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Camoscio appenninico, il video dei due nuovi nati nel Parco della Majella

Dopo le immagini degli orsi marsicani nella stagione degli amori, filmati nel PNALM (Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise), dal cuore degli Appennini arriva un secondo video dal sentore di primavera. Quello di due cuccioli di camoscio appenninico, nati recentemente nell’area faunistica di Lama dei Peligni (CH), nel Parco Nazionale della Majella.

“Saltellano tra i ginepri, all’ombra delle mamme che pascolano. E sperimentano le rocce, che saranno il loro rifugio – si legge nel comunicato del Parco – . Il ‘camoscio più bello del mondo’, come molti lo definiscono, ha ormai una popolazione stabile in Appennino. E la sua più consolidata colonia nel Parco Nazionale della Majella, dove si contano più di 1500 individui. Lo stato di buona salute della popolazione attuale deriva anche dalle grandi attività di conservazione svolte in passato. E dal captive breeding (allevamento in area faunistica) condotto per anni dai tecnici del Parco a Lama, che ha consentito di rinforzare la popolazione e contribuire alla nascita delle due neo colonie sui Sibillini e sul Sirente”.

La natura si risveglia, prestare attenzione!

Una interessante curiosità legata ai camosci appenninici è rappresentata dal fatto che le femmine aggreghino i nuovi nati nei cosiddetti “asili nido”. I giovani camosci imparano così presto a seguire la madre e a rifugiarsi sulle pareti più scoscese e irraggiungibili. Tali asili vengono pertanto localizzati su zone impervie, in genere precipizi. Situazione che rende complicato imbattersi in un cucciolo durante una escursione. Situazione differente vale per i nuovi nati di caprioli o cervi, a protezione dei quali, come ogni anno, il Parco della Majella rivolge un appello alla prudenza.

“Se avvistate, nascosto tra i cespugli o accucciato nell’erba, un piccolo di capriolo o di cervo e vi sembra abbandonato, non avvicinatevi! Infatti è del tutto naturale che proprio in questo periodo dell’anno, le femmine di capriolo o di cervo, per alimentarsi al pascolo, lascino spesso, ma solo per un tempo limitato, i loro piccoli. I cerbiatti rimangono nascosti tra l’erba fino a quando la madre non torna. Se il piccolo viene raccolto nel tentativo di soccorrerlo, il suo futuro sarà inevitabilmente compromesso perché saranno destinati, nella maggior parte dei casi, a vivere in cattività, avendo modificato il proprio comportamento in modo irreversibile”.

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