Alpinismo

Everest, quest’anno ci si aspetta un girone dantesco

La primavera è cominciata e con essa si è messa in moto l’enorme macchina dell’Everest. Gli Icefall doctor già da qualche settimana vanno avanti ed indietro tra i crepacci e le torri di ghiaccio per sistemare scale e corde, le agenzie iniziano i preparativi e gli alpinisti incominciano ad arrivare a Kathmandu.

Pare tutto normale, ma in realtà quello che ci si aspetta quest’anno all’Everest è un vero e proprio girone dantesco con un affollamento mai visto fino ad ora.

A confermare queste previsioni sono alcuni dei più importanti responsabili delle maggiori agenzie di spedizioni commerciali. Secondo Russel Brice la ragione è da rintracciarsi nel successo della scorsa stagione (in oltre 600 sono arrivati in vetta), che pare aver ridato fiducia un po’ a tutti dopo le tragedie degli anni precedenti. Della stessa opinione anche Dominik Mueller, manager dell’agenzia tedesca Amical Alpin, che evidenzia il fatto che questo è anche l’ultimo anno in cui si possono utilizzare i permessi di scalata rilasciati nel 2015 e prolungati a causa del terremoto; a questi si aggiungono quelli del 2014, anch’essi prolungati (scadranno nel 2019) dopo la valanga che uccise diversi sherpa.

In questa situazione, c’è chi ha deciso di rinunciare a portare i propri clienti al tetto del mondo, come Phil Crampton che quest’anno, dopo 14 anni, non sarà al campo base con la sua agenzia Junkies altitudine, come ha anticipato sul blog di Alan Arnette. “Una delle mie principali preoccupazioni è il sovraffollamento, soprattutto a causa degli scalatori che hanno i permessi del 2014 e il 2015 – ha riferito Crampton, che ha aggiunto –  Ci sono stati alcuni incontri a Kathmandu con gli operatori locali per quanto riguarda il previsto aumento del numero di alpinisti stranieri, che, secondo quanto si è detto, sarà sostanziale. Sul versante sud sono previsti numeri record”. Una maggiore quantità, che però non corrisponde ad un aumento di qualità degli alpinisti, con ricadute sulla sicurezza di tutti: “Alcuni anni fa la maggior parte delle agenzie occidentali chiedevano ai clienti di avere esperienza su alcune montagne, come Aconcagua, prima di andare al “The Big E”, ma negli ultimi tempi ho incontrato alpinisti, anche di agenzie occidentali famose, che andavano orgogliosi della loro inesperienza. Inoltre, ora sembra essere di moda il voler salire in vetta nel minor tempo possibile, saltando l’ascesa di un 7000 per acclimatamento, preferendo invece dormire a casa nelle tende ipobariche, così da poter sbrigarsi con l’Everest in 4 settimane”.

Per il momento, la soluzione per evitare questa situazione, a detta di tutti, pare essere quella di optare per una diversa stagione rispetto a quella primaverile, come l’autunno (o addirittura l’estate, come Killian Jornet) o per il versante nord, meno affollato, a causa di requisiti più stringenti per l’ottenimento dei permessi da parte delle autorità cinesi, della maggiore difficoltà della via e della minor disponibilità di lavoratori d’alta quota.

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close