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Børge Ousland, il “Signore dei Poli”, racconta la sua nuova impresa

L’esploratore norvegese, primo a raggiungere il Polo Nord in solitaria, ha effettuato con due compagni la traversata dell’isola Kvitøya, nelle Svalbard

Sguardo di ghiaccio e determinazione granitica. Børge Ousland, è il Signore dei poli.  Primo al mondo ad aver attraversato il continente antartico in solitaria, primo al mondo a raggiungere il Polo Nord sempre in solitaria. Una leggenda delle esplorazioni in luoghi estremi che continua a collezionare primati.
Questa volta l’ex ufficiale della Marina norvegese ha messo nel mirino  l’isola Kvitøya, letteralmente “l’isola bianca”. Nel bel mezzo del Mar Glaciale Artico, è un territorio spietato completamente ricoperto da una calotta di ghiaccio.
A fine agosto, Ousland insieme agli amici Erling Kagge, Håvard Tjora, Steve Daldoff Torgersen, Thorleif Thorleifsson, Erik Engebrigtsen salpa dalla capitale delle Svalbard in direzione Est. Arrivati a Kvitøya, parte del team rimane a prendersi cura della nave, mentre Ousland, Kagge e Tjora completano una traversata di 42 km da una sponda all’altra dell’isola. Il 2 settembre diventano le prime persone ad aver attraversato con gli sci quest’isola remota.
Ousland ci ha raccontato come è andata.

Perché hai scelto l’isola Kvitøya, un luogo remotissimo nel mezzo del Mare Artico?

Questo è un posto speciale, magico. Un’isola completamente coperta dal ghiaccio, tranne che per due minuscoli lembi di terra a est e ovest. Mi ha sempre affascinato sia per la sua conformazione che per il suo alone di mistero. Nel 1897, infatti fu al centro della cronaca per la folle spedizione artica di Andrée l’aeronauta svedese che progettò di sorvolare il Polo Nord a bordo di un pallone aerostatico a idrogeno. Il pallone si schiantò e il team di esploratori rimase bloccato proprio su Kvitøya. I corpi furono trovati solo 33 anni dopo. Insomma, un luogo davvero magnetico.

Hai sognato questa avventura per trent’anni. Come mai?

Beh, ci avevo provato la prima volta nel 1993, ma avevo desistito a causa di condizioni difficili del ghiaccio. Sì, perché a quel tempo l’unico modo per raggiungere l’isola era camminare sulla superficie ghiacciata del Mare Artico. Purtroppo, negli ultimi anni il cambiamento climatico ha prodotto effetti devastanti su queste aree e questa volta ci sono tornato in barca. A fine estate, tra agosto e settembre quando il ghiaccio è sufficientemente fuso da permettere la navigazione.

Da dove siete partiti con la barca? Quali sono le difficoltà di navigare nel mare Artico?

Siamo partiti da Longyearbyen, nelle Svalbard. La navigazione è stata una parte molto complicata del nostro viaggio. Ci sono stati parecchi giorni di brutto tempo, con tempeste, vento forte e onde di 6 metri. È stato un viaggio davvero terribile ma per fortuna la barca era robusta, bastava non cadere fuori!

É più difficile affrontare la solitudine, il dover gestire i problemi da soli o è più difficile essere in un gruppo e magari dover accettare le decisioni dei compagni diversi dalle proprie?

Le solitarie sono una parte importante della mia vita. Per me sono più intense, più stimolanti. A volte è più facile essere da solo, mi piace essere responsabile delle mie azioni, delle mie scelte. Tuttavia, in team si può ottenere di più, si hanno altre possibilità. Ad esempio, in questo caso specifico c’era un importante problema di sicurezza: la calotta glaciale presentava tantissimi crepacci enormi e andarci da solo sarebbe stato molto pericoloso.

E poi non è male condividere ogni tanto queste emozioni con degli amici, ultimamente preferisco di più andare in compagnia che da solo.

Avete trovato molta nebbia. Come ci si orienta nella nebbia su un ghiacciaio completamente piatto e senza riferimenti?

Avevo studiato a lungo l’itinerario e avevo una traccia GPS molto accurata. Tuttavia, io sono abituato a orientarmi in queste condizioni. Normalmente uso molto il sole, le stelle e quando è tutto coperto uso la direzione del vento. So sempre esattamente dove sono anche senza il GPS. Riesco ad orientarmi in qualsiasi condizione e in qualsiasi momento del giorno.

Sull’isola bianca ci sono gli orsi polari. Ci sono stati dei momenti pericolosi, di tensione?

Abbiamo visto dei gruppi di orsi polari e loro hanno visto noi ma di fatto ci hanno lasciato in pace. Non ci sono stati problemi. Tuttavia, abbiamo trovato delle carcasse di orsi mangiati da altri orsi. Il riscaldamento climatico sta spingendo questi animali al cannibalismo. Soprattutto in estate, quando la superficie ghiacciata del mare fonde e loro rimangono bloccati sull’isola non hanno nulla da cacciare se non qualche balena che si avvicina troppo alla sponda. E poi, iniziano a mangiarsi tra di loro.

Oltre 30 anni di spedizioni e sei sempre alla ricerca di nuovi posti da esplorare. Qual è il prossimo obiettivo?

Continuare con l’Ice Legacy Project. Insieme a Vincent Colliard abbiamo l’obiettivo di attraversare i 20 ghiacciai più grandi del mondo per raccogliere materiale e sensibilizzare l’opinione pubblica al cambiamento climatico. In ognuna di queste spedizioni, Vincent ed io raccogliamo campioni che contribuiscono a diversi studi scientifici e poi condividiamo i risultati attraverso conferenze e programmi educativi sulla riduzione del nostro impatto sulla natura. Al momento siamo a 8 traversate, il prossimo aprile faremo la nona.

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