Alpinismo

61 anni di Simon Yates: scalatore eccelso e calamita di disavventure

Per l’alpinista britannico, noto al grande pubblico per l’epopea del Siula Grande e il taglio della corda cui era rimasto appeso Joe Simpson, le sfortune non finiscono mai. Soprattutto quando viene in Italia

L’alpinista con cui più ho legato e con il quale ho più esperienze da condividere è senza dubbio Simon Yates, il grande scalatore britannico noto al grande pubblico per l’epopea del Siula Grande e il taglio della corda cui era rimasto appeso Joe Simpson, con una storia diventata poi famosa grazie al film La Morte Sospesa.

A differenza di Joe, che fin da subito ha deciso di dedicarsi al racconto di quella sua grande avventura e alle conferenze motivazionali, per Simon quell’esperienza è rimasta tale. Importante, certo, ma non tale da precludere la continuazione del suo percorso di alpinista ed esploratore.

Poco dopo l’uscita del suo primo libro da me tradotto, l’editore Andrea Gaddi mi aveva chiesto di contattare Simon per farlo venire in Italia per una conferenza su invito di Fabio Palma, allora presidente dei Ragni di Lecco. Per motivi a tutt’oggi ancora ignoti il tutto salta e viene rinviato a data da destinarsi. Di questo rinvio vengono avvisati tutti, ad eccezione di Simon.

È così che un sabato mattina di maggio del 2012 mentre assieme a mia moglie sono a Castell’Arquato, nel Piacentino, squilla il telefonino. Osservo il numero, vedo il prefisso del Regno Unito. Suppongo che sia per lavoro e a mala voglia ascolto:

“Ciao Luca sono Jane, la moglie di Simon Yates.”

“Ciao Jane, felicissimo di sentirti! Va tutto bene?”

“Sì, sì Luca, tutto bene. Simon però è all’aeroporto di Bergamo e non ha trovato nessuno, non sa dove deve andare…”.

Ometto le modalità per spiegare a Simon come arrivare alla Stazione Centrale di Milano da Orio al Serio, ma soprattutto ometto il racconto (per quanto credo sia ormai in prescrizione) sul rientro a Milano in tempistiche da Formula Uno.

Comunque sia, non so con l’aiuto di quanti santi protettori nemici delle pattuglie della Stradale riesco ad arrivare al piazzale a lato della Stazione proprio mentre Simon è appena sceso.

Jane, che nel frattempo ho tranquillizzato, mi racconta, ridendo, che Simon, come peraltro si evince subito anche dai suoi libri, sia come Paperino, uno al quale se può capitare qualcosa è garantito che accada, ma, per quanto gli capiti di tutto, il lieto fine è sempre assicurato e generalmente segnato da risate e bevute memorabili.

Quella che segue a casa nostra, in effetti, è una mangiata condita da bevuta “da non dimenticare”. Celebriamo così il suo compleanno, decidendo per il giorno successivo di andare a festeggiare con un giro in Grigna.

La mattina successiva saliamo al rifugio Rosalba. La giornata è di quelle giuste e ci regala scorci di rara bellezza sul Lario e sulle innumerevoli, dantesche guglie che rendono unico il microclima di quell’area montuosa. Al rifugio viene ovviamente riconosciuto, cosa che gli fa piacere, ma la sua timidezza viene rivelata dalle differenti tonalità di rosso assunte dalle sue orecchie.

Ripartiamo allegri e carichi per Milano. È però pomeriggio tardo di domenica, il traffico di ritorno verso la città è sostenuto, in più in quel periodo stanno sistemando la viabilità e la Milano-Lecco nella zona di Monza diventa una gimkana. Le auto sono ferme al semaforo. Rallento e mi fermo. Purtroppo altrettanto non fa la vettura dietro di noi, che entra così nel bagagliaio della mia utilitaria rendendola quasi un rottame. Il brusco colpo in avanti e il conseguente colpo di frusta subito da me e da Simon viene fortunatamente attutito da cinture e poggiatesta. Mi giro subito verso Simon per vedere come sta. A parte gli occhi un po’ sbarrati ed una serie di colorite espressioni che gli escono dalla bocca, non lo sento lamentarsi e non mi pare dolorante.

Scendo con un forte dolore al collo e chiedo all’autista del veicolo che mi ha urtato come faccia abitualmente a fermarsi quando non ci sono io. La Polizia Stradale arriva alla velocità della luce seguita dalle ambulanze, e noi finiamo al San Gerardo, nosocomio di Monza, dal quale usciamo ambedue con un collare per il colpo di frusta. Come spesso avviene, nelle disavventure si cementano le amicizie.

Qualche tempo dopo, un po’ infastidito per non essere ancora riuscito a fare una presentazione del libro con Simon e certo di aver ormai pagato il mio tributo alla sfortuna disneyana che pare portarsi dietro, riesco ad organizzare tramite amici bergamaschi una serata in quel di Nembro, piccolo centro alle porte di Bergamo dalla grande tradizione alpinistica e arrampicatoria.

Di lì a poco, la mia mia certezza di aver pagato interamente il tributo di cui sopra viene meno.

Il giorno in cui è previsto l’arrivo Simon mi telefona per dirmi che si sta recando all’aeroporto di Heathrow a prendere l’aereo per Bergamo-Orio al Serio e lo rassicuro dicendogli che sarei andato a prenderlo personalmente.

Per strada, però, improvvisamente e incomprensibilmente la mia fedele utilitaria decide di bloccarsi e di piantarsi lì dov’è, peggio di un mulo alpino d’altri tempi. Chiamiamo il carro attrezzi, il meccanico non mi sa dare una spiegazione.

A quel punto, tra un richiamo e l’altro a differenti immagini della natura divina sub altera specie, inizio ad organizzarmi per riuscire a prendere un’auto a noleggio.

Mentre sono in queste faccende affaccendato, arriva una prima telefonata di Simon:

“Luca, ci hanno spostato il volo e cambiato l’aeroporto d’arrivo…” Fortunatamente è Linate e non Malpensa. Chiamo a Bergamo e dico di lasciar stare, arriviamo da Milano quindi lo recuperiamo noi. Ma ecco un’altra telefonata da parte di Simon: “Luca, non si capisce nulla, non so cosa sia successo, qui a Heathrow c’è stato un black out spaventoso, hanno cancellato tutti i voli in arrivo e in partenza”.

Una situazione eccezionale, mai verificatasi prima nel noto aeroporto londinese. Per stemperare la tensione gli dico: “Se non avevi voglia di venire in Italia bastava dirlo, non occorreva scatenare questo putiferio”.

Laconico il commento di Jane, da me chiamata visto che nel frattempo a Simon si era pure scaricato il cellulare: “Luca, te l’avevo detto. Se può capitare qualcosa, è matematico che accada a Simon. Adesso però avete ormai sperimentato tutte le declinazioni della sfortuna. Ora dovrebbe bastare!”

Una settimana dopo, dunque, Simon arriva senza intoppi e, in splendida forma, racconta le sue esplorazioni della Patagonia, della Terra del Fuoco e dell’Alaska.

Le peripezie disneyane di Simon, sembrano terminare definitivamente al Trento Film Festival dove, prima di iniziare la serata, decidiamo ad ogni buon conto di mettere in atto un’operazione preventiva sanificandoci ambedue la gola con bottiglie di prosecco in modo tale da poterci presentare sul palco idratati e ben disinfettati.

Dopo 12 anni di frequentazione, di chiacchiere, di dialoghi seri e semiseri, di gossip alpinistico ad alto livello, svariate traduzioni sul palco e ancor più svariati incontri anche a livello di famiglie, quando nel 2021 ho tradotto Selvaggio Dentro, il suo ultimo libro, ad interporsi tra noi ed il nostro giusto festeggiare ecco il Covid.

Poi arriva il 2023: per Simon è prevista la partecipazione alla Rassegna di Auronzo di Cadore “AlTre Storie sotto le Cime” e si presenta a casa mia con il figlio Lewis un paio di giorni prima della data prevista. Lo guardiamo… È appena tornato da una spedizione con Mick Fowler ed è magro ed emaciatissimo. Lo costringo a parlare e vengo a sapere che solo 10 giorni prima dopo un volo particolarmente disastroso è riuscito a scendere con sette costole rotte e tre vertebre incrinate con un’epopea degna solo… di un Simon Yates! Lo guardo e gli chiedo perché diamine non me le avesse detto al telefono che gli avrei spostato la serata. Risposta: “Ma sei matto? Non ci pensavo proprio a rischiare di perdermi le mangiate e soprattutto le bevute curative!!!”. Il giorno dopo la serata, poi, ha voluto fare un giro negli Spalti di Toro e due giorni dopo in Val Travenanzes.

Ecco, questo è Simon Yates, epigono di un alpinismo britannico dal profilo basso ma dalla qualità altissima. Buon compleanno, amico mio!

Approfondimenti:

  1. Yates La fiamma dell’avventura, Alpine Studio 2011
  2. Yates Selvaggio dentro, Priuli e Verlucca 2021

Su Simon Yates v. anche il capitolo dedicatogli in L. Calvi, Lost in Translation, Edizioni del Gran Sasso, Roma, 2023.

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close