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Una parete d’arrampicata per la riabilitazione dei bambini colpiti da paralisi cerebrale

L’arrampicata è una attività che fa bene, al corpo e alla mente. Ne sono pienamente convinti i ricercatori del Politecnico di Milano impegnati sul progetto “Accept – Adaptive Climbing for Cerebral Palsy Training”, finanziato dall’edizione 2019 “Sport e inclusione sociale” di Polisocial Award, il programma che premia la ricerca scientifica ad alto impatto sociale del Politecnico di Milano. Progetto che si propone di puntare sull’arrampicata indoor per accelerare il recupero di parte delle capacità neuromotorie nei bambini colpiti da paralisi cerebrale (CP, cerebral palsy), la più frequente disabilità neuromotoria infantile.

Una parete d’arrampicata riabilitativa

“Come recentemente dimostrato – si legge sul sito del progetto – , lo sport adattato, affiancato alla riabilitazione in strutture sanitarie, può aiutare questo processo, fino al raggiungimento di obiettivi funzionali altrimenti ottenuti in tempi più lunghi. Partendo da questa evidenza, il progetto si concentra sull’arrampicata, studiando, realizzando e testando, assieme alla fondazione FightTheStroke, un primo prototipo di parete adattata, sensorizzata, riconfigurabile e interattiva (ACCEPT), per rispondere ai bisogni riabilitativi di bambini tra i 6 e i 13 anni. La ricerca si propone quindi di approfondire e promuovere il ruolo dell’arrampicata come metodo terapeutico, proponendo una soluzione che è al contempo allenamento, inclusione e strumento di analisi dei progressi di riabilitazione.”

Responsabile scientifico è il professor Alessandro Colombo del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria. Oltre a questo dipartimento, partecipano alla ricerca il Dipartimento di Meccanica, il Dipartimento di Design e il Servizio di Valorizzazione della Ricerca.

La parete Accept pronta all’uso a Milano

Nei giorni scorsi il progetto ha raggiunto uno step importante: è stata infatti inaugurata la parete di arrampicata Accept presso la sede di PlayMore! a Milano. La parete appare composta da tre moduli intercambiabili, riconfigurabili e sensorizzati.

Nello specifico è dotata di sensori in grado di misurare parametri di forza e posizione articolare e di elaborare una reportistica per la valutazione delle performance motorie. Elementi che possono supportare il personale medico nel seguire il processo riabilitativo dei pazienti. Al di là dell’utilità medica, la parete riveste anche un ruolo importante nell’incrementare la sicurezza dei piccoli, che gratificati dei risultati raggiunti, possono essere così stimolati a raggiungere obiettivi crescenti, a superare con fiducia i propri limiti.

“Nel caso dei bambini affetti da paralisi cerebrale infantile con quadro di emiparesi spesso la spasticità determina difficoltà nel controllo selettivo della mano, la presa dell’arrampicata consente di estendere il braccio, l’avambraccio e di aprire la mano predisponendola all’appiglio. Si può realizzare così un processo psicologico positivo di superamento dei propri limiti e difficoltà”, spiega nel dettaglio in una intervista di recente rilasciata a Lo Scarpone, la dottoressa Paola Imazio, medico fisiatra specialista in riabilitazione infanto-giovanile e membro della Commissione Medica Cai LPV.

Un prototipo con grandi speranze

Attualmente la parete va considerata prototipale. “Aperta a chiunque voglia avvicinarsi ad un’arrampicata inclusiva, e pronta ad aiutare i terapisti per una misura continua e quantitativa dei progressi motori – si legge ancora sul sito di Accept – . C’è ancora molto da fare: dobbiamo imparare ad usare al meglio i nostri nuovi sensori, e migliorare ancora l’ergonomia per un’arrampicata/terapia ancora più divertente e funzionale.”

“In un secondo tempo – viene chiarito sul sito della fondazione FightTheStroke  in collaborazione con le aziende sponsor e gli altri partner, tra cui la Fasi (Federazione arrampicata sportiva italiana), “Accept” potrà essere installata in palestre e scuole, ospedali e centri di riabilitazione, parchi giochi inclusivi, incentivando così la penetrazione di uno sport recentemente inserito tra le discipline olimpiche e quindi di grande attrattiva per le nuove generazioni”

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