David Lama, Hansjorg Auer, e Jess Roskelley: il ricordo e le riflessioni degli alpinisti
La perdita di tre grandi alpinisti quali erano David Lama, Hansjorg Auer, e Jess Roskelley ha sconvolto nel profondo la comunità alpinistica mondiale. In molti hanno voluto lasciare un ricordo di questi tre uomini, spesso compagni di cordata e amici. Chi solo un saluto, non trovando altre parole per esprimere il dolore della perdita, e chi una riflessione più profonda sul senso dell’alpinismo. Infine, le parole di Steve House, che aprì con Scott Backes e Barry Blanchard M-16, la linea sull’Howse Peak salita da David Lama, Hansjorg Auer e Jess Roskelley e dove hanno trovato la morte in discesa a causa di una valanga.
Simone Moro
Per morire bisogna essere nati e potrebbe bastare già quello.
Ci sono persone però che oltre ad essere nate hanno deciso crescendo che avrebbero vissuto intensamente, speso tutte le loro energie per dare concretezza ai propri sogni e ancor più trasformare la propria passione e quei sogni come obiettivo della propria esistenza e sussistenza.
Costoro hanno cercato e trovato attraverso questa decisone la loro completezza, la loro felicità, l’equilibrio e la ragione per cui valga la pena svegliarsi la mattina e coricarsi stanchi, felici e motivati la sera. Alla felicità raggiunta non si danno spiegazioni. Non esiste un perché alla felicità, quando la si trova ci si sente, pieni, realizzati, forti e grati.
Nessun uomo rinuncerebbe mai alla felicità e nessun alpinista smetterebbe mai di andare in Montagna, in questa oasi di libertà, per far contento chi non capendo ti vorrebbe a casa, spettatore. Ogni scalatore fa sempre di tutto per proteggere il bene prezioso della vita, ogni accortezza è rivolta in primis alla propria incolumità e solo in seconda battuta all’azione. Ma l’uomo fa parte della Natura, non ne è il dominatore e creatore e accetta sin dall’inizio che potrebbero non bastare bravura, esperienza, astuzia e prudenza per annullare i rischi ed evitare anche il peggio. Nessun uomo in nessun angolo del pianeta ed in nessun momento della propria esistenza può annullare i rischi. Possiamo però decidere se esistere solo per vivere o vivere cercando di dare un senso al dono e alla fortuna di essere esistiti.
David Lama, Hansjörg Auer e Jess Roskelley erano tre uomini felici, tre atleti molto forti, tre persone che amavano e proteggevano la loro vita e la loro anima. Erano anche tre amici, tre persone che come me e tanti altri avevano trovato fiducia in se stessi e in persone che aiutavano e aiutano a rendere migliore la nostra vita e il nostro mondo.
Io perdo tre amici, il mondo perde tre protagonisti e mentori di una vita rispettosa, sana e vissuta sempre con il sorriso.
Stavano vivendo a modo loro il cammino della loro esistenza; il viaggio che stavano compiendo assieme si è interrotto là dove nessuno avrebbe potuto sospettare che sarebbe stato chiamato a quell’appuntamento. Piangere la loro scomparsa è umano e doveroso, le lacrime spesso solcano le nostre guance e rinfrescano la nostra anima e la nostra sensibilità. Ma ogni volta che ho perso persone care, amici e colleghi, ho sempre voluto reagire con l’azione, anziché farmi gettare a terra.
La loro passione ed i loro valori sono gli stessi che animano molti di noi vivi e la loro bravura e integrità deve essere il carburante per reagire e farsi carico dei loro insegnamenti. I nostri zaini insomma si devono riempire anche del loro bagaglio umano, narrare di loro deve servire a far vivere ed a agire ancora in modo migliore noi che li abbiamo amati e conosciuti, e che il viaggio della vita lo stiamo ancora vivendo intensamente, proprio come hanno fatto fino a ieri i nostri tre fratelli scomparsi.
Ciao Hansjörg, David e Jess, la vostra scalata continua…
Reinhold Messner
“E’ una grande tragedia, è terribile – ha dichiarato Messner all’agenzia di stampa austriaca Apa -. Auer e Lama hanno portato l’arte dell’arrampicata a nuove dimensioni” e avevano entrambi “un forte carisma“. Soprattutto Auer “era ai massimi livelli in tutte le discipline“. Per Messner, l’incidente dimostra che l’alpinismo tradizionale a quei livelli “è follemente pericoloso“. “Non è una questione di capacità, ma di fortuna o sfortuna“, prosegue ricordando che “metà dei migliori alpinisti mondiali muore“. “Questo tipo di alpinismo è affascinante, ma anche difficilmente giustificabile“, conclude.
Hervé Barmasse
Ci sono dei giorni nei quali, anche per un alpinista, rivolgere lo sguardo verso le montagne è molto difficile e doloroso. Il cuore batte soffocato dalla tristezza e ci si chiede il senso di cosa facciamo. Oggi è uno di quei giorni. Uno di quelli in cui non vorresti mai alzarti dal letto perché sai bene che affrontare la vita sarà più difficile. David Lama, Hansjorg Auer, e Jess Roskelley non ci sono più. L’ultima volta che ci siamo seduti a un tavolo tutti assieme per discutere di alpinismo e progetti futuri era a Zermatt, lo scorso novembre. Ricordo David e la sua domanda: “quali sono secondo voi le scalate del futuro? Quelle “outstanding”? Era iniziata così una discussione lunga ore e terminata alle 3 del mattino al bar dell’albergo. Davanti a me David e Hansjorg, due ragazzi incredibilmente dotati, motivati, forti e mille sogni da realizzare. Oggi purtroppo rimangono solo quei sogni, le salite di cui avevamo parlato e tanta, tanta tristezza. L’alpinismo è ancora una volta in lutto.
Agli amici e alle famiglie le mie più sentite condoglianze.
Alex Honnold
Sono molto rattristato nell’apprendere della perdita di David Lama, Hansjoerg Auer e Jess Roskelley. Non c’è davvero altro modo per dirlo. Tre dei migliori alpinisti al mondo hanno perso la vita in uno sfortunato incidente. Condoglianze alle famiglie e all’intera comunità alpinistica a cui erano legati.
Adam Ondra
Ho sentito parlare di David Lama come un prodigio dell’arrampicata prima che ci incontrassimo alla nostra prima competizione in Italia quando io avevo 7 anni e lui 10. Un teenager che vinse la maggior parte delle gare il primo anno in cui si presentò alla Coppa del Mondo. Con uno stile che era difficile da credere – con una totale semplicità, eleganza e inconsapevolezza che quelle vie erano davvero difficili. Ben presto perse interesse nelle competizioni e rivolse l’attenzione dove il suo cuore desiderava davvero essere: sulle montagne. È diventato in breve tempo uno dei migliori alpinisti grazie ad imprese come la prima libera della via del Compressore sul Cerro Torre.
David era un vero personaggio che cercava sempre di proseguire sulla sua strada. A volte questo ha significato tanto coraggio e passione, che non gli mancavano.
Sono così triste nell’apprendere della sua tragica perdita insieme a Hansjorg Auer e Jess Rosskelley.
Le montagne sono un meraviglioso parco giochi che ci fa sentire liberi. Non dimentichiamo mai che possono essere spietate. Prestate attenzione.
Matteo Della Bordella
Con immenso dolore e tristezza non possiamo far altro che accettare la dura realtà dei fatti.
Ciao Hansjorg e David, non dimenticherò mai quelle giornate passate insieme a fare boulder a El Chalten, e della vostra spontaneità nella scalata e nella vita, vi ho sempre ammirato tantissimo e continuerò a farlo, che possiate riposare in pace.
Condoglianze ai vostri cari ed alle famiglie, anche di Jess Roskelley
Alex Txikon
La montagna ci dà tutto e in un attimo ci toglie tutto. Anche se è difficile da capire, è dove vogliamo essere. Sono estremamente dispiaciuto per la perdita di David Lama, Hansjörg Auer e Jess Roskelley. Mi sarebbe piaciuto aver potuto fare una spedizione con loro; in effetti, ultimamente, avevo seguito le avventure di David Lama con molta ammirazione e desiderio di condividere un po’ di esperienza insieme.
Tre giovani scalatori di talento e con esperienza, senza dubbio una grande perdita per l’alpinismo. Le mie condoglianze alle famiglie e agli amici. Non saranno mai dimenticati. Rispetto e tutta la mia ammirazione. Ci vediamo sulla montagna, amici.
Steve House
Questa montagna, Howse Peak, è tra le montagne più potenti che abbia mai conosciuto. Ha cambiato molte vite questa settimana, in modo tragico. Ho perso tre amici, tre fratelli. Questo è il minimo, ne sono sicuro. Conoscevo tutti e tre, in modo più approfondito Auer. Era sia un amico sia un Dio per me.
Il più grande sconvolgimento per me in questo momento è il ruolo della via M-16. Un percorso che ho scalato per più di cinque giorni, il cui ricordo ora è così vivido, più di 20 anni fa. Quella salita ha portato me, Scott Backes e Barry Blanchard ai limiti delle nostre abilità, della forza, del giudizio e della fortuna. Ha sfidato la nostra stessa forza vitale e abbiamo quasi perso. Ho scalato uno dei tiri più difficili e pericolosi della mia vita. Barry è stato quasi ucciso dal crollo di una cornice di neve. Scott ci ha tenuti insieme come una squadra molto più forte delle sue singole parti, dopo e per sempre. E ora quel potere che avevamo conosciuto, ha ucciso.
Vorrei avere parole per aiutare coloro che sono ora addolorati a capire cosa è questa montagna. Ciò che significa salire sulla parete est del Howse Peak. È semplicemente questo: il posto più vero dove gli uomini più forti possono mettersi alla prova nei loro giorni migliori… Questi erano grandi uomini. Il vero 0,1%. Ognuno di loro lo ha dimostrato con le proprie azioni più e più volte. Questi uomini erano incommensurabili…
Messner ha centrato il punto. Ho intervistato Hansjoerg lo scorso autunno e ha terminato l’intervista dichiarando che al di lá delle imprese desiderava invecchiare e tramandare la sua vita ai figli dei suoi figli. Rischio e ideale…Occorre in un certo modo ripensare l’alpinismo di alto livello e capire le ragioni profonde che portano gli uomini sulle montagne.
E’ considerata molto pericolosa la via percosa dai 3 alpiniti o è stata maggiore la sfortuna per via della valanga secondo voi?
Leggendo questa frase del commento di Moro: “Nessun uomo rinuncerebbe mai alla felicità e nessun alpinista smetterebbe mai di andare in Montagna, in questa oasi di libertà, per far contento chi non capendo ti vorrebbe a casa, spettatore. Ogni scalatore fa sempre di tutto per proteggere il bene prezioso della vita, ogni accortezza è rivolta in primis alla propria incolumità e solo in seconda battuta all’azione. Ma l’uomo fa parte della Natura, non ne è il dominatore e creatore e accetta sin dall’inizio che potrebbero non bastare bravura, esperienza, astuzia e prudenza per annullare i rischi ed evitare anche il peggio. Nessun uomo in nessun angolo del pianeta ed in nessun momento della propria esistenza può annullare i rischi. Possiamo però decidere se esistere solo per vivere o vivere cercando di dare un senso al dono e alla fortuna di essere esistiti.” la trovo quantomeno ipocrita se penso a come ha denigrato Nardi e la sua scelta di salire il Mummery.
Tuttavia questo è l’alpinismo e ciò che più serve da monito è che questi tre grandi alpinisti, in questa occasione, non stavano facendo quello che più volte hanno fatto nella loro carriera, ovvero spostare il limite con scelte estreme, ma stavano scendendo da una montagna dopo aver ripetuto una via. Tutto quello che potrebbe succedere ad ognuno di noi durante le nostre esperienze in montagna. Fatte salve bravura e attenzione è solo questione di ambizione, fortuna e statistica.
Purtroppo la montagna è sinonimo di pericolo, a volte lo dimentichiamo.
Sono pericolose certe escursioni fatte dalle famiglie, in certi tratti…figuriamoci l’alpinismo, soprattutto quello estremo.
Poi si sa puoi morire anche a casa, scivolando in bagno…Ma é un altro discorso.
Non ho mai avuto il piacere di conoscerli personalmente. Ho seguito le imprese di Hansjorg e David. Un giorno casualmente leggo la notizia su internet e sono rimasto veramente male. Dallo spessore di questi ragazzi, da quello che hanno fatto mi ero immaginato una sorta di immortalitá, invece erano umani e umanamente hanno lasciato questo mondo.
Però nel mondo alpinistico saranno eterni, e forse è questo il senso della vita…lasciare una traccia, del buono.
Arrampicate per sempre liberi e sereni sulle nuvole, cari Hansjorg, David, Jess