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Finisce qui l’Alpinismo Libero Himalayano?

 

Mario commenta amaro l’articolo sulla proposta di nuove regole per l’alpinismo in Nepal: “Addio all’evoluzione dell’alpinismo in Nepal……..Con queste regole si favoriscono solo le spedizioni commerciali. D’altra parte è ovvio che per i governanti sono più importanti i soldi che l’apertura in solitaria di una nuova via su un 8000 in inverno (realizzazione che ancora manca nella storia dell’alpinismo). Il divieto delle solitarie e l’obbligo della guida penso siano il peggio che potessero partorire.”

Non si sentono voci nobili, altolocate di himalaysti che abbiano salito 14 o 7 o anche un solo 8000, o 1 o 4 ottomila in prima o seconda invernale, levarsi non dico contro la nuova proposta di regolamentazione dell’himalaysmo in Nepal, ma anche solo per discuterne, magari suggerendo qualche miglioria che consenta anche agli alpinisti “indipendenti” e perché no solitari di fare delle attività alpinistiche. Solo la voce di Mario, sul nostro modesto sito, si è sollevata a difendere lo spirito libero dell’alpinismo.

Ammetterete che è piuttosto strano se non sconcertante.

Ma forse proprio di questo si tratta. Tutti i “grandi” sono sbigottiti, stanno prendendo fiato. Di sicuro entro pochi giorni reagiranno. Anche le grandi organizzazioni internazionali tacciono dall’UIAA e Club Alpini Nazionali. Eppure parrebbe questo un tema di dibattito, se non altro perché migliaia di associati frequentano le alte lande Himalayane e del Karakorum. Ma i loro dibattiti, per non parlare delle determinazioni, quando ci sono, richiedono tempo, molto tempo.

Ci pare che l’annotazione centrale fatta da Mario riguardi il fatto che il nuovo regolamento, per ora proposto dal Dipartimento del turismo Nepalese, favorisca di molto le spedizioni commerciali, che avranno il monopolio dell’organizzazione delle salite in alta quota e potranno imporre prezzi alti in nome della nuova “sicurezza”, reale o supposta, suggerita dalla nuova burocrazia d’alta quota.

A volte il meglio è nemico del bene. Il vecchio adagio pare essere particolarmente adatto a questa situazione. Per questo ci permettiamo di sollecitare il dibattito dei nostri lettori e in particolare quello di coloro che sono degli himalaysti. Dopotutto questo sito è collegato con il Nepal Mountain News un sito di informazione abbastanza letti a Kathmandu. Forse qualche buon suggerimento potrebbe arrivare all’orecchio del Dipartimento del turismo del Nepal.

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2 Commenti

  1. Caro Sig Da Polenza, 

    raccolgo volentieri il suo invito al dibattito! 

    Premesso che, ahimè, non sono un himalaysta, la mia opinione in merito è piuttosto neutra; ritengo cioè  che ogni Paese sia libero di legiferare nella maniera che ritiene e che gli è consentita. 

    È questa sicuramente una “forzatura”, ma è pieno il mondo, in ogni angolino, anche il più remoto, di regole e regolamenti assurdi (ai nostri occhi ).

    Semplicemente: Voglio fare una tal cosa e ci sono determinate regole per farla? Ebbene, sarà giusto rispettarle. Non tanto nel senso “legale” del termine (non siamo mica dei fuorilegge! Ci piace solo andare in montagna!!), ma in un’ottica più ampia, che però non comprende certo l’aspetto economico.

    Al pari delle regole, fa parte del pacchetto. 

    Prendere o lasciare!

    Cordiali saluti

  2. Grazie Agostino per aver condiviso il mio pensiero.
    Ritengo anch’io che questo sia un argomento che non possa passare sotto silenzio visto le conseguenze che nel medio e lungo termine può produrre nell’alpinismo; e, come lei, sono rimasto perplesso, dal poco interesse che tale informazione ha prodotto (per lo meno a livello di commenti sul sito).
    Riguardo a quanto scritto da Bacco, penso che la questione non si possa liquidare così semplicemente come semplici regole da seguire.
    Per spiegarmi meglio farò questo esempio.
    Se si desiderasse scalare il Monte Bianco e ci si impegnasse con fatica e dedizione a raggiungere il livello necessario per poterlo realizzare e poi, al momento buono, cambiano le regole e diventa obbligatorio l’accompagnamento di una guida per scalarlo, questa non sarebbe un’imposizione che lede la libertà espressione della persona (tenuto conto che, in fondo, tutte le montagne sono opere della natura e non delle nazioni che confinano con esse)? Perchè devono essere imposte delle limitazioni ulteriori ai già pesanti permessi che si devono pagare per salire tali montagne? Se già devo pagare almeno che sia libero di esprimermi come meglio credo. Se la guida che mi viene affibiata non ha intenzione di aprire una via nuova su un 8000 nepalese secondo la mia volontà, devo per forza utilizzare la via normale? Sono tante le questioni che tali regole mettono in discussione e, chi ama l’alpinismo e la sua evoluzione, non può accettarle tout court.

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