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Dossena, il paese bergamasco ostaggio di una frana

Due milioni e mezzo di metri cubi di terra scivolano, lentamente, portando con sé parte dell’abitato della Valle Brembana. Non c’è, sembra, pericolo immediato. L’opera di ARPA e il parere dei geologi

Le frane, in Lombardia sono oltre 100mila (dati Ispra), e dal 2013 quelle definite “grandi frane” sono tenute sotto osservazione dal Centro di Monitoraggio geologico di ARPA Lombardia. Le “grandi frane” sono 45 e per dimensioni, struttura, collocazione vengono attenzionate e poste sotto controllo perché non stabilizzabili con interventi strutturali troppo costosi se non addirittura antieconomici.

L’unica soluzione praticabile, quindi, è monitorarle ed in caso di alert significativi mettere in salvo la popolazione con piani di evacuazione studiati precedentemente con la Protezione Civile. Tra le frane attenzionate da ARPA Lombardia, c’è quella che riguarda l’abitato di Dossena, in Valle Brembana, il cui centro urbano è costruito su un fronte franoso.

Per saperne di più abbiamo interpellato Luca Dei Cas, responsabile del Centro di Monitoraggio geologico di ARPA Lombardia.

Partiamo dall’inizio, ARPA come monitora le “grandi frane”?

“ARPA si occupa del controllo dei principali dissesti nel territorio regionale, tramite sistemi di monitoraggio geologico e geotecnico dal 2013 e lo fa tramite l’utilizzo di alta tecnologia. Si studia la storia di ogni frana, il suo movimento, lo spostamento “ordinario”, la velocità media con la quale scivola, quale parte si muove di più, la stratigrafia, il versante. Partendo da  questi dati vengono costruite modellazioni all’equilibrio limite in modo da determinare, ad esempio, quando la velocità di spostamento raggiunge un livello tale da far presagire il distacco.

Tutto questo avviene tramite sensori che trasmettono i dati in tempo reale così da avere sotto controllo, 24 ore su 24, l’andamento del fenomeno. I sensori sono posizionati a diverse profondità nel terreno per misurare lo scivolamento ma anche l’eventuale innalzamento delle falde acquifere, principale motivo di distacco delle frane. Stazioni topografiche o di rilevamento radar sono poste di fronte alla frana che puntano dei bersagli di riferimento e inviano dati sull’entità dello scivolamento”.

Quanti dati ricevete all’anno e chi li controlla?

“In Lombardia riceviamo 27 milioni di dati l’anno dalle frane che monitoriamo, di questi oltre 1.100.000 arrivano da Dossena. I dati ricevuti dal centro di monitoraggio di ARPA vengono analizzati e classificati con algoritmi preimpostati che classificano lo scivolamento del fronte franoso in una scala di colori che va dal verde, al giallo, al rosso – il più pericoloso – che vengono immediatamente attenzionati dai geologi di ARPA, operativi 24 ore su 24 ogni giorno dell’anno. Nel caso in cui venga ritenuto necessario viene allertata la Protezione civile che a sua volta mette in opera il piano di evacuazione così da salvaguardare la popolazione interessata e mettere in salvo, dove è possibile, opere d’arte presenti in loco”.

Quali sono le frane monitorate da ARPA nella provincia di Bergamo?

“Le frane attenzionate nel Bergamasco sono 5: la frana di Dossena; il Pizzo, uno sperone roccioso al di sopra del Comune di Branzi; la frana nella frazione di Pagafone nel comune di Fuipiano; la frana di Tavernola Bergamasca e la frana di Tezzi nel comune di Gandellino.”

La frana di Dossena si trova sotto una parte del centro abitato. Come si muove?

“Innanzitutto va detto che la frana di Dossena è definita “lenta” perché il suo movimento è di circa 1 centimetro all’anno. La definizione “lenta” deriva dalla classificazione Cruden & Varnes che definisce, appunto, lenta una frana il cui movimento è inferiore a 16 millimetri l’anno. Ha un movimento strettamente legato all’innalzamento della falda acquifera nel terreno. Questo significa che maggiore è la presenza di acqua nel versante più la frana tende ad accelerare.

È qui che abbiamo un primo alert inviato dai sensori piezometrici (il piezometro è uno strumento che in idrogeologia è utilizzato per calcolare la pressione interstiziale dell’acqua all’interno di una falda sotterranea – n.d.r.). Per questo motivo, nella frana di Dossena ci sono strumenti che servono a drenare l’acqua così da abbassare il rischio di maggiore scivolamento del fronte franoso che interessa metà del centro abitato”.

Quanti sensori monitorano la frana di Dossena?

“Sulla frana di Dossena abbiamo oltre 30 sensori tra quelli in profondità e quelli in superficie, inoltre, in questo caso, essendo parte del centro abitato costruito sul fronte franoso, abbiamo anche una scansione effettuata con l’interferometria, un radar da terra che analizza l’intero abitato. Abbiamo, quindi, dei dati, diciamo, fisici che ci arrivano dai trenta sensori e dati virtuali che arrivano dall’interferometro”.

Esiste la possibilità che la frana di Dossena si stacchi e cada portando con sé il centro abitato?

“Questa frana si muove molto lentamente e negli ultimi 20 anni il suo scivolamento è passato da 3 a circa 1 centimetro l’anno non facendo, quindi, presumere un distacco nel medio periodo. Ma con i fenomeni naturali non si possono fare previsioni super precise.”.

Tenete monitorato anche il movimento degli edifici dell’abitato di Dossena?

“I sensori che abbiamo posizionato su strutture civili servono, come ci è richiesto da Regione Lombardia, a tenere monitorato l’intero centro abitato perché, come dicevo, l’abitato di Dossena è stato edificato sull’area di frana (prima di avere contezza di quanto accadeva nel sottosuolo). Il controllo del singolo edificio, invece, è in capo al proprietario o in caso di strutture pubbliche coinvolte, come il cimitero o il Municipio, il controllo spetta agli organi dell’amministrazione.

Questo anche perché per poter fare da parte nostra un monitoraggio accurato si deve conoscere come l’edificio sia stato costruito, quali le fondamenta, i materiali utilizzati. È, quindi, responsabilità del singolo rendere la costruzione strutturalmente compatibile con i movimenti che avvengono nel sottosuolo, a una profondità di oltre 20 metri dove si trova la cosiddetta superficie di scivolamento”.

La popolazione di Dossena non ha paura, dice Gian Marco Orlandi il geologo che più di tutti segue la frana

Dossena, 880 abitanti, ha più della metà del suo centro abitato costruito sulla porzione di terra che, seppur, lentamente sta scivolando. Cosa fanno i geologi? Come vivono la questione gli abitanti? Lo abbiamo chiesto a Gian Marco Orlandi, geologo incaricato della frana di Dossena.

“Quando ho iniziato a lavorare sulla frana di Dossena, intorno alla metà degli anni ’90, il fenomeno era già noto alla popolazione da qualche tempo sebbene non ci fossero ancora le perimetrazioni ufficiali che sarebbero arrivate qualche anno dopo”, esordisce Orlandi. “Chi era sul territorio aveva la percezione che ci fosse una situazione di lenta instabilità soprattutto osservando strutturalmente edifici come il cimitero che già all’epoca era fortemente lesionato.

Lo sviluppo degli studi sulla frana di Dossena è contestuale all’emanazione del Decreto Sarno, poi Legge n. 267 del 3 agosto 1998, che ha lo scopo di individuare i siti più a rischio per il tipo di fenomeno  e allo steso tempo vieta nuove costruzioni e  mette a disposizione risorse per intervenire nella mitigazione del rischio.

Dossena rientra da subito nell’elenco dei luoghi a rischio e pertanto si procede a una prima perimetrazione dell’area basata su elementi geologici, morfologici e sul grado di danneggiamento degli edifici. I primi interventi vennero gestiti dall’allora Genio civile di Bergamo che fu lungimirante perché oltre a mitigare il rischio con opere di consolidamento sugli edifici maggiormente lesionati, come il cimitero e la palestra, intervenne con opere di drenaggio profondo. Di fatto si trattava degli antenati degli attuali sistemi di monitoraggio”.

Quanto è grande la frana di Dossena e cosa si è fatto e si sta facendo per rallentarla?

“La frana di Dossena è una frana lenta e complessa perché può avere dei movimenti in alcuni punti puramente di scivolamento e in altri di rotazione. Si tratta di circa 20 ettari che si muovono a una profondità media tra i 15 e i 20 metri, ciò significa che ha un volume di materiali in movimento di circa due milioni e mezzo di metri cubi. Per questo, non è quindi possibile pensare ad un intervento strutturale significativo considerato che il fronte non si muove tutto contemporaneamente e allo stesso modo così come l’acqua che si trova nel sottosuolo non è tutta allo stesso livello.

Ciò che è stato fatto riguarda la rete che raccoglie le acque, bianche e meteoriche, che vengono canalizzate e scaricate al di fuori dell’area franosa, oltre ad opere di rinforzo e consolidamento sugli edifici preesistenti che, indirettamente, vanno a rinforzare anche il sottosuolo rallentando così lo scivolamento. Altro importante intervento fatto a Dossena è stata la palificazione: sono stati praticati dei buchi a 12-15 metri di profondità all’interno dei quali sono state fatte delle gettate che sono diventate un rinforzo per l’edificio il quale a questo punto gode di un appoggio profondo oltre ad avere nel sottosuolo una sorta di grande contrafforte che tende a rallentare la frana”.

A Dossena è stato installato anche un sistema radar…

“Esatto, è stato posizionato un radar nella frazione di Valborgo, situata di fronte all’abitato di Dossena, che si occupa di mappare le strutture “riflettenti”, ovvero gli edifici del paese, misurando con altissima precisione l’avvicinamento di queste strutture rispetto al radar dando, così, dei dati puntuali di spostamento delle singole infrastrutture”.

Come è cambiato l’andamento della frana negli anni?

“Ciò che sappiamo, però, è che da quando questo dissesto è monitorato non si hanno segnali di accelerazioni particolari, anzi, dai dati in nostro possesso si è visto che la frana ha subito un rallentamento. I primi anni, infatti, i movimenti erano spesso tra i 2 e i 3 centimetri annui mentre oggi assistiamo ad uno scivolamento intorno al centimetro annuo. Questo probabilmente è avvenuto anche grazie agli interventi fatti sulle falde acquifere e nel sottosuolo. Realizzare modelli previsionali è però molto complicato perché si possono fare – e si fanno – delle simulazioni sulla stabilità ma si devono inserire più varianti dal punto di vista geologico come l’innalzamento delle acque”.

Come convive la popolazione con lo spettro della frana?

“E’ a conoscenza della situazione e viene periodicamente istruita dalla Protezione civile sui piani di evacuazione. La frana occupa circa la metà del centro abitato ma coinvolgendo infrastrutture pubbliche come la Chiesa e il cimitero, di fatto, riguarda tutti gli abitanti del paese. Va detto, però, che la frana non fa troppa paura.  I giovani a Dossena rimangono malgrado tutto e, anzi, ultimamente è stato investito molto sul turismo così da creare posti di lavoro e opportunità per i ragazzi”.

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