Pareti

Fortuna, ambizione e amicizia. Benjamin Védrines racconta il trittico invernale delle grandi nord

In meno di un mese hanno affrontato le tre grandi nord delle Alpi. Partiti dall’Eiger, si sono spostati sulle Grandes Jorasses e hanno concluso il loro viaggio sul Cervino. Stiamo parlando dei francesi Léo Billon, Sébastien Ratel e Benjamin Védrines che si sono resi protagonisti di un trittico di primordine, sempre per vie difficili e mai banali. Sull’Eiger sono saliti per la storica Direttissima Harlin, lungo cui hanno effettuato la prima ascensione invernale in stile alpino. Sulle Grandes Jorasses hanno affrontato la difficile e poco battuta Directe de l’Amitié. Sul Cervino infine hanno scelto la Gogna-Cerruti. Una prestazione di primordine sulle nostre Alpi, nel cuore della stagione, favoriti dal persistere del bel tempo e dalle ottime condizioni trovate sulle pareti.

I tre insieme formano una cordata di fuoriclasse. Ratel e Billon hanno ripetuto, nel 2018, la difficile nord del Changabang. Ratel si è poi aggiudicato il Piolet d’Or nel 2013 per la salita della parete ovest del Kamet, in Himalaya. Invece, Billon, ha ripetuto sul Cerro Torre la via Filo Sureste di David Lama. Védrines, infine, lo scorso anno si è reso protagonista di una nuova via sul Chamlang, in cordata con Charles Dubouloz, mentre nel 2017 ha messo a segno una nuova via sulla parete nord-est del Pandra, seimila nella zona del Kangchenjunga. Ed è proprio con Benjamin Védrines, anima di questo progetto invernale, che abbiamo fatto due chiacchiere sulla bella cavalcata verticale che li ha visti protagonisti.

Benjamin, come nasce l’idea di scalare le tre grandi nord in inverno?

“Avevo in mente questa idea da molto tempo. Come molti alpinisti, ho sempre tratto ispirazione dalla storia di queste grandi pareti, ognuna con una sua storia incredibile. Ma non è solo questo, salire la nord dell’Eiger, delle Grandes Jorasses o del Cervino vuole dire affrontare una sfida monto affascinante, soprattutto in base a come si immagina la salita.”

Cosa intendi?

“Molti francesi hanno fatto grandi cose su queste pareti. Per fare due esempi basta citare Rébuffat o Profit. Ma è stato Lionel Daudet a tentare le tre pareti in inverno e in solitaria per le loro difficili vie dirette. Uno scalatore molto ambizioso, capace di immaginare un’avventura pazzesca, che purtroppo non è mai riuscito a realizzare.”

Qualcun altro ci ha provato dopo di lui?

“Nel 2011 Patrice Glairon Rappaz e Cédric Périllat, ma sull’Eiger han dovuto rinunciare a causa del maltempo.”

Quindi voi siete i primi…

“Si, ed è stato emozionante provare ad essere i primi a salire le te vie nello stesso inverno.”

Cosa pensi dei tre percorsi che avete affrontato?

“La Harlin all’Eiger è una vera direttissima, accattivante e molto originale. La Directe de l’Amitié è sempre stata un grande traguardo per me, così come per Léo e Seb. È una via molto ripida, molto logica, molto impegnativa e i tracciatori sono stati audaci. Infine al Cervino, la Gogna è la più evidente sulla parete.

Nella scelta degli itinerari ci siamo basati su due criteri: stesso periodo di apertura, tra il 1966 e il 1974; le vie dirette più logiche, che non sempre sono le più belle e le più piacevoli da scalare.”

Sull’Eiger avete realizzato la prima invernale in stile alpino della Direttissima Harlin. Avete seguito il percorso originale?

“Assolutamente si, senza varianti. Siamo stati i primi a riuscirci in stile alpino. Chi prima ha provato a farla con questo stile non è mai riuscito a completarla nella sua interezza, compreso Robert Jasper che dice di aver spianato la strada.

Ratel, con Pierre Labbre e Max Bonniot, ci avevano provato in passato ma non erano riusciti a trovare la via d’uscita. Ecco perché Seb era impaziente di tornare, di chiudere questo mito, di portare a termine questo progetto.”

Tu, Léo Billon e Sébastien formate una cordata molto unita…

“Prima di tutto siamo tre amici. Billon e io siamo amici dai tempi del liceo, abbiamo fatto tante cose e siamo cresciuti insieme. Ratel è un caro amico di Léo, si sono conosciuti prima che Léo entrasse nel GMHM e per più di 5 anni hanno fatto cose incredibili insieme, sia su vie lunghe che in montagna. Tra me e Seb invece il rapporto è meno stretto.

Insieme abbiamo nel 2018 abbiamo fatto la prima salita invernale dello Sperone Walker alle Grandes Jorasses ed è andato tutto bene. Per questo ci è sembrato naturale formare nuovamente la stessa cordata. Tutti e tre abbiamo esperienza su questi terreni e insieme avremmo potuto portare a termine questo ambizioso progetto.”

Quando avete attaccato l’Eiger pensavate già che ci saresti riusciti in meno di un mese?

“Assolutamente no. È molto difficile immaginare di riuscire a salire queste tre vie in meno di un mese, anche nei sogni! Siamo rimasti molto sorpresi quando ce ne siamo resi conto, anche se fino all’ultimo abbiamo temuto di non riuscire per le condizioni climatiche. Il maltempo avrebbe potuto compromettere tutto. Il risultato finale è stato frutto di un mix tra fortuna e grande motivazione.”

Il vostro progetto ha rappresentato una grande avventura, anche se spesso si dice che sulle Alpi l’avventura sia finita. Tu come la vedi?

“Per me sulle Alpi l’avventura esplorativa in quanto tale è davvero quasi finita. L’Himalaya è il nuovo terreno di gioco per nuove aperture con pareti inesplorate e addirittura valli dove gli alpinisti non sono ancora entrati.

Sulle Alpi rimane da vivere l’avventura umana e sportiva. Quello che serve è l’immaginazione per realizzare progetti originali. Nelle Alpi il futuro sta nei concatenamenti, nella salita di alcune vie in giornata. Io ho molte idee in mente.”

Per chiudere ci vuoi lasciare con un ricordo dal concatenamento? Un momento che ti è rimasto addosso?

“Sicuramente la salita della Directe de l’Amitié, quando siamo arrivati verso la fine della via. Sapevamo che ci saremmo riusciti, ed è stato bellissimo. È stato pazzesco scalare questa via, farlo con il nostro stile. Una delle più grandi esperienze che abbia mai vissuto.”

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Un commento

  1. Per me la realizzazione di idee come questa dimostra magnificamente come sia il vero e grandioso alpinismo moderno d’alto livello, quello che dovrebbe essere preso come riferimento da tutti e specialmente dai giovani.

    Penso siano molto soddisfatti di loro stessi.
    Leggere le salite che hanno fatto e come le hanno fatte conferma sempre le loro capacità.

    Ai giovani, se vogliono ridere, consiglio di leggere quando definiscono Ratel il vecchio fra di loro.
    Ecco una sua settimana recente qui da noi:
    The dolomites, ideal spot for all climbers, here is the recit and the recap of this Seb’s trip.
    Day 1 : Cima Ovest / Direct Swiss ⇒ Vire de la Cassin
    Day 2 : la Cima Piccola and Otzitrifft yeti line ⇒ rest at Laste (tasting some “Pastasciutta al Parmigiano”)
    RAIN!!!
    Day 4 : Direction to Fallier refuge at the foot of Marmolada ⇒ watching all wall drying
    Day 5 : In morning : Viva Gorbi
    Day 6 : Specchio di Sara
    Day 7 : direction to the summit by Olimpo – Success ⇒ Go back to the car…

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