Alpinismo

Krzysztof Wielicki conquista il Piolet d’Or alla carriera 2019

 

A tre mesi dalla cerimonia di consegna dei Piolets D’Or 2019, che come lo scorso anno si svolgerà in Polonia nell’ambito del Ladek Mountain Festival (19-22 settembre 2019), in attesa che vengano decretati i nomi dei vincitori degli Oscar del mondo alpinistico, è stato annunciato ieri il nome di colui che si aggiudicherà quest’anno il Piolet d’Or alla carriera (“Piolet d’Or Lifetime Achievement, Walter Bonatti Award”).

And the winner isKrzysztof Wielicki!

Tante le motivazioni alla base di questa scelta da parte della giuria, che ha deciso di destinare per la seconda volta nella storia dei Piolets d’Or il riconoscimento alla carriera a un alpinista polacco, dopo la consegna del premio nel 2016 a Wojciech Kurtyka, autore nel 1985 della prima salita della parete Ovest del Gasherbrum IV.

Classe 1950, Wielicki ha intrapreso la carriera alpinistica a 20 anni, diventando non solo il quinto alpinista a completare la salita di tutti e quattordici gli Ottomila del Pianeta, ma anche il primo a salirne tre in inverno: Everest, Kangchenjunga e Lhotse.

Le sue salite invernali degli anni ’80 hanno portato quel periodo a essere ricordato come l’età dell’oro dell’alpinismo invernale ad alta quota.

Considerato in tutto il mondo come uno dei più grandi climber polacchi della storia, Wielicki ha nel suo curriculum una impressionante lista di imprese, come la prima salita in solitaria della parete Est del Dhaulagiri nel 1990, della Sud dello Shisha Pangma nel 1993 e del Nanga Parbat nel 1996. Al di là delle competenze alpinistiche eccezionali, Krzysztof è anche noto per la sua forza e determinazione caratteriale.

Il suo primo traguardo importante risale al 1973, quando per primo completò la salita del pilastro di Kazalnica in stile alpino in inverno. Come per molti altri alpinisti degli anni ’70 e ’80, sono stati i Tatra, le Alpi, le Dolomiti, il Caucaso, il Pamir e l’Hindu Kush la sua scuola naturale.

L’epica prima salita invernale dell’Everest, compiuta insieme a Leszek Cichy, risale al 1980. Quattro anni più tardi fu in grado di raggiungere la vetta del Broad Peak in sole 16 ore, impiegandone 6 nella discesa per un totale di 22, diventando il primo alpinista ad aver realizzato una simile impresa in giornata. L’inverno del 1986 fu la volta del Kangchenjunga, in compagnia di Jurek Kukuczka. Due anni più tardi realizzò la prima invernale del Lhotse con un tutore ortopedico. Elemento che rese ancora più eccezionale questa salita in solitaria. A suo avviso, la più grande delle avventure sugli Ottomila è stata però quella del Nanga Parbat, salito in solitaria nell’estate del 1996 lungo la via Kinshofer.

Dopo aver collezionato i 14 Ottomila è stato più volte a capo di spedizioni in alta quota, di certo le più celebri rappresentate dai due tentativi invernali sul K2 del 2002/2003 e 2017/2018. Nel contempo non ha mai abbandonato la passione per l’alpinismo di esplorazione in aree remote del Karakorum, salendo per esempio nel 2011 tre Cinquemila nella Koksil Valley, diventando anche il primo uomo a raggiungere la vetta del Khushrui Sar.

Una vita dedita all’alpinismo, raccontata in maniera esemplare nel libro “La mia scelta” (Hoepli, 240 pagine, 24,90 euro), curato da Piotr Drożdż e tradotto da Luca Calvi, che di certo merita il riconoscimento più prestigioso del mondo alpinistico.

Come ricordano gli organizzatori del Ladek Mountain Festival, “il Piolet d’Or alla carriera è stato creato come premio per una carriera in cui lo spirito del protagonista è stato di ispirazione per le generazioni successive e le conquiste di Krzysztof Wielicki continuano a ispirare e impressionare generazioni di climber”.

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