Alpinismo

Invernali – Sul K2 si torna in parete. Qualche riflessione

È terminato per la squadra russa-kazaka-kirghisa il tempo di riposare. Questa mattina Pivtsov, Aubakirov, Danichkin, Abildaev hanno lasciato il campo base, gli altri si muoveranno domani.

In attesa che si possa rientrare in azione, ci dedichiamo oggi a qualche riflessione. La prima relativa all’utilizzo nei giorni scorsi della Gamow bag, la camera iperbarica portatile. 

Da un punto di vista fisiologico il benessere (o recupero di benessere) deve essere stato più o meno irrilevante considerando il tempo ridotto durante il quale ogni alpinista è potuto stare nel tubo pressurizzato. Certo, il beneficio immediato c’è, anche se di breve durata, soprattutto per coloro che avevano problemi respiratori, come Artem Braun. 

Un’ultima considerazione sulla questione è relativa all’utilizzo al campo base l’ossigeno “aggiuntivo”: in base a quanto stabilito dal buon senso e dalla logica o dalla regola che “la prestazione alpinistica inizia e finisce al campo base”, lo si può assumere in dosaggi anche illimitati senza incorrere in “squalifiche”.

Veniamo invece al Camino Bill: il mitico passaggio chiave verso i 6650 metri di campo 2 è quest’inverno “secco” come d’estate. Poco importa dal punto di vista tecnico visto che su questo corridoio verticale di una trentina di metri non mancano corde fisse e scale.

Il Camino Bill. La prima foto è stata scattata lo scorso inverno da Denis Urubko; la foto centrale da Andrzej Bargiel questa estate; la terza foto dalla spedizione russa qualche giorno fa. Collage @ dominobb via Twitter

La scarsità di neve rispetto all’anno scorso lascia intendere che in alto le due spedizioni troveranno condizioni difficili dal punto di vista del ghiaccio vivo, ma meno pericolose da quello delle masse di neve instabile.

Il K2  sta giocando le sue carte per rimanere inviolato, ma pare che i ragazzi impegnati sullo Sperone Abruzzi si stiano impegnando: hanno ancora tempo e le giornate si allungano, ma dal campo 2 alla vetta di strada da fare ce n’è ancora molta.

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