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Intervista all’esperto: salvare le foreste del Karakorum per salvare le popolazioni

Central Karakorum National Park - Da Askoli a Jhula
Central Karakorum National Park – Da Askoli a Jhula

ISLAMABAD, Pakistan — Si è celebrata venerdì scorso la Giornata Mondiale delle Foreste, istituita dall’Onu allo scopo di sensibilizzare e promuovere una gestione sostenibile e attività di salvaguardia delle foreste. Abbiamo per l’occasione contattato ad Islamabad Efrem Ferrari, ricercatore italiano che ha lavorato in Pakistan come esperto forestale per conto dell’Università di Padova e di EvK2Cnr. Sono molti i motivi per cui è importante salvaguardare le foreste, alcuni noti e ben presenti all’opinione pubblica, altri meno. Foresta significa infatti produzione di ossigeno e assorbimento di anidride carbonica, biodiversità e salvaguardia del paesaggio. Ma foresta in alcuni Paesi significa anche prevenzione e protezione da frane ed erosioni, materia prima per l’edilizia e soprattutto risorsa energetica. In territori montani come quello del Nord del Pakistan la foresta fornisce legna per riscaldarsi, per cucinare e in molti casi legname da opera per le case. Mettere a rischio l’esistenza della foresta significa mettere a rischio l’esistenza di intere popolazioni.

Nel corso di tre anni dal 2011 al 2013 all’interno del progetto Seed, l’associazione EvK2Cnr in collaborazione con il Dipartimento Tesaf dell’Università di Padova e in collegamento con l’Università di Cagliari hanno svolto attività di ricerca e sviluppato un progetto di intervento sulle foreste dei territori del Central Karakourm National Park in Gilgit Baltistan.  Il primo obiettivo ha riguardato la raccolta di informazioni e dati scientifici poi inseriti all’interno delle mappe e del Management Plan del Parco anche con lo scopo di pianificare politiche forestali coerenti.

Central Karakorum National Park - Thaley La trek
Central Karakorum National Park – Thaley La trek

“È stato realizzato un inventario delle risorse forestali e stimata la quantità di foresta – ha spiegato Efrem Ferrari -. Si tratta di un territorio non molto ricco di risorse forestali. Le foreste ci sono ma non sono molto estese. Per chiarire possiamo fare un semplice confronto con il territorio italiano. Nel caso della provincia di Bolzano, ad esempio, parliamo del 45% del territorio ricoperto da foreste e di una biomassa totale di 52 milioni di tonnellate, mentre nel caso del CKNP (Central Karakourm National Park) parliamo solo del 4,60% di territorio ricoperto da foreste per un totale di soli 3 millioni di tonnellate di biomassa, nonostante il Cknp sia ben più esteso. Detto questo non si deve concludere erroneamente che le foreste siano un argomento rilevante in Alto Adige e marginale nel Gilgit Baltistan. Non dobbiamo infatti dimenticare la funzione che queste foreste svolgono in questi territori”.

Per realizzare una mappatura delle foreste presenti sul territorio si è lavorato sia facendo ricorso alle immagini satellitari e agli indici di vegetazione sia ad indagini sul campo. “Ci siamo recati di persona in diverse valli del parco- continua Ferrari -. Stiamo parlando di un territorio di grande estensione, e di valli in alcuni casi non facilmente raggiungibili. Tra le specie autoctone diffuse vi sono la betulla, pino  e abete locali, e il ginepro arboreo che è la specie predominante. Tra le specie coltivate il pioppo e alcuni alberi d frutto come albicocchi, noci, meli, ciliegi”.

Parallelamente alle ricerche relative ai dati forestali si è lavorato anche con le popolazioni locali attraverso questionari e focus group.

“Le ricerche sono state effettuate in 30 villaggi di nove diverse valli raccogliendo più di 400 questionari – continua infatti il ricercatore -. Obiettivo principale è stato stimare e comprendere l’uso della risorsa forestale, raccogliere ulteriori informazioni sul territorio e raccogliere il punto di vista dei locali relativo alla gestione delle risorse forestali. Dai questionari e dagli incontri è emerso che l’80% del legname è utilizzato a scopo di riscaldamento e per cucinare mentre il 15% come legname da opera. Un 5% viene tagliato e venduto alle città. In Gilgit Baltistan la vendita di legname è vietata mentre l’uso di legname da opera fortemente normato. In teoria il Governo locale dovrebbe autorizzare il taglio dei singoli alberi destinati a tal fine, ma il controllo del territorio è spesso molto complicato”.

Valle di Basha, campi di Arandu (Agricolture (ph. Efrem Ferrari)
Valle di Basha, campi di Arandu (Agricolture (ph. Efrem Ferrari)

In questo contesto è assai importante valutare il tasso di deforestazione, che indica la perdita di foresta subita ogni anno da un determinato territorio e che nelle valli del CKNP si è rivelato piuttosto alto. Oltre ai progetti di riforestazione realizzati in questi tre anni – più di 71.000 alberi impiantati – sono stati fatti anche interventi mirati a proporre buone pratiche di gestione.

“Con gli abitanti di alcune valli abbiamo condiviso alcune buone pratiche – ha concluso il ricercatore -, facilmente adottabili e che speriamo possano portare risultati apprezzabili. Abbiamo condiviso le pratiche di raccolta dei semi delle specie locali, di essicazione e apertura delle pigne, di estrazione e conservazione del seme a anche pratiche di semina e recinzione dei terreni e di gestione dei terreni da pascolo. L’esperienza insegna che la gestione delle risorse forestali va concordata e normata a partire dalla condivisione delle regole con le comunità locali. Purtroppo questo tipo di approccio che risulta essere il più efficace non sempre viene adottato. Il risultato è che le comunità locali si assumono sempre meno la responsabilità della gestione della risorsa foresta. Questo ha conseguenze disastrose e porta spesso, nel caso ad esempio di territori come i nostri, a un abbandono progressivo della cura dei boschi e delle foreste, nel caso di altri territori, in cui la legna è risorsa fondamentale per scaldarsi e cucinare, ad alti tassi di deforestazione. Invece è possibile pensare ad un modello di gestione che garantisca il mantenimento delle risorse forestali e al tempo stesso la disponibilità all’uso. In Pakistan, condividendo l’obiettivo con le Istituzioni locali, abbiamo provato a lavorare in questo modo. I prossimo anni ci diranno se è stato l’approccio corretto”.

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