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Tibet: apertura "condizionata" della Cina

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PECHINO, Cina — Le proteste del Dalai Lama per la situazione in Tibet, riecheggiate su tutti i giornali del mondo, hanno ottenuto un primo effetto. Quello di una timida apertuta della Cina che ha messo sul piatto la ripresa dei negoziati.

I cinesi hanno invitato i rappresentanti dell’autorità religiosa a sedersi al tavolo delle trattative. E già questo è un risultato. L’unica condizione sine qua non voluta dai comunisti è che il leader spirituale tibetano smetta di condurre "attivita’ separatiste".
 
I cinesi dunque aprono ma rilanciano. La proposta è arrivata direttamente dal premier cinese Wen Jiabao durante la conferenza stampa conclusiva dell’Assemblea nazionale del popolo. "Il Dalai Lama deve dimostrare la sua sincerità – ha detto il premier Wen Jibao – in modo che si possano raggiungere risultati sostanziali".
 
Certo è che la strategia del Dalai Lama, che fra le altre cose ha ricevuto la cittadinanza di Roma dal sindaco Gianni Alemanno da sempre vicino alla causa tibetana, almeno in questa fase è risultata vincente. Il colosso cinese è disposto a tornare al dialogo dopo anni di dura repressione che hanno provocato migliaia di morti.
 
WP 
 
 

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