Alpinismo

Lutto nell’alpinismo: è morto il “Camòs”

BERGAMO — Per l’alpinismo bergamasco era quasi una leggenda. Uno di quelli che quando parlano e raccontano le loro avventure sulle montagne staresti ad ascoltarli per ore. E’ morto, in un drammatico incidente stradale, l’alpinista Bruno Tassi meglio conosciuto come il "Camòs".

Tassi, 51 anni, abitava a San Pellegrino Terme, in Valbrembana. Alla Vigilia di Natale con un amico stava percorrendo a bordo di una Citroen la provinciale 140 che da San Simone porta al centro brembano. Erano circa le 15.30, i due si trovavano all’altezza della Centrale Enel di San Giovanni Bianco quando, per cause ancora da stabilire, il conducente ha perso il controllo della sua auto e ha invaso la corsia opposta, centrando in pieno un Opel Astra con a bordo una famiglia che stava sopraggiungendo.

Nel terribile schianto, la peggio toccava al povero Tassi. Sul posto arrivavano subito diverse autoambulanze e l’elicottero del 118. Ma per l’alpinista non c’era niente da fare. I conducenti delle due auto e gli occupanti dell’Astra invece se la cavavano con ferite ritenute non gravissime. La dinamica precisa dell’incidente è tuttora la vaglio dei carabinieri di Zogno.

Certo è che la vicenda ha gettato nello sconforto la comunità alpinistica bergamasca. Tassi era guida alpina molto conosciuta e scalatore di lunga data. Nell’ambiente era quasi una leggenda. Un autentico fuoriclasse a cui, non a caso, era stato affibbiato il soprannome di "Camòs", il camoscio.

Personaggio a tutto tondo, Tassi comincia a scalare fin da giovane, quando l’alpinismo è ancora uno sport per i "puri" della montagna. La sua palestra è la Cornagera, il suo talento cristallino. Un talento che il "Camòs" dimostrerà prima sulle Dolomiti, poi con un’impresa eccezionale sul Pilone centrale del Freney (massiccio del Monte Bianco).

Siamo alla fine degli anni Settanta. L’alpinismo sta cambiando. Dalla Francia e dagli Stati Uniti arrivano nuove filosofie. Dicono che il vecchio modo di scalare è ormai al tramonto. Dicono che i prossimi saranno gli anni del settimo e dell’ottavo grado. Il "Camos" sposa con entusiasmo il nuovo pensiero dell’arrampicata. Il suo nuovo obiettivo è una salita considerata impossibile da molti: quella sulla bianca roccia di Cornalba.

E’ il 1982 quando Tassi, soprendendo tutti, realizza su quella parete il primo 7a. L’arrampicatore tuttavia è convinto che si possa fare ancora di più. E tre anni dopo compie un nuovo miracolo. E’ il 1985, il Camòs inventa "Peter Pan" realizzando a Cornalba il secondo 8a assoluto in Italia. Gli anni successivi vedranno l’apertura di innumerevoli vie e spedizioni all’estero, con i più grandi alpinisti degli ultimi anni. Il suo nome – e il suo soprannome – girano nell’ambiente soprattutto quando si tratta di scalate molto complesse come il concatenamento Everest-Lhotse tentato con Simone Moro.

La notizia della morte del Camòs. dicevamo, ha suscitato sgomento nella comunità alpinistica bergamasca. "Sono profondamente costernato – ha detto il presidente del Comitato Ev-K2-Cnr Agostino Da Polenza -. Questo incidente ci porta via uno dei migliori arrampicatori della storia dell’alpinismo bergamasco".

Montagna.org e Montagna.tv si uniscono al lutto ed esprimono le proprie condoglianze a familiari e amici di Tassi.

La salma dell’alpinista è esposta nella cappella di Ruspino, a San Pellegrino Terme. I funerali si terranno Giovedì 27 dicembre alle 14.30.

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