, si è svolto in maniera cordiale, e ha avuto un indubbio successo.

Grazie ai due protagonisti, e grazie a Luca Calvi che ha moderato l’incontro, gli italiani che si occupano di alpinismo, che siano o meno soci del Club Alpino, oggi hanno le idee più chiare di quello che è successo tra la fine di giugno e i primi di agosto sul ghiacciaio Baltoro, al campo-base e sullo Sperone Abruzzi del K2.

Molti e importanti anche i chiarimenti sulla nascita della spedizione, sul suo budget, sui rapporti del CAI con il Ministero del Turismo e con la RAI, che ha inviato in Pakistan una troupe per raccontare la spedizione. “Montani è stato cortese, ha sciorinato numeri, alla fine erano contenti tutti e due”, ha commentato Calvi dopo essere sceso dal palco.

L‘incontro di venerdì ad Auronzo, inserito nella rassegna AlTre Storie sotto le Cime ideata e condotta da Calvi, era previsto da tempo. Alessandro Filippini doveva parlare sul tema “K2, il Grande Innocente. La Montagna degli Italiani tra storia, miti e propaganda”. Qualche giorno prima, il presidente Montani ha chiesto di partecipare all’evento, “per fare chiarezza su tutti gli aspetti relativi alla spedizione”. Naturalmente è stato accolto a braccia aperte.

Nella prima parte della serata, dedicata alla storia del K2, Filippini ha parlato del Duca degli Abruzzi e Ardito Desio, delle spedizioni americane dirette da Houston e Wiessner, dell’ascensione di Lacedelli e Compagnoni nel 1954, del terribile bivacco di Walter Bonatti e di Mahdi e delle polemiche che ne sono seguite.

Il giornalista milanese, che segue l’alpinismo extraeuropeo da decenni, si è scagliato contro la cordata di vetta del 1954, ha difeso Bonatti, l’alpinista altoatesino Erich Abram e il cameraman Mario Fantin al quale è stata negata la regia del film ufficiale della spedizione. E ha negato, provocando qualche reazione nel pubblico, che il K2 sia mai stato “la montagna degli italiani” di cui spesso si parla.

All’inizio della seconda parte, dedicata alla spedizione delle scorse settimane, Alessandro Filippini è partito all’attacco. Secondo lui K2-70 è stata una spedizione “anacronistica”, “maschilista, perché partecipata e condotta da uomini”, “neocolonialista, perché tre delle quattro donne pakistane erano inadeguate per tentare il K2”. L’accusa più grave, per lui, è che l’impresa sia stata “pagata con i soldi dei contribuenti, mentre i soldi pubblici non vanno spesi per una cosa così”.

Antonio Montani ha replicato punto per punto. Secondo lui l’idea di K2-70 è stata di Agostino Da Polenza, che circa un anno fa ha invitato il presidente del CAI a Bergamo e gli ha detto “vorrei fare una spedizione femminile, ha scelto le alpiniste (solo Federica Mingolla è stata indicata e convinta da Montani) e ha curato i preparativi dall’inizio”.

Interessanti e importanti anche le informazioni sul costo e sul budget della spedizione. Antonio Montani ha spiegato che “K2-70 è costata 390.000 euro, pari all’1,6% del bilancio 2024 del CAI, che è di circa 23 milioni di euro. Vanno aggiunti i 75.000 euro del contributo pagato del Club Alpino alla RAI, per la produzione di un documentario, girato da Massimiliano Ossini e dalla sua troupe, dal costo totale di 440.000 euro”.

In casi come questi le cifre vanno confrontate e spiegate, e Montani lo ha fatto. Il Club Alpino Italiano riceve dal Ministero del Turismo 10 milioni di euro all’anno, di questi 4 vanno al Soccorso Alpino e uno serve al funzionamento del CAI. Restano 5 milioni, sulla cui destinazione il CAI e il Ministero si confrontano. Nel 2024, 600.000 euro sono stati destinati ai sentieri, 500.000 al Sentiero Italia, 500.000 al sistema di soccorso GeoResQ, 400.000 agli studi sul permafrost compiuti dall’Università di Torino e dal Politecnico di Milano.

Oltre ai 390.000 euro per la spedizione K2-70, abbiamo dedicato all’alpinismo in Karakorum due contributi da 60.000 euro ciascuno per le altre spedizioni al K2 (del CAI di Biella e dei lombardi Secchi e Majori), e uno da 13.000 euro a Matteo De Zaiacomo e a Chiara Gusmeroli per la spedizione nella Nangma Valley. Riguardano il Pakistan anche 30.000 euro per completare il Centro Cristina Castagna, e 18.000 per la mostra su Mario Fantin”.

“Queste ultime spese, insieme alla scelta di coinvolgere le alpiniste pakistane – ha proseguito il presidente generale del CAI – ci hanno permesso di avviare dei progetti importanti, per i prossimi anni, con l’AICS, l’agenzia del Ministero degli Esteri che coordina la Cooperazione italiana. La collaborazione con la RAI proseguirà con degli spazi che il Club Alpino avrà a Uno Mattina. E’ importante perché il CAI deve parlare a tutti, e non solo agli alpinisti”.

Le perplessità sulla comunicazione

L’altro tema all’ordine del giorno è stata la cattiva comunicazione. “Perché Anna Torretta ha raccontato solo al ritorno di essere salita al Memorial Gilkey a portare una targa per Mario Puchoz? Perché al campo-base non è stato celebrato il 31 luglio, anniversario dell’ascensione del 1954? E’ sembrato che ci fosse una censura sulla comunicazione delle alpiniste dal campo base” ha chiesto Filippini.

Se i comunicatori non hanno notizie non comunicano gli ha risposto il presidente Montani. Secondo lui la colpa è stata del provider, che “si è fatto pagare 20.000 euro per il servizio, ma ha venduto più banda di quella che aveva a disposizione. Pensiamo di fare causa per recuperare quei soldi, ma l’azienda ha sede a Dubai, e quindi non sarà facile”.

Nei giorni scorsi, a spedizione finita, il presidente ha “detto alle alpiniste che possono raccontare quel che vogliono”, perché “non siamo ai tempi di Desio”. “Per me la spedizione non è stata un fallimento ma un successo” ha concluso Montani. Un punto condiviso dal presentatore Luca Calvi e anche da Alessandro Filippini, al quale nella sceneggiatura era toccato il ruolo del cattivo.

Un bilancio? Quella di Auronzo è stata una serata importante, e certamente positiva per l’immagine di K2-70 e del CAI. Non ci sembra simpatica, però, la tendenza di tutti e tre i relatori a scaricare le colpe sul grande assente della serata, e cioè su Agostino Da Polenza, che qualche settimana fa ci aveva raccontato la sua versione.

“Certi trionfalismi di Da Polenza hanno ricordato Desio” ha esordito Luca Calvi. “Ci sono stati scambi accesi con Agostino, ma era chiaro che lì comandava lui” ha aggiunto Montani. Filippini, il più duro dei tre, si è fatto scappare due battutacce su Da Polenza che “ha pubblicato un messaggio che faceva paura” durante il soccorso a Marco Majori, e che in passato “ha mandato elicotteri per dei soccorsi che non servivano sul Nanga Parbat”.

Il 30 agosto, sempre ad Auronzo di Cadore, sarà di scena Federica Mingolla, una delle quattro alpiniste italiane appena tornate dal Pakistan, che racconterà a Luca Calvi e al pubblico la sua esperienza sulla seconda montagna della Terra. Il racconto di K2-70 prosegue, e potrebbe riservare altre sorprese.

Le registrazioni audio della serata che abbiamo ricevuto sono state effettuare da Luigi Tassi.

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