AlpinismoAlta quota

Vetta sul K2. Le prime reazioni dal mondo della montagna

Sono trascorse quasi 72 ore dallo storico raggiungimento della vetta del K2 da parte del team nepalese che ha messo a segno la prima ascesa della seconda vetta del Pianeta nella stagione invernale. Giorni in cui abbiamo vissuto a distanza gioie e dolori di questa avventura d’altissima quota. Abbiamo atteso minuto dopo minuto, ora dopo ora il ritorno del team alla sicurezza del campo base per poter definire conclusa con un lieto fine una impresa storica.

È arrivato poi il tempo del riposo a cui è seguito quello dei ringraziamenti, delle prime dichiarazioni e delle foto di vetta. Sarà poi il momento delle relazioni di salita, in cui si conosceranno i particolari della scalata, tra cui se tutti sono partiti da C4 per l’attacco alla vetta o qualcuno ha iniziato da C3, quando sono partiti e quindi le ore impiegate per toccare la cima. Qualche dettaglio sull’uso dell’ossigeno supplementare è giunto già nella serata di ieri, con l’annuncio di Nirmal Purja della sua ascesa senza ossigeno. Dichiarazione che, giunta dopo 24 ore dal ritorno al campo base, non pare aver sortito l’effetto di sopire le polemiche.

Dettagli che ad ogni modo non rendono meno importante la vetta del K2 raggiunta in inverno da 10 giovani nepalesi. Tante le voci del mondo montagna che hanno voluto in queste ore commentare l’impresa di Nirmal Purja, Gelje Sherpa, Mingma David Sherpa, Mingma Tenzi Sherpa, Dawa Temba Sherpa, Pem Chhiri Sherpa, Mingma G. Sherpa, Kili Pemba Sherpa, Dawa Tenjing Sherpa e Sona Sherpa.

Abbiamo fatto per voi un recap delle principali.

Krzystztof Wielicki

“Finalmente qualcuno l’ha fatto!”, il commento di Krzystztof Wielicki, che siamo riusciti a contattare a pochi minuti dall’arrivo in cima del team nepalese. “Ho seguito con interesse i progressi dei ragazzi nepalesi fino in cima e ho aspettato con trepidazione la notizia di vetta” . Una telefonata interessante conclusa con il proposito di un nuovo inizio: “Adesso bisogna fare qualcosa di nuovo, salire con uno stile diverso, magari senza ossigeno”.

Sir Chris Bonington

“Sentite congratulazioni al team nepalese che ha appena realizzato la prima salita invernale del K2, il più difficile di tutti gli Ottomila”.

Reinhold Messner

La voce di Reinhold Messner è arrivata sui social tramite La Gazzetta dello Sport:

“Nirmal Purja, Mingma Gyalje e i loro compagni sherpa hanno dato una grande dimostrazione delle capacità acquisite dai nepalesi. Proprio come era avvenuto sulle Alpi con le guide, che sul finire dell’Ottocento seppero rendersi autonome dai signori che avevano fin lì accompagnato sulle cime, ora gli sherpa hanno dimostrato di essere capaci di tutto, almeno per quel che riguarda l’alta quota. Ed è significativo che questa grande impresa sul K2, con un vero gioco di squadra l’abbiano compiuta nell’anno del centenario della prima spedizione all’Everest. Nel 1921 gli sherpa erano solamente dei portatori e dei servitori dei britannici, che cercavano di conquistare il terzo Polo dopo essere stati preceduti nella ‘conquista’ dei primi due. Adesso gli sherpa sono in grado di prendere totalmente in mano i’attività alpinistica sulle loro montagne, come ha ben dimostrato un altro fatto importante: è uno sherpa il capo spedizione, Chhang Dawa. Che è anche proprietario, con i suoi fratelli, dell’agenzia commerciale che ha organizzato tutta la logistica. L’Himalaya è, giustamente, dei nepalesi ormai. La grande visione di Nirmal Purja, che sembrava un suo sogno impossibile, è realtà. Mi auguro che presto anche gli alpinisti pakistani sappiano ottenere la stessa ‘autonomia” in Karakorum. Intanto Nims, che due anni fa aveva chiuso l’era della collezione degli Ottomila, ora ha chiuso anche quella delle invernali sulle 14 montagne più alte della Terra. Una moda destinata a essere dimenticata, come avvenne sulle Alpi dopo il boom che le invernali avevano avuto negli Anni 50-60. Una moda nata per mancanza di fantasia. Come negli anni successivi avvenne sulle nostre montagne, anche in Himalaya e in Karakorum le nuove generazioni di forti alpinisti cercheranno vie muove e più difficili, o salite con uno stile più moderno e leggero e anche nuove montagne. Ce ne sono tantissime ancora da salire”.

Denis Urubko

Urubko ha espresso i suoi pensieri in una lunga intervista rilasciata sul portale polacco Onet. Ne abbiamo estratto alcuni passaggi salienti che evidenziano elementi positivi e negativi del successo nepalese: “Il duro lavoro dei nepalesi nell’attrezzare la montagna e la collaborazione all’interno della squadra meritano ovviamente un plauso. I professionisti hanno fatto il lavoro. E lo hanno fatto bene raggiungendo l’obiettivo. Congratulazioni per un viaggio interessante che siamo riusciti a seguire”, afferma da un lato.

In merito alla diatriba sull’uso dell’ossigeno, argomento di cui avevamo avuto modo di parlare direttamente con Urubko pochi giorni fa, le dichiarazioni sono le seguenti:  “È certo che i nepalesi abbiano usato l’ossigeno? Forse alcuni sono saliti senza. Mi ha rattristato lo strano atteggiamento della comunità nei confronti della spedizione”.

Simone Moro

“La comunità alpinistica gioisce per la conquista della vetta del K2 in inverno e piange un compagno, nello stesso giorno, sulla stessa montagna. Faccio i miei complimenti al team nepalese per il loro successo e allo stesso tempo le più sentite condoglianze alla famiglia di Sergi Mingote per la loro perdita”.

Adam Bielecki

“Le mie più sentite congratulazioni al team nepalese che ha realizzato la prima salita invernale del K2, che era l’ultimo Ottomila ancora inviolato in questa stagione. Mingma Gyalie Sherpa, Nirmal Purja Pun Nagar aka “Nimsdai”, Gelje Sherpa, Mingma David Sherpa, Mingma Tenzi Sherpa, Dawa Temba Sherpa, Pem Chhiri Sherpa, Kilu Pemba Sherpa, Dawa Tenjing Sherpa e Sona Sherpa sono arrivati in vetta ieri, il 16 gennaio alle 5 del pomeriggio e sono saliti in cima insieme, dimostrando grande forza, resistenza e solidarietà. Sono davvero felice che i nepalesi, spesso posti nell’ombra di alpinisti ben più esaltati dal mondo Occidentale, abbiano raggiunto il trionfo in maniera indipendente”.

E aggiunge un P.S. in risposta ai numerosi attacchi ricevuti nel corso delle ore precedenti a seguito della diffusione del seguente pensiero espresso su Twitter: “Congratulazioni a tutta la squadra nepalese sul K2. Possa essere ora al sicuro al campo base. Anticipando tutte le domande, il gioco continua. Si sapeva che in inverno si possa salire il K2 con l’ossigeno. Per me la vera domanda è: quando e chi riuscirà a scalare questa vetta senza doping?”

“P.S. Nelle ultime ore sono stato inondato da un pesante, e lasciatemi essere onesto, davvero poco piacevole, flusso di commenti perfidi. Una reazione amara visto che il mio scopo non era certo di diminuire il successo dei nepalesi, per i quali ho sempre mostrato il massimo rispetto. Le mie congratulazioni sono sincere. Non provo invidia, non l’ho certo presa a male.Sono semplicemente un maniaco in tema di ossigeno e questa è una cosa nota da anni. Ne ho parlato regolarmente del mio punto di vista. Vi mando i miei più cari saluti. Cerchiamo per favore di avere rispetto l’uno per l’altro, cerchiamo di essere più gentili l’uno con l’altro e cerchiamo di essere felici dei successi altrui. L’alpinismo non è mai stato e mai sarà uno sport basato sulla rivalità”.

Tamara Lunger

Tamara ha espresso il suo pensiero in merito alla salita del team nepalese a corredo del video ricordo di Sergi Mingote, girato insieme al C1. “Sono contenta del successo dal team nepalese di Nims Dai e Mingma G, sono stati bravi e mi congratulo con tutti loro per questa immensa impresa. Si meritano di entrare nella storia con una loro vetta, non solo al fianco, al supporto di altri, ma da protagonisti. Purtroppo in questo momento faccio fatica a sentire la felicità, il mio cuore è colmo di dolore per Sergi”.

Hervé Barmasse

“La prima ascensione del K2 in inverno con uso di ossigeno e corde fisse racconta di un finale dolce e uno amaro, sorrisi e lacrime, oltre a uno spunto sul quale riflettere. Il finale dolce ovviamente è che i dieci alpinisti nepalesi raggiungono il loro obbiettivo: la prima invernale della seconda montagna più alta del pianeta. Una gratifica importante per il Nepal e il popolo degli Sherpa che troppe volte è stato relegato nell’ombra dei successi occidentali. Quello amaro, che toglie il sorriso, è che purtroppo nel frattempo Sergi Mingote cade e muore, una tragedia e un lutto che rattristano tutti. Alla famiglia e i suoi amici le mie più sincere condoglianze.Il finale agrodolce è lo stile usato per questa prima invernale che riguarda l’uso dell’ossigeno che elude la difficoltà dell’alta quota. Ma farei attenzione a puntare il dito su Nimsdai e compagni. Sul K2 hanno fatto esattamente ciò che viene accettato per interesse economico. In Himalaya le guide sono le prime ad accompagnare i clienti con questi mezzi e gli alpinisti professionisti ad accettarli quando gli sherpa attrezzano le vie normali. Condannarli ora mi sembra ipocrita. Hanno dichiarato come avrebbero salito il K2 e lo hanno fatto, perché stupirsi? Come per le altre montagne il tempo ci regalerà delle salite dallo stile pulito. Oggi, senza omertà e pregiudizio applaudo allo spirito di squadra e al successo che hanno regalato al Nepal. Congratulazioni”.

Riflessione cui, a seguito della diffusione della notizia della salita No Ox di Nirmal Purja, Barmasse ha tenuto ad aggiungere una postilla: “Ad avvalorare ancor di più la prima ascensione del K2 ci ha pensato uno dei protagonisti della salita, Nirmal Purja, che ha appena dichiarato esser salito senza ossigeno. Che il Nepal e i nepalesi si prendano lo spazio che meritano da anni! Ancora complimenti!”.

Alex Txikon

“Di ritorno al campo base. Con sentimenti contrastanti dopo gli eventi di ieri. Molto dispiaciuto per la morte di Sergi. Arrivederci. E molto felice per la vetta del K2 raggiunta dalla spedizione nepalese. La montagna è uno sport degli estremi”. 

Andrzej Bargiel

“Oggi gli Sherpa nepalesi sono arrivati per primi in cima al K2 in inverno. Sono così felice che finalmente abbiano sfruttato il loro fantastico potenziale per realizzare il loro sogno alpinistico. Di solito fanno sforzi eroici, proprio come i portatori pakistani ad alta quota, spesso rischiano la vita per aiutare gli altri a trasformare il sogno in realtà. Li ho sempre ammirati e nutro grande stima per loro. Mi hanno sempre trattato come fossi uno di loro. Un gesto bellissimo simbolico, un ritorno alle radici, l’essersi attesi prima della vetta per salire insieme in cima e godersi la vittoria. Congratulazioni a tutta la squadra! Siete grandi”.

Kilian Jornet

“Luci e ombre sul K2. La notizia davvero triste della perdita di Sergi Mingote. Riposa in pace. Un forte abbraccio alla famiglia, agli amici e ai compagni di cordata. Immense congratulazioni e tanto rispetto per Mingma Gyalie Sherpa, Nirmal Purja Pun Nagar aka “Nimsdai”, Gelje Sherpa, Mingma David Sherpa, Mingma Tenzi Sherpa, Dawa Temba Sherpa, Pem Chhiri Sherpa, Kilu Pemba Sherpa, Dawa Tenjing Sherpa e Sona Sherpa che hanno salito il K2 in inverno per la prima volta. Questa ascesa è un gran riconoscimento per tutti gli alpinisti nepalesi e Sherpa, che hanno aiutato tanto altri nel raggiungimento dei propri obiettivi alpinistici, troppo spesso facendo il loro duro lavoro nell’ombra. E ora sono sempre più impegnati nei loro progetti come alpinisti. Sarà di grande ispirazione per molti altri alpinisti del Nepal che vogliano perseguire i propri progetti. Come Tenjii Sherpa e Vinayak Malla che al momento sono a tentare una salita in stile alpino del Manaslu.

Parlando di stile, credo si tratti di una scelta veramente individuale ma è importante spiegare e conoscere le differente per porre nel giusto contesto ogni singola ascesa. Credo che la salita del K2 sia non solo il culmine e il riconoscimento di anni di sforzi da parte degli alpinisti del Nepal ma anche l’inizio di una nuova era in cui condurranno molte ascese ambiziose e penso anche che ci possa essere una evoluzione nello stile alpino e nelle tecniche di salita. Credo che molti polacchi, russi e altri climber (e perché no un team nepalese) proveranno a tentare la vetta del K2 senza ossigeno. C’è una profonda differenza ma probabilmente la salita di oggi fornirà notevoli informazioni a chi vorrà provarci”.

Marco Confortola

“Una giornata indimenticabile nella storia dell’alpinismo”.

Marc Batard

Marc Batard ha colto l’occasione di un post di elogio del team di vetta per annunciare che resterà al campo base senza rischiare oltre. “Le mie sincere congratulazioni agli alpinisti nepalesi per questa prima e storica ascesa del K2 in inverno! Non andrò oltre. Ci sono rocce che si staccano, è pericoloso”.

François Cazzanelli

“Voglio fare i miei complimenti ai 10 Sherpa Nepalesi che ieri hanno toccato, per prima volta in inverno la vetta del K2. Indipendentemente dallo stile questi ragazzi hanno scritto una bella pagina della storia dell’alpinismo.Quello che più mi ha colpito è il loro grande spirito di squadra, BRAVI!! Spero che dopo questa salita gli Sherpa prendano coscienza delle loro grandi capacità! La storia dell’alpinismo in alta quota ha ancora tante pagine da scrivere e loro possono essere tra i protagonisti! Good luck!! Faccio le mie più sentite condoglianze alla famiglia di Sergi Mingote”.

Hermanos Pou

Un vero articolo d’opinione quello apparso sui social dei fratelli Pou, dal titolo “Gli Sherpa vincono il gioco: luci e ombre sulla prima invernale del K2”. Vi riportiamo alcuni passaggi.

“Ci congratuliamo con il team Sherpa perché nel tempo sono stati in grado di lavorare per se stessi, hanno realizzato la prima salita invernale del K2 e di recente hanno conquistato 14 Ottomila in 6 mesi. Riteniamo che tanti anni di ‘colonialismo’ in Himalaya abbia finalmente trovato giustizia. Avremmo personalmente preferito vederli raggiungere tali traguardi in una modalità nettamente diversa, ma la realtà è che la montagna è uno degli ultimi spazi di libertà concessi all’uomo, e ognuno la vive come preferisce”.

Sintetizzano così la propria posizione in merito alla questione dell’ossigeno supplementare: “L’uso di ossigeno, corde fisse e viaggiare su percorsi già completamente calpestati, nel nostro modo di intendere la montagna, dovrebbe essere un qualcosa del passato e non del presente o del futuro”. La colpa secondo i Pou è degli occidentali. “Non è colpa degli Sherpa, che non hanno fatto esattamente ciò che hanno imparato per decenni dagli occidentali”. 

Agli Sherpa vanno in ogni caso le congratulazioni dei due spagnoli. “Dopo decenni trascorsi nell’ombra loro iniziano a vedere la luce e dimostrano di essere più forti. Si tratta di un discorso semplice: quelle sono le loro montagne e il loro organismo è fatto per salire su di esse. Inoltre iniziano a vedere l’alpinismo come un obiettivo sportivo e non solo come lavoro, il che significa che sebbene non siano eccellenti nello stile scelto al momento, né stanno aprendo grandi vie su queste montagne, nel momento in cui acquisiranno maggiore conoscenza tecnica e avranno supporto finanziario per portare avanti grandi progetti, il futuro dell’Himalaya sarà ampiamente segnato dagli Sherpa”. 

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4 Commenti

  1. I commenti sono tutti dei guru dell’alpinismo…appartenenti all’elite. Secondo me bisogna continuamente alzare l’asticella negli exploit o esiste un limite invalicabile?
    ( mi autopronuncio in anticipo”Sssst, zitto tu, non sei nessuno!Non sei della comunità”)
    Esistono numerose ditte di abbigliamentio ed attrezzature, forse c’e anche sovrapproduzione.Il Marketing moderno, per non confinare nella massa anonima i prodotti,per valorizzare nuove regioni trascurate della Terra, richiede nuove imprese e nuove storie…e di positivo c’e’ che si alimenta l’evoluzione dei materiali.
    Ipotizzo una attrezzatura che fornisce ossigeno ma piu’ che alla riduzione di peso e funzionalita’, puntera’ad essere tale da non venire ” sgamata” nelle foto.Poi finisce che alcuni si comprano piumoni alta quota e scarponi termici leggeri per fare un una passeggiata sulla neve…fattibile con dotazione valore convenzionale 100 ed invece si usa quella valore mille..10mila…e magari alpinisti validi in imprese classiche ..cominciano ad arrovellarsi..sulla possibilita’ di rischiare.
    ““Adesso bisogna fare qualcosa di nuovo, salire con uno stile diverso, magari senza ossigeno”.
    Cominciano i distinguo” eh si’, pero’… c’e’ lo stigma ..la macchiolina di sugo. sul piumone.”
    L’ortodosso ” il tempo ci regalerà delle salite dallo stile pulito”
    e quanti in sacco salma griffato?

  2. Per me da sempre alcuni alpinisti (pochi) fanno sempre qualcosa di nuovo e significativo, per loro non esiste il bisogno di dirlo e quasi tutti noi spesso ce ne accorgiamo molto dopo.

    Per me Nirmal ha fatto una nuova cosa (per ora unica), non era mai stata realizzata la salita in un solo colpo per ciascun 8000 e pure uno d’inverno e per primo nella storia delle invernali e sembra senza ossigeno (ma importa poco)
    Fatto sta che ha salito tutti gli 8000 in sei mesi senza tentativi e pochi mesi dopo ha salito d’inverno il K2 al primo colpo con tanti suoi compagni e sono stati i primi al mondo.

    Potrei dire che ha avuto una idea, è “andato e l’ha portata a casa” …… per primo !
    Grande messaggio per gli alpinisti.

  3. Favolosa questa impresa, ma ci rendiamo conto che fino ad una settimana fa il K2 sembrava impossibile, ed ora ben 10 (ripeto il 10) nepalesi hanno raggiunto la vetta insieme

    1. Ma infatti qualche domanda su come non ci arrivassero in due e ora ci vadano in 10 forse è doverosa. Non c’è polemica, e non è una domanda dalla risposta sfuggente: è solo questione di stile sulla quale la comunità dovrebbe farsi qualche ragionamento (oltre a gioire, ci mancherebbe: per la salita che volevano e che hanno fatto e per l’essere tornati tutti interi) .
      Da una parte c’è un organizzazione di molti (e forti) alpinisti e ossigeno fino in vetta per la maggior parte della “truppa”, dall’altra qualcuno che propone uno stile diverso, tutto qui.

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