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Global warming e alta quota: una questione economica. Ecco perché

Diga ai Laghi Gemelli Val Brembana
Diga ai Laghi Gemelli Val Brembana

LECCO — Chi pensa che i cambiamenti climatici siano una questione lontana dal nostro portafogli, si illude e non di poco. Esiste infatti una correlazione molto stretta tra clima ed economia, a livello globale. Tra i primi sostenerla è stato nel 2006 il famoso economista Nicolas Sterne, che, su incarico del governo inglese, pubblicò un rapporto che destò molta sorpresa. Sterne sosteneva che combattere oggi i cambiamenti climatici comporterebbe investire l’1% del PIL a livello mondiale, non agire significherà in futuro spendere dal 5 al 20% del PIL mondiale. All’epoca sembravano cifre esagerate, oggi invece addirittura al ribasso.

La rilevanza di queste tematiche è quindi oggi primaria. Gli impatti socio-economici dei cambiamenti climatici, il mercato delle emissioni, i carbon credit: sono questi argomenti che verranno trattati questo pomeriggio a Lecco, alla conferenza internazionale High Summit.

Il nesso tra clima ed economia, a pensarci bene, è evidente. Da un lato i cambiamenti climatici creano disastri ambientali che non possiamo esimerci dall’affrontare in quanto direttamente collegati alla sopravvivenza, dall’altro mettono a rischio le risorse naturali che sostengono il nostro mondo. Se inondazioni, carestie e disastri idrogeologici sono in grado di spazzare via interi villaggi e portare alla fame migliaia di persone, non bisogna dimenticare che le risorse naturali sono per noi cibo e mattone per tutte le nostre attività. Molte di queste risorse si trovano in natura sulle montagne, ma il loro sfruttamento si realizza geograficamente in zone anche molto lontane dai monti, non fosse altro perché i territori d’alta quota sono molto meno popolati e industrializzati rispetto a quelli metropolitani.

Prendiamo ad esempio la risorsa idrica. Le centrali idroelettriche dipendono direttamente dalla fusione della neve e dei ghiacciai. La riduzione dei flussi idrici superficiali e la diminuzione di precipitazioni nevose hanno conseguenze sul riempimento delle dighe, con ripercussioni sulla produzione di energia. Ma non solo. Siccità e aumento delle temperature costituiscono le maggiori minacce per i raccolti agricoli. “Con l’aumento della temperatura – sostiene Martin Beniston, climatologo svizzero che si è concentrato proprio su questo tema con il progetto europeo ACQWA -, il consumo di acqua attraverso l’evapotraspirazione delle colture aumenta, con probabile richiesta di ulteriori irrigazione per il mantenimento di rendimenti ottimali (+10% nel mese di luglio sulle Alpi Svizzere da qui al 2049)”. L’inquinamento atmosferico ha pesanti risvolti sulla salute umana, e a sua volta sull’economia. Secondo i dati di Project Surya l’inquinamento dell’aria, soprattutto di tipo indoor, limita fortemente la frequenza scolastica e lavorativa, oltre alla stessa produttività. Sarebbe stato stimato che in India circa 1,2 -1,6 bilioni di giornate di lavoro vengono perse per via delle malattie respiratorie causate dall’inquinamento indoor. Il che, dal punto di vista dell’individuo, equivale a una rilevante perdita di salario che pesa non poco sui bilanci famigliari e incide sulla qualità della vita, come i livelli di scolarizzazione.

Solo alcuni esempi questi di come il riscaldamento globale incida sulle tasche degli abitanti della Terra, nonché una spiegazione di come, a un certo punto, il cambiamento climatico sia entrato a gamba tesa nel campo economico dei mercati mondiali. In particolare di un tipo di mercato, quello delle emissioni di carbonio: si tratta di una delle strategie flessibili stabilite dal protocollo di Kyoto per la mitigazione dei cambiamenti climatici. Un meccanismo che istituisce un tetto alle emissioni di carbonio, per cui chi è più virtuoso e ne emette meno, ha diritto ha un incentivo, chi invece emette e inquina di più dovrà pagare di più.

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