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Pecore in piazza per la transumanza

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MADRID, Spagna — Hanno abbandonato i tratturi per scendere in piazza a manifestare. Portabandiere del corteo che ha sfilato ieri nel centro di Madrid, 1000 pecore guidate dai propri pastori. Cosa chiedevano? Riavere una transumanza libera dai confini nazionali.

Sono arrivate fino a piazza de Cibeles e alla Puerta del Sol, nel cuore di Madrid. L’obiettivo era farsi vedere dai governi di tutto il mondo, riuniti nella capitale spagnola per il Convegno delle Nazioni Unite per combattere la desertificazione. Le pecore provenivano da 40 nazioni diverse, perchè è in atto a Segovia la tradizionale festa della Transumanza.
 
I pastori infatti, hanno colto la palla al balzo della concomitanza dei due eventi, per porre all’attenzione di tutti gli Stati il problema dei pascoli.
  
Da un lato la desertificazione, che minaccia da vicino i verdi prati della Spagna come di tutto il mondo. Dall’altro l’annosa questione della libertà di movimento per il bestiame, perchè la cultura nomade dei pastori non ammette confini nazionali, né regionali.
  
Attualmente in Spagna ogni comunità autonoma ha una normativa sanitaria differenziata per il bestiame in transito, e proprio contro questo atteggiamento di diffidenza e di chiusura protestano gli allevatori. Secondo loro queste misure sono inutili e nocive alla pastorizia. E’la storia a testimoniarlo.
  
Per oltre 10 mila anni le greggi, dai cammelli agli yak, dalle pecore alle capre e alle mucche, hanno transitato su terreni di ogni tipo, senza mai provocare danni all’ecosistema – ha ricordato Jesus Garzon, presidente dell’organizzazione non governativa promotrice dell’incontro.
  
Inoltre, proprio la Spagna ha nel suo passato un esempio di ottima legislazione, a cui serebbe il caso di tornare. Si tratta di un antico codice medievale che protegge le rotte dei pastori: 125 mila chilometri di tratturi, per un totale di 400 mila ettari tutelati. Queste leggi dovrebbero essere un modello per tutti, oggi più che mai.
  
In un mondo frantumato dai nazionalismi infatti, la libertà del nomadismo dei pastori potrebbe essere un ottimo collante.
   
 
 
Foto: courtesy of Corriere della Sera 
 
Valentina d’Angella

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