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Dalla Nord del Cervino ai Giganti della Terra, addio all’alpinista polacca Anna Czerwińska

Si è spenta all’età di 73 anni l’alpinista polacca Anna Czerwińska, protagonista di grandi imprese dalle Alpi ai Giganti d’Himalaya. Ad annunciarne la scomparsa nella giornata di ieri, martedì 31 gennaio, la Fundacja Himalaizmu Polskiego im. Andrzeja Zawady che ha dedicato ad Anna un emozionato post di addio in cui vengono ricordate le sue maggiori imprese: la salita di 6 Ottomila – Everest, Lhotse, Nanga Parbat, Cho Oyu, Gasherbrum II e Makalu – e delle Seven Summits (prima donna polacca a riuscire nell’impresa). Una breve lista, una sorta di “best of” potremmo dire, di quella che è stata una lunga carriera, caratterizzata da numerose spedizioni totalmente al femminile.

Nata il 10 luglio 1949, si laureò in Scienze farmaceutiche, scegliendo di abbandonare la via della scienza per inseguire la passione per la montagna. Come ricordato dalla Fondazione Andrzej Zawada, tante sono state le spedizioni che l’hanno vista protagonista tra le vette più alte del Pianeta insieme ad altre donne, altri nomi indimenticabili della storia dell’alpinismo polacco. Nel 1977 salì la parete nord del Cervino, in estate con Krystyna Palmowska. L’anno successivo tornò a ripetere l’impresa, stavolta in inverno, con Krystyna Palmowska, Wanda Rutkiewicz e Irena Kesa. Una prima assoluta femminile che non mancò di generare clamore a livello europeo.

La sua conquista degli Ottomila iniziò nel luglio 1985 quando raggiunse la vetta del Nanga Parbat con Wanda Rutkiewicz e Krystyna Palmowska, prima squadra totalmente femminile a realizzare l’impresa. Nel maggio del 2000 fu la volta dell’Everest (all’epoca fu riconosciuta come donna più in età a raggiungere la cima e seconda donna polacca a realizzare l’impresa), seguito in autunno dallo Shishapangma (vetta centrale). Nel 2001 realizzò tra primavera e autunno la salita del Lhotse (prima salita femminile polacca) e del Cho Oyu. Nell’agosto 2003 aggiunse alla collezione il Gasherbrum II. Nel maggio 2006 conquistò il suo sesto Ottomila: il Makalu (prima salita femminile polacca).

Un sogno sfuggito per poco è stato rappresentato dal K2, tentato per 4 volte, nel 1982 con la Rutkiewicz, nel 1984 ancora una volta con un team al femminile, nel 1986 con Leszek Cichy e Darek Zalusk e nel 2010 con Boguslaw Ogrodnik. Nonostante la vetta mancata, per 400 metri, Anna ricordava la salita lungo la Magic Line del K2 (1986) come il suo più grande successo.

Viene ricordata per aver realizzato la salita delle 7 vette più alte del Pianeta in soli 5 anni: Aconcagua (Sud America) e Kilimanjaro (Africa) nel 1995; Mount McKinley (Nord America), Elbrus (Europa) e Kosciuszko (Australia) nel 1996; Vinson (Antartide) nel 1998 e Everest (Asia) nel 2000. Cui va aggiunto il Monte Bianco salito nel 1978. Una donna che ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’alpinismo polacco.

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