Alpinismo

Everest, è uno tsunami di ascensioni. Code, nuovi record, morti (pochi) e una tragedia scampata

Nei primi due giorni della settimana, grazie al bel tempo, sono arrivati sugli 8848 metri dell’Everest almeno 160 tra guide e clienti. Altri li seguiranno nei prossimi giorni. Nirmal Purja investito dalle polemiche

Bel tempo, un vento che non dà troppo fastidio, un’ottima pista battuta, le corde fisse che salgono fino agli 8848 metri della vetta. Tra pochi giorni, il 29 maggio, saranno passati settantun anni dalla storica vittoria di Edmund Hillary e di Tenzing Norgay, e le difficoltà e la solitudine incontrate dai pionieri sono ormai un ricordo lontano. 

Nella prima finestra di bel tempo della stagione, tra l’11 e il 12 maggio, la vetta più alta della Terra è stata raggiunta per la via normale nepalese da un centinaio di persone, tra clienti delle spedizioni commerciali e guide che li hanno accompagnati lassù. 

Come abbiamo già raccontato, Kami Rita Sherpa ha migliorato il suo record raggiungendo le 29 ascensioni alla cima. La guida inglese Kenton Cool, con le sue 18 vittorie, ha rafforzato il suo primato tra gli alpinisti che non hanno il passaporto del Nepal.    

Nei giorni successivi il vento si è rafforzato, l’Everest è stato investito dal maltempo, e i tentativi si sono ridotti. Poi il meteo è migliorato e le ascensioni sono riprese. Secondo Khimlal Gautam, responsabile dell’Expedition Monitoring and Facilitation Field Office, che tiene d’occhio ciò che accade dal campo-base sul ghiacciaio del Khumbu, tra lunedì e martedì “circa 160 alpinisti” hanno tentato la cima dal Colle Sud. Altri sono in attesa del loro turno. “Ho sempre scritto di “ondate di vetta”, ma in questi giorni assistiamo a dei veri e propri tsunami” ha commentato il blogger Alan Arnette. 

Martedì 21 maggio hanno annunciato il successo dei loro team l’agenzia Imagine Nepal di Mingma Gelje Sherpa, Mingma G. sui social, che ha portato sulla cima 14 clienti stranieri (in larga maggioranza cinesi) accompagnati da 18 guide nepalesi. Numeri analoghi per la Pioneer Adventures, che ha condotto sull’Everest 15 clienti in maggioranza indiani e cinesi. A guidare la spedizione l’americano David Charles Fathalikhani, non è noto il numero esatto degli Sherpa. 

Tra le agenzie straniere, l’austriaca Furtenbach Adventures ha annunciato l’arrivo sulla cima del suo secondo team salito dal Nepal. “Intanto la nostra terza squadra è arrivata al Campo IV sul Colle Sud, e il nostro team dal versante del Tibet ha raggiunto i 7700 metri del Campo II” ha annunciato l’agenzia tirolese. 

L’americana Madison Mountaineering segue a ruota, perché le sue guide e i suoi clienti hanno raggiunto martedì i 7900 metri del Colle Sud. Se non ci saranno imprevisti anche loro, all’alba di mercoledì 22 maggio, toccheranno gli 8848 metri della cima. Per molte agenzie il rapporto tra guide e clienti è stato di 1,1 o 1,2:1. I 5 clienti di Climbing the Seven Summits, invece, sono stati accompagnati da ben 14 Sherpa, con un rapporto di 2,8:1. 

Vari alpinisti, quasi tutti provenienti dall’Asia, hanno stabilito dei piccoli o grandi record. Jigme Pelden Dorji, tenente dell’esercito, è diventato martedì il primo alpinista del Bhutan a raggiungere la cima dell’Everest. E’ salito con il gruppo di Pioneer Adventure, quando tornerà a casa verrà accolto con tutti gli onori dalla regina del suo Paese.

Sirbaz Khan, pakistano di Hunza, è stato l’unico alpinista del gruppo di Imagine Nepal a raggiungere la vetta senza ossigeno in bombola. C’era già arrivato qualche anno fa utilizzando un respiratore, questa ascensione lo ha portato a 11 “ottomila” raggiunti senza ossigeno supplementare. Sirbaz Khan, come il vicentino Mario Vielmo, è uno dei numerosi alpinisti che attendono il permesso dalle autorità cinesi per tentare anche lo Shisha Pangma.

Sorprendente il record stabilito da Dawa Finjok Sherpa, guida di Seven Summit Treks, che il 20 maggio ha raggiunto per la terza volta in pochi giorni la vetta dell’Everest, nel tempo totale di 8 giorni, 13 ore e 35 minuti. Nei prossimi giorni Dawa Finjok tenterà di salire per la quarta volta. 

Pochi fino a oggi (ma qui uno scongiuro è d’obbligo) gli incidenti mortali. Lunedì mattina un alpinista romeno, Gabriel Viorel Tabara, cliente dell’agenzia Makalu Adventure, è stato trovato senza vita nella sua tenda al campo III, sulla parete del Lhotse. Nei giorni scorsi la 8K Expeditions ha confermato la morte dei mongoli Usukhjargal Tsedendamba e Purevsuren Lkhagvajav, clienti dell’agenzia, che hanno scelto di salire in vetta senza essere accompagnati da Sherpa. I loro corpi sono stati trovati poco sotto la Cima Sud, le foto dei loro cellulari hanno dimostrato che i due hanno raggiunto la cima e hanno usato bombole e respiratori. 

E’ andata bene, invece, a quattro Sherpa che attendevano il loro turno per salire l’Hillary Step, il salto verticale che precede la cima, e che a causa del crollo di una cornice sono caduti per 10-15 metri sul versante del Tibet. Erano agganciati alla corda fissa, questa ha tenuto, e i quattro (tra loro Pasang Sherpa di Summit Force, e Pastenji Sherpa di 8K Expeditions) sono tornati al Colle Sud senza danni. 

Nirmal Purja investito dalle polemiche per l’uso (presunto) dell’elicottero

E’ capitata una disavventura diversa a Nirmal Purja, star dell’alpinismo nepalese e titolare della Elite Expeditions. Secondo il quotidiano nepalese Himalayan Times e il sito ExplorersWeb.com, il popolarissimo Nimsdai avrebbe violato varie regole del regolamento che le agenzie si impegnano a rispettare sull’Everest.
Secondo alcuni testimoni, alcuni clienti di Elite Exped, che avevano un permesso per tentare il Lingtren, 6713 metri, sono stati scoperti al campo III dell’Everest. Nirmal Purja, invece, avrebbe raggiunto in elicottero il campo II, violando la norma che impone di non salire oltre il campo-base in questo modo.
E’ vero o no? Nimsdai nega che tutto ciò sia accaduto, la Civil Aviation Authority del Nepal e l’Expedition Monitoring and Facilitation Field Office stanno facendo le loro verifiche. Thaneswar Guragai, portavoce di Seven Summit Treks, la più importante agenzia nepalese, ha dichiarato ai media che “è normale per le agenzie avere dei permessi condivisi”, e che l’equivoco è nato da questo.

Se si considera che un permesso per il Lingtren costa 400 dollari ad alpinista, mentre il prezzo per l’Everest è di 11.000 dollari (e nel 2025 salirà a 15.000), l’idea che qualcuno possa avere voglia di barare è plausibile. E’ certo, però, che nei giorni scorsi Nirmal Purja ha rischiato la vita per riportare a valle i corpi di Mingmar Sherpa e di Anna Gutu, clienti di Elite Exped uccisi da una valanga (e da una competizione esasperata) sullo Shisha Pangma lo scorso autunno. 

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close