Alpinismo

Matteo De Zaiacomo e Chiara Gusmeroli nella Nangma Valley, lo Yosemite del Karakorum

I due fortissimi arrampicatori hanno nel mirino alcune big wall di granito poco blasonate ma dalle difficoltà molto sostenute

Ormai agli sgoccioli la stagione degli 8000 pakistani, nel paese asiatico ci sono ancora molte possibilità per l’arrampicata sulle big wall a quote inferiori, in particolare nella Nangma Valley, tra i 4000 e i 6000 metri di quota. Matteo De Zaiacomo e Chiara Gusmeroli sono partiti alla volta proprio di queste pareti, che molti definiscono lo Yosemite del Karakorum, per la loro tecnicità. De Zaiacomo è una delle punte di diamante dell’arrampicata su big wall italiana: ha all’attivo l’apertura di una nuova via sul Cerro Torre con Matteo Della Bordella e David Bacci e molte altre imprese di difficoltà. Insieme, lui e Gusmeroli hanno recentemente ripetuto Afanasieff, sul Fitz Roy. 

“Sono tra le più belle guglie di granito che abbiamo mai visto, anche se solo in foto”, hanno dichiarato prima della partenza, “non vediamo l’ora di osservarle dal vivo”. I due intendono trascorrere 25 giorni tra le montagne del Karakorum, e si sono prefissati tre obiettivi, da raggiungere, in clean climbing, senza corde fisse e spit: lo Shingu Charpa (5980 m), il Drifika (6447 m) e l’Amin Brakk (5850 m). Quest’ultima cima è stata scalata per la prima volta da Silvia Vidal, Pep Masip e Miguel Puigdomenech nel 1999. I tre hanno trascorso 30 giorni in parete, salendo una linea di 1650 metri al centro della parete Ovest. La via ha poi preso il nome Sol Solet.

Sullo Shingu Charpa, i due intendono dedicarsi a una cresta verticale inviolata di 1600 metri, che descrivono come uno dei progetti più ambiziosi della valle. “È una delle scalate più estetiche immaginabili”. 

La speranza è di riuscire a scalare almeno uno di questi, e di aprire alcune vie brevi sulle pareti della valle nelle finestre di bel tempo più brevi. “Il vantaggio di questa valle è che offre la possibilità di adattare il progetto alle condizioni. Se è troppo secco per l’arrampicata su misto, le possibilità su roccia sono quasi infinite, e viceversa in caso di neve”, hanno spiegato i due alpinisti. 

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