Alpinismo

K2, la confusione imperversa in quota

immagine

CAMPO BASE K2 SUD, Pakistan — Sono passati cinque giorni dalla sua scomparsa sul K2, a 8.000 metri, e di Stefano Zavka non si hanno ancora notizie. Ne arrivano invece molte, e spesso confuse, sulla rocambolesca "fuga" degli alpinisti che sabato mattina hanno lasciato campo 4, scappando all’infernale bufera che si era scatenata sulla montagna.

Una discesa che sembra essere stata un incubo, durato quasi tre giorni. Un incubo iniziato venerdì sera, con la bufera che ha inghiottito Zavka mentre tornava dalla vetta. E che ha rischiato di trascinare con sè, il giorno dopo, anche molti altri alpinisti.
 
Due coreani, di cui si erano perse le tracce, sono stati salvati in extremis domenica mattina dai loro sherpa, dopo aver passato la notte all’addiaccio in mezzo alla bufera, sopra campo 3.
 
Un americano, Don Bowie, si è fratturato una gamba mentre scendeva dal campo 4 senza i ramponi che aveva perso. Sembra che, subito dopo la caduta, sia sceso come poteva fino a quando Fabrizio Zangrilli e l’alpinista russo Serguey, incontrandolo, hanno deciso di aiutarlo improvvisando una barella per trasportarlo fino a campo 2.
 
Determinante anche l’aiuto di Gerlinde Kaltenbrunner e Ralf Dujmovits che, appena arrivati dal Broad Peak, sarebbero subito saliti verso i campi alti del K2 e si sono prodigati per aiutare gli alpinisti che stavano cercando di ritornare al campo base, incalzati dalla bufera.
 
Con il loro aiuto e con quello di altri alpinisti Bowie ha potuto raggiungere campo uno, dove è stato recuperato ieri dai suoi compagni di spedizione che sono finalmente riusciti a salire fino alla sua tenda, nonostante il maltempo sul K2 continui ad imperversare.
 
Bowie, rientrato al base, si è affrettato a smentire – attraverso alcune dichiarazioni rilasciate ad Explorersweb – la voce circolata nei giorni scorsi secondo quale erano stati gli italiani della spedizione di Daniele Nardi ad aiutarlo nella discesa.
 
Secondo quanto riferito da Explorersweb, Nardi, Mario Vielmo e Michele Fait, provati dalla discesa, avrebbero chiesto all’ambasciata italiana di Islamabad un elicottero per essere evacuati il più presto possibile.
 
Di Zavka si starebbero occupando invece Gerlinde Kaltenbrunner e una spedizione italiana proveniente dal Broad Peak. Si tratterebbe degli alpinisti umbri (come Stefano Zavka) guidati da Giuseppe Pompili.
 
La squadra così formata è pronta a risalire in parete non appena il tempo lo permetterà, per controllare tutti i campi alti alla disperata ricerca di qualche traccia di Zavka.
 
 
Related links

Da Polenza: l’insostenibile leggerezza dello scalare

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close