News

Liquore al metanolo, altre 4 morti

immagine

KATHMANDU, Nepal — Uno degli sherpa avvelenati dal liquore al metanolo è miracolosamente sopravvissuto grazie al lavoro d’equipe dei medici dell’Hra e del campo base. Ma altri quattro, si è scoperto, sono morti nei villaggi lungo la valle del Khumbu nelle scorse settimane.

Sono arrivati i primi risultati delle indagini avviate dagli ufficiali di collegamento e dalla polizia di Namche subito dopo la tragica morte di uno sherpa al campo base dell’Everest. Sembra ormai assodato che all’origine dell’avvelenamento ci sia una partita illegale di liquore proveniente da Kathmandu e distribuita nel Khumbu alcuni mesi fa. Il liquore contenuto in quelle bottiglie è stato tagliato e allungato con il metanolo, alcol tossico che se ingerito provoca la morte.

Le autorità nepalesi, che nel frattempo sono risalite ad altre quattro morti avvenute lungo la valle nei mesi scorsi a causa di avvelenamento da metanolo, starebbero indagando al momento sul distributore di Lukla.

Nel frattempo, al campo base dell’Everest si tira un respiro di sollievo alla notizia che uno dei due sherpa avvelenati dal liquore è miracolosamente sopravvissuto. A raccontare la vicenda, è l’inglese Gavin Bate, guida e responsabile della spedizione a cui apparteneva lo sherpa.

“Ngima Sherpa, il mio cuoco, è andato nella tenda accanto della Mountain Top a trovare il suo collega Kaji Sherpa – ha raccontato Bate -. Vengono dallo stesso villaggio, Thaksindu, che si trova a tre giorni di cammino sotto Lukla. Hanno apetto una bottiglia di liquore che sfortunatamente era stato tagliato con il metanolo".

"Poche ore dopo – prosegue l’alpinista – abbiamo trovato Kaji riverso sul ghiaccio fuori dalle tende. Era già morto. Ngima era in fin di vita. Un dottore della spedizione dell’esercito indiano ha provato ad aiutarlo, ma è andato quasi subito in blocco renale. Lo abbiamo portato alla clinica dell’Himalayan Rescue Association ed è inziata una corsa disperata per salvarlo. Questo avvelenamento è veloce e mortale".

"Eric e Torrey dello staff Hra sono stati straordinari – prosegue Bate – hanno intuito la causa della crisi e hanno lavorato per oltre 24 ore, supportati da tutti i medici presenti al base, per salvare Ngima. E oggi, a tre giorni dall’incidente, da Kathmandu arriva la notizia che è sopravvissuto. Non so come ringraziarli".

Bate espone però una lamentela verso gli elicotteri di soccorso, che in un primo momento sono stati bloccati dal maltempo ma poi sono riusciti ad arrivare al campo base per recuperare due alpinisti occidentali, senza poi ritornare a prendere lo sherpa che versava in condizioni gravissime. Solo dopo due giorni Ngima Sherpa è stato prelevato e portato a Kathmandu.

Sara Sottocornola

 

Sara Sottocornola

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close