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Vesuvio: pericolo di un’altra “Pompei”

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NAPOLI — Per ora dorme. Ma potrebbe risvegliarsi da un momento all’altro e fare strage. Stiamo parlando di uno dei più pericolosi vulcani del mondo: il Vesuvio. A lanciare l’allarme di un’altra fortissima eruzione, dopo alcuni ricercatori americani e napoletani, è la rivista National geographic, che scrive: "Piano di evacuazione: con quello attuale, Napoli, sarebbe in pericolo".

Secondo la rivista statunitense tutto è scritto nella storia. Nell’età del bronzo, circa 4 mila anni fa, Avellino fu sommersa da una violenta eruzione del Vesuvio. Nel 79 d.c. fu la volta di Pompei.

Un fenomeno di tale portata potrebbe verificarsi anche oggi. E non mancherebbe molto tempo, stando all’esame dell’altalena delle passate esplosioni.

Il punto è che non siamo preparati ad una simile catastrofe. La prova è data da un’immagine che risale a quasi 4 mila anni fa, di un uomo e una donna sepolti dalla cenere di Nola (la Pompei della preistoria) mentre cercavano di fuggire in una direzione sbagliata.

Già un anno fa i vulcanologi Giuseppe Mastrolorenzo, Lucia Pappalardo, Michael Sheridan e l’antropologo Pier Paolo Petrone, avevano detto: "Le catastrofi dei nostri giorni, dall’uragano di New Orleans allo tsunami, avvengono perché si sono sottovalutati gli scenari estremi".

Il National geograhic ha preso in considerazione il loro studio e l’ha confrontato con l’attuale piano di emergenza. Poi ha esaminato i risultati della prova d’esodo fatta nel 2006.

E la conclusione non è delle migliori: "Quattromila anni dopo Avellino, ancora oggi gli abitanti della Campania sarebbero costretti a lasciare le loro orme nella cenere".

La colpa sarebbe soprattutto dell’attuale piano di emergenza, inefficace e inadatto. Non viene aggiornato da oltre cinque anni e prevede solamente l’evacuazione di 600 mila abitanti, cioè quelli dei 18 comuni presenti nella zona rossa, ma non di Napoli.

Titti Postiglione, del dipartimento della Protezione civile, dice che esiste una probabilità dell’1 per cento che si verifichi un’eruzione pliniana come quella di Avellino.

Per questo, il programma attuale prende come modello un’eruzione subpliniana come quella del 1631. Ma se i rischi aumentassero, assicura l’esperto, il piano potrà essere cambiato.

Inoltre, il piano del 2001 è già stato sostituito da uno più recente: "Quello nuovo prevede l’evacuazione in tre giorni anziché in sei, fatta anche con i mezzi privati oltre che con quelli pubblici", ha aggiunto Postiglione.

Intanto da Napoli arriva cautela. La Protezione civile e l’osservatorio vesuviano assicurano che il vulcano è monitorato di continuo, e, attualmente, "non ci sono segnali che facciano pensare ad un’eruzione vicina".

C’è anche chi è tranquillo di fronte ad un pericolo imminente. Come Luciano De Crescenzo che dice: "Oggi siamo molto più equipaggiati, c’è tutto il tempo per scappare. Che arrivi un’eruzione come quella del 79 d.C. o di 4 mila anni fa, beh, io confido solo nel caso".

Valentina Corti

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