Alpinismo

Tabyayabyum, completata la spedizione abruzzese sulla vetta sacra del Rolwaling Himal: “Siamo nella leggenda”

Dall'Himalaya arrivano le prime notizie sulla spedizione scientifico esplorativa condotta sul Tabyayabyum, vetta sacra del Rolwaling Himal

Tabyayabyum (5555 m). Ha un nome complesso da pronunciare dal significato magico (in lingua Sherpa, “Madre e Padre”, con rimando a una duplice cima) la vetta sacra del Rolwaling Himal su cui è stata condotta nelle scorse settimane la missione scientifica ed esplorativa “Tabyayabyum 2023”, organizzata dall’associazione Explora Nunaat International Odv in collaborazione con la Dreamers Destination Ltd di Kathmandu (Nepal) e supportata dalla Regione Abruzzo. Una spedizione, come ci raccontava alla vigilia della partenza per il Nepal il Presidente di Explora Nunaat International nonché capo spedizione, Davide Peluzzi, dal duplice scopo: esplorare una misteriosa cavità nota come Grotta dei Demoni (Demons Cave) per effettuarvi dei campionamenti finalizzati alla ricerca di DNA antico di popoli e animali himalayani, e in seconda battuta esplorare l’area oltre i 5.000 m per lo sviluppo turistico internazionale del “Percorso Bonatti, dal Gran Sasso all’Himalaya, tentando anche l’ascesa a una delle due cime della montagna che, come premesso, è considerata dai locali una vetta sacra. Il permesso di “violarla”, a scopo scientifico e alpinistico, è stato concesso al team grazie al legame sviluppato nel corso degli anni tra le popolazioni locali e l’associazione Explora Nunaat International, impegnata da tempo nella promozione turistica di questa zona remota dell’Himalaya.

A un mese dall’avvio, dal Rolwaling Himal arrivano le prime notizie sui risultati della spedizione. Il 20 aprile il team è infatti sceso dalla montagna sacra, raggiungendo il villaggio di Simigaon a 2000 metri, dopo settimane trascorse in quota, in condizioni non propriamente primaverili.Una primavera dura, con connotati invernalici racconta il capospedizione Peluzzi – . Abbiamo trovato ghiaccio e neve abbondante. E rischio di valanghe altissimo”. Nonostante le difficoltà incontrate sulla montagna, l’esplorazione è stata un successo.

Alla ricerca di DNA e leggende nella Grotta dei Demoni

L’avventura del team composto da Davide Peluzzi, Giorgio Marinelli, Phurba Tenjing Sherpa, Paolo Cocco, Padam Tamang e Aydin Muharren è iniziata con la realizzazione della prima salita alla Grotta dei Demoni, posizionata a 3600 metri di quota sul versante nord della montagna. “Un ambiente straordinario, imponente, magico e ostile. La prima difficoltà incontrata è stata l’attraversamento dell’impetuoso fiume della Rolwaling Valley, oltre il quale si prosegue attraverso una foresta verticale tra muschi, vegetazione fittissima e ghiaccio nei canali”, racconta Peluzzi. Per immaginare in maniera concreta che genere di foresta si siano trovati ad affrontare, pensate che per arrivare all’ingresso della grotta abbiano dovuto fare uso del macete “Kukri”. Una fatica ben ripagata. “All’interno tra le imponenti stalattiti di ghiaccio iniziamo la nostra esplorazione sulle tracce degli uomini arcaici, della leggenda Sherpa dei demoni primitivi. Phurba e Padam sistemano le bandierine all’ingresso ripetendo il sacro rito indicato dal Lama Rinpoche di Beding“. Nel ricordare il momento, l’emozione è ancora grande: Siamo nella leggenda, nella storia degli Sherpa del Buddhismo Tantrico della Rolwaling”.

Una nuova via di salita sulla vetta sacra

Completata la fase di raccolta dei campioni all’interno della grotta, contenenti potenzialmente resti animali e/o umani che una volta in Italia verranno sottoposti ad analisi genetiche presso l’Università di Bologna, il team ha puntato al secondo obiettivo della spedizione, quello più propriamente alpinistico-esplorativo. Hanno svolto una fase di acclimatazione nel villaggio di Na, a 4200 m, per poi proseguire verso il versante nord del Tabyayabyum. Da lontano hanno studiato le possibili vie di salita, identificando come più logica e sicura “la linea della grande cascata di ghiaccio” (la trovate in gallery). Partiti con l’intento di provare a salire tale via, si sono trovati ad affrontare “ambiente ostili e inesplorati con alto rischio di valanghe”. Pertanto “dopo vari giorni di tentativi in sicurezza e in attesa inutilmente di un meteo favorevole” hanno deciso di ridiscendere a 4200 metri, “con l’idea di tornarci in futuro, magari in autunno riducendo i rischi” e “felici di aver tracciato una probabile via di salita”.

Dopo l’avventura si passa alla cooperazione

Abbandonato il tentativo di salita alla vetta, la squadra ha fatto ritorno al monastero del buddhismo tantrico di Beding per incontrare nuovamente il Lama Rinpoche e definire dei nuovi accordi di cooperazione tra la regione del Rolwaling Himal e il Parco Nazionale del Gran Sasso Laga, di cui Phurba T. Sherpa è stato nominato Ambasciatore nel Mondo, lo scorso 1 aprile nel corso di un evento organizzato a Kathmandu per il riconoscimento della costruzione della prima Via Ferrata di Himalaya (la più alta del Mondo, ribattezzata “la via del cielo”, completata nel 2019 nel Rolwaling Himal dal team di Explora), cui ha partecipato il Presidente del Parco Tommaso Navarra.

“Durante i giorni successivi alla esplorazione abbiamo atteso il prof. Marco Sazzini del BiGeA di Bologna – riporta ancora Peluzzi – e abbiamo consegnato alcuni computer donati dalla ditta Oroboros di Innsbruck alla scuola del monastero di Beding”. Un racconto da considerarsi un assaggio. Maggiori informazioni sulla fase di raccolta dei campioni, sul tentativo di salita e sui progetti di sviluppo sostenibile da attuarsi nella regione (in anteprima Peluzzi ci informa della individuazione di un area Boulder sotto il Kangnakugo nei pressi del villaggio estivo di Na), saranno diffuse al rientro in Italia.

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