Alpinismo

K2: a Bonatti non servono riabilitazioni

BERGAMO — Walter Bonatti riabilitato. Una verità certificata oltre mezzo secolo dopo e una nuova versione sulla conquista italiana del K2. Questa la notizia dilagata sui quotidiani nazionali nei giorni scorsi. Ci risiamo, mi sono detto. Ma cosa è successo nelle ultime settimane da far titolare a piene pagine che il grande alpinista è stato "riabilitato"? E da che, poi?

Per essere riabilitati bisogna essere accusati di una colpa. E dalla stupida accusa di aver "ciucciato" l’ossigeno per ambizione personale, portando pregiudizio alla riuscita dell’impresa del K2, Bonatti venne riabilitato dal tribunale trent’anni fa. Basta. Fine. Chiuso.

Per fortuna, invece, si tratta del libro scritto da Luigi Zanzi, Fosco Maraini e Alberto Monticone, e pubblicato in questi giorni al seguito della indagine "conclusiva" sul caso Bonatti commissionata dal Club Alpino Italiano a "Tre saggi". Proprio in questi giorni il Cai Centrale ha dato (dopo due anni dalla stesura) il "si stampi" all’editore Priuli e Verlucca.

Ma la relazione era stata pubblicata e commentata già nel 2004, anno della celebrazione del 50esimo anniversario della salita del K2. Mi era già parsa un’analisi precisa ma che, per scelta, anzichè l’oggettività dell’indagine aveva preferito la strada più culturale – perfino un poco ideologica – dell’interpretazione dei fatti accaduti nei giorni di fine luglio del 1954 al campo base e attorno alla cima del K2.

Un esercizio dotto, quello dei saggi. Che però poco aggiungeva o toglieva – se non scarse notizie e ulteriori opinioni – alla mole di informazioni che ci avevano lasciato in eredità Desio ufficialmente, Lacedelli e Compagnoni con scritti e chiacchiere varie, gli altri membri della spedizione con testimonianze giornalistiche e racconti nel corso degli innumerevoli incontri e celebrazioni sulla salita, Bonatti con un’infinita serie di libri, articoli, atti di tribunale e così via.

Nulla però cambiava nè muta ora rispetto all’eccezionale risultato di quella spedizione. Nulla rispetto al buon lavoro di gruppo della squadra, nonostante forti individualismi e qualche turbolenza. Nulla nemmeno rispetto alla capacità di Desio di puntare  al successo.

Nulla rispetto all’importante e probabilmente determinante apporto di Bonatti all’esito positivo della "conquista" della cima. Nulla rispetto all’uso certo dell’ossigeno per raggiungere il risultato della vetta. Qualche incongruenza, qualche balla, qualche esagerazione? Sì, certo! Ma è molto dubbia e credo scarsa la loro l’influenza sul giudizio complessivo dell’impresa del K2 del 1954 e sugli uomini che la realizzarono.
 
Che c’è di nuovo attorno al K2? Nulla, per fortuna. Il caso è veramente chiuso.

Agostino Da Polenza

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