Outdoor, le aziende accusate da Greenpeace: siamo sul pezzo, per i nostri clienti massima sicurezza
MILANO — “Stiamo già lavorando sul problema e contiamo di eliminare queste sostanze a breve. Per i nostri clienti solo alta sicurezza e massime prestazioni”. Non si è fatta attendere la risposta delle grandi aziende di outdoor finite nel mirino di Greenpeace, che ha di recente diffuso i risultati di alcuni test che rivelano la presenza di pericolose sostanze chimiche, perfluorinati e perfluorocarburi, nel vestiario tecnico dei maggiori marchi del settore oudoor.
“Mammut non vuole solo offrire ai suoi clienti i migliori prodotti per la montagna, vuole anche lasciare la miglior impronta ambientale possibile – dichiara la Mammut, finita sotto accusa per un guanto che secondo lo studio di Greenpeace eccedeva i livelli consentiti di perfluorottano sulfonato (Pfos) -. Mammut è consapevole dei problemi legati agli Pfoa. E ha intenzione di eliminarne ogni traccia nel processo manifatturiero entro l’estate del 2015. Significativi passi in questo senso sono già stati fatti: ad esempio, nel gennaio 2011, siamo diventati partner delle bluesign technologies e dei suoi standard. La sfida più grande è la qualità: i trattamenti attualmente disponibili non garantiscono le stesse performance dei prodotti. Quindi cercheremo di sviluppare delle alternative affidabili, insieme con altri produttori del settore”.
“The North Face è orgogliosa di produrre abbigliamento impermeabile di alta qualità, sicuro e durevole – risponde la nota azienda americana -. I nostri prodotti rispettano tutti i requisiti di sicurezza globali, oltre a quelli dello standard indipendente bluesign®, un progetto del quale TNF è partner dal 2008. Come avviene normalmente nel settore dell’outdoor, i nostri capi vengono trattati con una formulazione di composti perfluorurati (Pfc) di alta qualità e ad alte prestazioni, più comunemente noti come trattamenti idrorepellenti (DWR, Durable Water Repellency). The North Face usa i trattamenti DWR in modo responsabile e nel pieno rispetto di tutte le normative nazionali e internazionali che regolamentano l’uso di sostanze chimiche”.
“Siamo consapevoli delle preoccupazioni espresse da Greenpeace sui Pfc e in particolare sull’acido perfluorottanico (Pfoa) – aggiunge The North Face -. È importante notare che nel recente rapporto di Greenpeace i livelli di Pfoa riscontrati nei prodotti di The North Face rientrano nei limiti di sicurezza e rispettano tutte le leggi vigenti, incluse le nuove restrizioni sui PFOA introdotte di recente dal governo norvegese, che sono considerate gli standard più rigorosi al mondo. Siamo attualmente in fase di transizione dalle sostanze chimiche C8 a quelle a catena corta C6 al fine di migliorare ulteriormente la sicurezza e mantenere le caratteristiche di alte prestazioni che i nostri clienti si aspettano”.
La medesima linea è adottata anche da tutte le altre aziende del settore outdoor coinvolte nello studio di GreenPeace (tra le altre, The North Face, Patagonia, Adidas, Schöffel, Jack Wolfskin, Salewa). Tutte si dichiarano consapevoli del problema e descrivono come in realtà ci stiano già lavorando da anni, ma come un cambiamento del genere non possa avvenire dalla sera alla mattina. Anche perchè, secondo le aziende, i rischi sono sì per l’ambiente, ma non per la salute di chi indossa questi indumenti.
“Non c’è rischio acuto per la salute chi indossa questo tipo di giacche – precisa la Mammut -. Secondo le conoscenze attualmente disponibili, queste sostanze non passano attraverso la pelle, e non ci sono ragioni per un recall dei prodotti. Il vero rischio è che finiscano nell’ambiente o nella catena alimentare tramite le acque di scarico dei processi produttivi o dei lavaggi dei consumatori. Per questo riteniamo prioritario eliminarli. Entro il 2015 elimineremo l’uso dei Pfoa, ma sarà solo uno step verso la completa eliminazione dell’uso dei perfluorinati in generale. In questo contesto apprezziamo la campagna Detox di Greenpeace e speriamo che induca l’industria chimica a lanciare sul mercato alternative più “environmentally friendly” che garantiscano la stessa funzionalità”.
“I nostri prodotti sono sicuri e sani sia per l’ambiente sia per chi li indossa – tranquillizza la Gore-Tex -. Istituti di ricerca indipendenti hanno dimostrato che i prodotti GoreTex rispondono agli attuali requisiti di sicurezza, e aggiungiamo che entro la fine del 2013 avremo rimosso ogni tipo di Pfoa dai materiali grezzi acquistati”.
“I valori di Pfo e Pfoa e di altre sostanze nei nostri prodotti sono molto al di sotto di ogni limite raccomandato o obbligatorio – dichiara Adidas in un comunicato stampa -. Queste minime concentrazioni non portano a nessun conclusione scientifica rilevante su rischi per la salute o l’ambiente. Il Gruppo Adidas si è impegnato a eliminare tutti i residui C8 entro il 1 gennaio 2015, e li ha già eliminati nella collezione Outdoor Autunno inverno 2014. Per continuare su quest strada ed eliminare ogni sostanza critica dai nostri prodotti stiamo lavorando con fornitori, industrie chimiche e produttori per promuovere soluzioni sostenibili”.
More info:
http://expeditionsustainability.com/product/sourcing-with-thebluesign-standard.php
http://www.mammut.ch/cr_planet_pfc.html
http://www.adidas-group.com/en/sustainability/planet/chemical-footprint/
http://www.gore-tex.co.uk/remote/Satellite/content/responsibility/pfc-ptfe
L0 studio di Greenpeace
Scarica l’abstract (in inglese) del rapporto “Outdoor clothing”