Alpinismo

Moreno Pesce e il Monte Rosa: abbattiamo l’immensa montagna psicologica della disabilità

Corre, cammina, scala, arrampicata. Cera la sua strada in salita Moreno Pesce, la cerca per sé e per gli altri. Con la protesi alla gamba sinistra a ogni passo infrange un tabù, ricercando inclusione. Sapevate che fino a poco tempo fa non era prevista la presenza di atleti amputati o con disabilità alle gare di skyrunning? “Parlando con la dirigenza della federazione, insistendo, lavorando insieme e ascoltando le loro indicazioni siamo riusciti a regolamentarne la presenza” spiega Moreno.

46 anni Moreno Pesce conserva la passione per la montagna nel suo DNA e niente sembra riuscire a tenerlo lontano dai sentieri e dalle vette, nemmeno l’amputazione subita come conseguenza di un incidente motociclistico. “La montagna è una scommessa. Dopo l’incidente ho impiegato un anno per tornare in posizione eretta. È stato un momento incredibile: arrivi da un trauma, vieni seguito da medici e psicologi” poi pian piano torni a prendere il controllo della tua vita. “All’inizio era tutto nebuloso, pian piano poi ho ripreso in mano i momenti e oggi sto cercando di cancellare ciò che ha rallentato il mio processo di rinascita. Ed è qui che arrivano i sentieri e le vette. “Ho ricominciato ad andare con Antonella, la mia compagna. Lei è stata il primo esperimento di coppia inclusiva in montagna. Pian piano prendendo confidenza, ho iniziato ad alzare l’asticella a fare cose più impegnative come le gare, poi è venuta l’arrampicata e ancora l’alpinismo perché è difficile staccarsi da una profonda passione, da quella che ti rende per davvero vivo. Non avevo una giusta scusa per lasciar perdere la montagna. Volevo tornare a fare quel che facevo prima” e in breve ci riesce. “L’unica differenza è che sono più lento” scherza.

AMA-Bilmente

Dalla Marmolada al Monte Bianco per arrivare al Monte Rosa Moreno si è distinto negli ultimi anni con progetti dedicati all’inclusione della disabilità. Ogni esperienza si potrebbe tradurre in poche semplici parole: si può fare!

In questi giorni, insieme ad altri 6 atleti amputati e in collaborazione degli organizzatori della Monte Rosa SkyMarathon, la gara più alta d’Europa, sta portando avanti il progetto AMA-Bilmente. Lui, Cesare Galli, Lino Cianciotto, Loris Miloni, Massimo Coda e Salvatore Cutaia, che insieme formano il “Team3gambe” si sono posti l’obiettivo di raggiungere la Capanna Margherita lungo il tracciato di gara. Con loro in questa iniziativa guide alpine e amici per avere sia un supporto tecnico che psicologico. “Lo scopo del progetto è di trasmettere un importante messaggio sociale sia alle persone diversamente abili che alle persone normodotate. Come ben noto, l’invalidità non è solo un concetto fisico, ma un’ideologia ben radicata nel pensiero comune, che vede il disabile come una persona emarginata e dalle poche possibilità fisiche. Vogliamo abbattere l’immensa montagna psicologica della disabilità affrontando la vera montagna.

Non tutti hanno raggiunto la Capanna, ma poco importa. “Gli obiettivi del progetto sono stati raggiunti. Abbiamo vissuto un’esperienza, ognuno di noi ha fatto la sua esperienza. Ho visto due ragazzi infrangere per la prima volta il muro del 4000 metri, quello era il loro traguardo”. Il rifugio più alto d’Europa è solo una meta da identificare sulla carta, ma AMA-Bilmente non cerca record o traguardi da sfoggiare. Ogni passo verso l’alto è un tabù che cade.

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