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Ricercatori sul Gran Sasso per testare strumentazioni per il Polo Nord

All’arrivo dell’inverno, i ricercatori dell’Università Sapienza di Roma, con il supporto di vari Enti e Istituzioni, fra cui il Club Alpino Italiano, sono saliti sul Gran Sasso per testare delicate strumentazioni da utilizzare nel corso di una spedizione artica in programma per la prossima estate.

Gran Sasso, un piccolo Artico in Italia

Per quale ragione, in vista di una missione tra i ghiacci artici, i ricercatori hanno optato per il Gran Sasso piuttosto che altre vette italiane?

Come spiegano gli esperti dell’Ateneo romano, il massiccio del Gran Sasso si distingue per la presenza di condizioni meteo-climatiche molto particolari, in alcuni casi estreme, dovute alla particolare posizione geografica del massiccio stesso. Queste caratteristiche lo rendono un luogo idoneo per testare materiali, cercare soluzioni tecniche e apportare modifiche a strumentazioni che dovranno lavorare in ambienti polari per un lungo periodo. Per tale ragione La Sapienza, con il supporto di vari Enti ed Istituzioni del territorio, fra cui il Club Alpino Italiano, ha avviato a metà dicembre 2020 un test per alcune strumentazioni da installare tra qualche mese nell’Artico.

Un’idea non nuova che in precedenza era stata adottata anche dal personale dell’Osservatorio Astronomico d’Abruzzo prima di una missione in Antartide.

La zona interna dell’Abruzzo è caratterizzata da un clima continentale che presenta comunque diversi microclimi dovuti alla presenza di massicci montuosi (Gran Sasso, Majella e Velino-Sirente) ed altopiani (Cinque Miglia, delle Rocche e Campo Imperatore). Per la posizione centrale e per la sua esposizione il massiccio del Gran Sasso, oltre ad essere uno spartiacque fra i due versanti dell’Appennino, influenza fortemente le perturbazioni che attraversano l’Italia centrale, contribuendo a creare zone caratterizzate da abbondanti precipitazioni piovose e nevose.

Benché vi siano zone della regione dove le nevicate sono più abbondanti, il Gran Sasso si distingue da tutti gli altri massicci per il periodo particolarmente lungo di copertura nevosa che alle alte quote permane per molti mesi l’anno; non a caso vi si trova il più meridionale dei ghiacciai d’Europa, il Calderone.

Un’altra caratteristica che contraddistingue il massiccio sono i venti. Ancora una volta è il tipo di esposizione a condizionare questi fenomeni. I venti, costantemente presenti, sono spesso di forte intensità sino a picchi veramente estremi come nel gennaio del 2019 quando furono registrate raffiche di circa 250 km/h.Infine le temperature, benché la media annuale oscilli fra i -4°C ed i +12°C, nel corso dell’inverno si verificano fenomeni estremi che riguardano gli altopiani ed alcuni pianori in quota dove le temperature possono superare anche i -30°C.

Per trovare condizioni simili ma al livello del mare, dobbiamo spostarci a Nord, sino in Artico: temperature medie comprese fra -12° e +4°C, copertura nevosa per 10 mesi l’anno, costante presenza di vento spesso intenso e con raffiche oltre i 130 km/h. Siamo a Ny-Alesund alle Isole Svalbard, un avamposto dove sono presenti le basi scientifiche di 11 nazioni.

Le ricerche italiane nell’Artico

L’Italia è presente da oltre trent’anni nell’Artico, con la base gestita dal CNR “Dirigibile Italia”. Un luogo che per noi italiani assume anche una valenza storica per le vicende che riguardarono le esplorazioni polari compiute dal Generale Umberto Nobile ed il suo equipaggio (www.litaliaalpolonord.it) e per la tragica vicenda del dirigibile “Italia” che nel 1928 precipitò sul pack durante il rientro dalla seconda missione al Polo Nord.

Numerosi ricercatori provenienti da varie enti di ricerca ed università si alternano annualmente per svolgere studi nell’ambito della fisica dell’atmosfera, chimica ed inquinamento, cambiamenti climatici, idro-geologia, glaciologia, oceanografia, ecologia, psicobiologia. Fra le università italiane, Sapienza Università di Roma è presente da molti anni con diversi gruppi di ricerca, uno di questi gruppi fa capo al Prof. Vittorio Pasquali della Facoltà di Medicina e Psicologia che si occupa di biologia del comportamento ed adattamento animale agli ambienti estremi. In questi anni, per i suoi studi, si sono resi necessari dei monitoraggi degli ambienti acquatici in cui vivono degli invertebrati oggetto delle sue ricerche, monitoraggi a lungo termine di parametrici fisico-chimici effettuati con sistemi automatici.

La campagna artica 2021

La prossima estate, nel corso della campagna artica 2021 del CNR, il Prof. Pasquali installerà dei nuovi sistemi di monitoraggio sviluppati insieme al collega Prof. Fabio Leccese e Marco Cagnetti del Dipartimento di Scienze dell’Università degli Studi “Roma Tre”.

Sistemi che, diversamente dai precedenti, dovranno operare in posizioni remote e saranno esposti al rigido clima artico.Queste tecnologie, insieme ad altre che saranno assemblate ad hoc, troveranno applicazione anche in un Progetto di Ricerca in Artico finanziato quest’anno dal MIUR tramite CNR, coordinato dal Prof. Edoardo Calizza ed in cui Sapienza Università di Roma è capofila.

I test sul Gran Sasso

Proprio per questa ragione lo scorso autunno, con l’autorizzazione del Direttore dell’Ente Parco Gran Sasso e Monti della Laga e sotto la vigilanza e supervisione del Reparto Carabinieri Parco al comando del Ten. Col. Carlo Console, è stata avviata l’attività per installare uno degli apparati da collocare successivamente in Artico. Il luogo scelto per testare la strumentazione è la piana di Campo Pericoli che è stata ritenuta idonea proprio per le condizioni climatiche.

Al fine di diminuire il più possibile l’impatto sul territorio, attuando le direttive ricevute dal Parco, è stato richiesto il supporto della sezione dell’Aquila del Club Alpino Italiano che ha assicurato la propria collaborazione mettendo a disposizione del progetto il Rifugio Garibaldi presso il quale è stato installato lo strumento.

Dopo una serie di sopralluoghi, fondamentale in questo il supporto del Centro Turistico Gran Sasso Spa, utili a verificare la miglior soluzione possibile per la sistemazione, a metà dicembre è stata organizzata l’attività di installazione. Grazie al supporto del 16° Nucleo Elicotteri Carabinieri Rieti che ha provveduto al trasporto della strumentazione più delicata e di tutto il materiale meccanico ed elettronico necessario, e all’aiuto di alcuni soci del CAI L’Aquila, tra i quali il presidente Vincenzo Brancadoro e alcuni componenti del Consiglio Direttivo, per la fase di montaggio delle strutture metalliche, il tutto è stato messo in opera ed avviato.

Sviluppato su un microcomputer Raspberry Pi (un computer a scheda singola dove tutto il sistema è contenuto in un chip) a cui sono stati collegati diversi tipi di sensori analogici e digitali per il controllo dello strumento e per il monitoraggio di parametri fisici ambientali, tutto il progetto del datalogger si basa su un approccio open source, sia per la parte hardware che software(www.oshwa.org). Infatti, i progettisti Prof. Pasquali, Leccese e Cagnetti sono fortemente convinti che i ricercatori in generale debbano avere la libertà di controllare le loro tecnologie e credono nella condivisione della conoscenza e nello scambio aperto dei progetti.

L’obiettivo principale del lavoro è testare le performance elettroniche del sistema sviluppato, prima fra tutte le batterie che soffrono particolarmente delle basse temperature e per le quali sono stati utilizzati degli accorgimenti tecnici ideati dalla Pegaso sas di Roma.

A breve una nuova installazione in quota

Una seconda strumentazione verrà a breve installata presso l’Osservatorio Astronomico D’Abruzzo. Quest’ultima, in virtù della posizione e della visibilità ottica, sarà utilizzata per testare i sistemi di comunicazione radio.

Tutti i test proseguiranno sino a primavera, successivamente tutte le strumentazioni verranno rimosse. Nel frattempo, sulla base dei test in corso, verranno assemblati gli strumenti diretti in Artico che in luglio troveranno la loro collocazione definitiva alle Isole Svalbard ed il cui buon funzionamento (che ci si augura perfetto) sarà dovuto anche “all’Artico italiano”, il Gran Sasso d’Italia ed alle tante persone che vi hanno contribuito.

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