Alpinismo

Montagne Dure

[:it]BERGAMO – “Montagne Dure” avrebbe scritto Rolly Marchi, lasciando intendere montagne o per meglio dire pareti difficili, complesse, lontane e poco pensate, nel senso che tutti (almeno quelli che devono) sanno che esistono, ma fan finta che non ci siano.

Di tanto in tanto a Trento, Banff, perfino a Chamonix, dove si conferisce il prestigioso Piolet d’Or, salta fuori un loro nome, ma si preferisce non parlarne come ci fosse qualche pudore o forse imbarazzo. E così si risalgono le vie normali sugli 8000 (alpinismo di assoluto rispetto, per carità), fino a collezionarne 14, si affrontano montarozzi e si tracciano vie improbabili su pareti anche molto belle e magari difficili, che vengono premiate a turno con il Piolet o il Pelmo, sempre “d’oro”, o un altro riconoscimento in tema.

Ecco tre “Montagne Dure”, idee per vacanze adrenaliniche e faticosissime, per imprese vere d’alta quota, per alpinisti non solo bravi, ma grandi o perlomeno aspiranti tali. Auguri.

La nord del K2 la conosco bene: parecchi anni fa ci ho pascolato sopra per settimane e alla fine mi son trovato in vetta insieme a Josef Rakoncaj. Salimmo lo spigolo nord che parte dai nevai sulla destra guardando la montagna e poi, più o meno, segue il filo dello spigolo, portandosi da destra a sinistra attorno a quota 8000, e da lì lungo l’ultimo nevaio fino alla vetta. Una gran bella via.

A sinistra dello spigolo maestro c’è una parete con incisa una immensa Y con al vertice, come appoggiato sopra, un cono di gelato alto 800 metri e dall’altra parte un altro spigolo, meno pronunciato, ma più massiccio e insaccato contro la montagna, che parte in basso dai nevai e, per salti di ghiaccio e pareti di roccia, sfila fino la vetta. Tozzo, ma verticale, molto più del fratello già salito.

Se c’è qualcuno che ci vuol mettere il naso, si faccia avanti. Provai a proporlo alcuni anni fa a un gruppo di fortissimi alpinisti, ma fui subito disilluso. In quel momento nessuno aveva voglia e forse capacità di affrontare una parete così impegnativa.

È un gran bel problema da risolvere e sarebbe la seconda via dal versante nord della più bella montagna del mondo. Partigiano? Vero!

Quando Karl Unterkircher mi disse che voleva tentare la parete Rakhiot del Nanga Parbat e mi chiese se potevo dargli una mano, come faccio ora con Nardi per le invernali, mi rifiutai: “no maledizione, è pericolosa! non andarci hai poco tempo…”. Non ci fu nulla da fare, partì lo stesso e dopo aver salito un terzo della sua nuova via, proprio nel centro della parete, fu travolto da dei blocchi di ghiaccio e lì rimase. I suoi due compagni, Walter Nones e Simon Kehrer, raggiunsero dopo qualche giorno la sommità della parete, gran bella prestazione, ma non la vetta del Nanga che è un po’ fuori mano.

Dunque, sulla parete Rakhiot una via c’è e porta il nome di Karl, ma da quella via nessuno è arrivato in vetta al Nanga Parbat. D’altronde la parete è immensa e non c’è altro. Io però di questa faccenda non ne voglio saperne nulla.

Karl Unterkircher - Nanga Parbat (2)
Karl Unterkircher che osserva la parete Rakhiot del Nanga Parbat

 

Quando in inverno andai al Lhotse, nel gennaio 1980, raggiunsi il colle Sud da solo (con la valorizzazione attuale delle invernali mi sento un po’ un precursore e magari anche uno che sa di cosa parla e scrive). In quell’occasione mi partì la paranoia per la traversata dal Lhotse al Lhotse Shar. Si io l’avevo pensata in discesa (per modo di dire). Trovai delle foto, alcune in bianco e nero, che mi diede Kurt Diemberger, e delle immagini aeree, che cominciai a studiare. Ma c’era poco da studiare, l’impresa rimaneva sempre complicata, difficilissima, disarmante che la si prendesse da una parte o dall’altra. Qualcuno poi pensò che arrivati sul Lhotse il prosieguo naturale della traversata sarebbe stato scendere a Colle Sud e salire l’Everest.

Ma nonostante qualche pensiero da parte di qualche grande, come Erhard Lorentan, o qualche forte polacco, ne parlai anche con Jerzy Kukuczk, questa traversata nel cielo sul filo delle rocce nere del Lhotse è ancora un sogno da realizzare.

La parete sud del Lothse
La parete sud del Lothse ed a sinistra l’Everest

Continua…[:]

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2 Commenti

    1. Si, ci manca molto. Vero, ma mentre lo stava superando dall’interno, il seracco crollò e ne fu travolto

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