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Strage in Pakistan: intervista da Peshawar ad Ashiq Khan

Strage alla scuola di Peshawar in Pakistan (photo www.ibtimes.co.uk)
Strage alla scuola di Peshawar in Pakistan (photo www.ibtimes.co.uk)

PESHAWAR, Pakistan — Sono 141 i morti presso la scuola militare di Peshawar in Pakistan di cui 132 bambini e ragazzi. Sono stati uccisi da un commando di nove persone appartenenti al Teheek – e –Taliaban, gruppo terroristico pakistano. EvK2CNR lavora che  in Pakistan da oltre 20 anni ha fondato un’omonima organizzazione anche in Pakistan che ha sede a Skardu e ad Islamabad. Ashiq Khan, autorevolissimo e ascoltato rappresentante del mondo ambientale pakistano e internazionale, è membro del Board scientifico Pakistano di EvK2Cnr ed è tra quanti hanno contribuito alla implementazione del Parco del K2. La prima volta che l’ho incontrato ad Islamabad vestiva una lunga tunica beige e davanti ad un the ha voluto spiegarmi quanto fosse importante per la reale conoscenza dei fenomeni naturali e sociali raccogliere il punto di vista delle persone presenti sul territorio. In questi giorni si trova  proprio nella sua città natale. È di Peshawar. Lo abbiamo raggiunto per chiedere informazioni, per capire dal punto di vista di un testimone diretto e di un cittadino pakistano.

Mr Ashiq Khan puoi darci le ultime informazioni su quanto è accaduto e sta accadendo in queste ore a Peshawar, voi cosa sapete?
Quello che ormai sa tutto il mondo: 132 bambini e 10 membri del personale , tra cui il direttore della scuola, così è stato riportato ieri. I terroristi sono stati tutti uccisi.

Chi sono i terroristi che hanno attaccato la scuola militare?
Sono un gruppo “politico” raccolto intorno ad un ordine religioso. Un gruppo che ha guadagnato popolarità in Afghanistan. Un segmento di questo gruppo era stato bandito dal Pakistan per via delle attività terroristiche. Dopo esser stato bandito il gruppo si è spostato nelle zone tribali dove il Governo non è in grado di esercitare quel livello di controllo che esercita nelle aree più abitate del Paese. Il gruppo ha una sua propria interpretazione dell’Islam e vuole che questa venga attuata in tutto il Pakistan. Un sistema già fallito in Afganistan.  Essendo affiliati ai talebani dell’Afghanistan sono contro la presenza delle forze alleate americane in quel Paese. In questo contesto vogliono che anche il governo del Pakistan neghi la possibilità di accesso alle forze alleate attraverso le strade pakistane.  Secondo alcuni rapporti i Talebani Pakistani hanno fonti esterne di finanziamento da parte di Paesi che desiderano vedere il Pakistan destabilizzato. Un gruppo che spesso si è finanziato anche attraverso il rapimento di persone provenienti da diverse parti del Paese chiedendo soldi per il rilascio, e attraverso il traffico di droga.

Quanto è difficile convivere in Pakistan con il terrorismo?
Il terrorismo è una fonte costante di tensione per tutti i Pakistani, perché è imprevedibile. Può accadere in qualsiasi momento ovunque atti terroristici oltre ai rapimenti a scopo di estorsione. Tutto questo crea uno stato di tensione, una pressione che rende la vita difficile. C’è una grande differenza tra la vita libera dal terrorismo e la vita condotta sapendo che i terroristi sono in giro. Il problema era più grave fino a un paio di anni fa, la situazione era diventata migliore fino a questo attacco alla scuola che ha creato ancora una forma complessa di tensione.

Cosa pensi possa fare la comunità internazionale e le organizzazioni internazionali per combattere ciascuno con i suoi strumenti il terrorismo? E le organizzazioni presenti in Pakistan come EvK2CNR?
L’operazione militari contro i terroristi è in corso, e si crede avrà successo. In ogni caso la pace duratura può essere garantita solo se le persone sono socialmente organizzate, consapevoli ed economicamente autonome. Organizzazioni, come EvK2CNR e altre, in stretta collaborazione con i Governi locali possono contribuire enormemente al processo di costruzione della Pace: attraverso  lo sviluppo di capacità e competenze e creando consapevolezza per garantire un uso sostenibile delle risorse naturali che sono la spina dorsale delle economie locali. In un ambiente dove le persone sono organizzate e consapevoli ci sono meno possibilità per persone provenienti dall’esterno di introdursi nel territorio o di fare del male a persone e danneggiare strutture. Un ambiente del genere favorisce le relazioni anche economiche internazionali e la presenza del turismo e quindi l’apporto di ulteriori risorse per la comunità che li ospita. Tutto  questo è stato dimostrato, ed è dimostrato anche dalla attività di EvK2CNR.

Pensi che quanto stanno realizzando organizzazioni internazionali sul territorio Pakistano possa essere utile?
Si non ho dubbi. Ogni progetto, piano o strategia ha possibilità di successo se i suoi interventi sono visibili e replicabili. Il piano di gestione del Parco del K2 (il più grande tra i parchi montani del Pakistan) è stato completato insieme da autorità governative e organizzazioni locali a cui EvK2CNR ha dato supporto scientifico e organizzativo insieme al Governo italiano. Ma questo è solo il 50% del risultato. Una volta attuato il piano di gestione, i benefici diventeranno evidenti e si otterrà il 100% del risultato, per via dello sviluppo socio economico ed ambientale. Di conseguenza se progetti simili  diventassero pienamente operativi  e potessero essere replicati ed estesi ad altre zone del Paese il loro contributo per una società libera da fenomeni di terrorismo sarebbe enorme. C’è grande sensibilità ambientale in Pakistan, che ha dedicato una importante percentuale del proprio territorio alla conservazione della natura e al possibile sviluppo socioeconomico ad essa collegato. Inoltre, l’operazione militare contro i terroristi ha coinvolto una vasta area della provincia del Khyber Pakhtunkhwa al confine con l’Afghanistan. Quell’area è ricca di risorse naturali rinnovabili, ma a causa di una mancanza di una adeguata pianificazione e di finanziamenti adeguati per attuare i piani una pace duratura non può essere ripristinata.

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