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Occupy Yosemite, Occupy Zion. Infuria la protesta dei climber per i parchi chiusi

Picchetti allo Yosemite National Park (Photo an McConnell_Facebook Occupy our National Parks)
Picchetti allo Yosemite National Park (Photo Dan McConnell_Facebook Occupy our National Parks)

FRESNO, California – “Occupay Yosemite”, “Occupy Zion”. Sono questi alcuni degli slogan sotto cui si sta radunando chi protesta contro la chiusura dai parchi nazionali americani. Nei giorni scorsi sono stati organizzati picchetti e scavalcate staccionate all’ingresso dei parchi, in aperta protesta contro lo shutdown che, a causa del mancato accordo a Washington sui fondi federali per il 2014, l’1 ottobre ha chiuso al pubblico parchi e monumenti nazionali. E i climber nella Yosemite Valley stanno portando avanti una specie di “occupy El Cap”: chi era in parete alla data della chiusura ci è rimasto, e continua a scalare nonostante tutto.

È iniziata lunedì la seconda settimana di “shutdown” e il peso del provvedimento si sente trasversalmente, in ambiti molto diversi. Circa 800.000 lavoratori sarebbero stati “congedati” a tempo indeterminato. Parchi e monumenti nazionali sono stati chiusi al pubblico e senza bisogno di ipotesi di stime, è chiaro che il danno economico è altissimo, sia per le tasche dei singoli sia per quelle di aziende e strutture. Mentre sulla rete si moltiplicano le storie di inconvenienti di chi ha dovuto fronteggiare questa situazione – matrimoni saltati o salvati in extremis, vacanzieri senza meta, escursionisti bloccati e quant’altro – davanti alle entrate dei parchi si sarebbero creati nei giorni scorsi capannelli e picchetti, proteste di chi vorrebbe “la politica fuori dai parchi”, come se la politica si occupasse di un mondo altro, alieno alla vita reale.

Staccionate scavalcate allo Zion National Park (Photo pagina Facebook Occupy our National Parks)
Staccionate scavalcate allo Zion National Park (Photo pagina Facebook Occupy our National Parks)

Al grido di “Occupy our National Parks” (di cui esiste anche una pagina Facebook), o nello specifico “Occupy Yosemite”, “Occupy Zion”, diverse persone avrebbero presidiato o starebbero ancora presidiando gli ingressi ai parchi, sebbene la stampa americana sottolinei come, con la chiusura in vigore, l’entrata costituisca una violazione passibile in alcuni casi persino di arresto. Citiamo due delle mecche storiche dell’arrampicata americana, ma pare che situazioni simili si stiano verificando anche altrove negli States. Fatto sta che nello Utah, secondo il The Salt Lake Tribune, diverse persone avrebbero scavalcato la sbarra e fatto irruzione nel parco di Zion: addirittura un centinaio al giorno secondo alcuni locali, dei quali comunque nessuno sarebbe stato arrestato.

In California venerdì 4 ottobre il direttore delle emittenti locali KMMT-KRHV Radio si è fatto promotore del picchetto “Occupay Yosemite”. Anche qui come altrove infatti, escursionisti e arrampicatori hanno dovuto imboccare la porta d’uscita la settimana scorsa: secondo quanto si legge su diversi quotidiani locali, i ranger avrebbero lasciato dei biglietti sulle auto di coloro che al momento dell’entrata in vigore del divieto si trovavano in parete, biglietto con il quale invitavano tutti a lasciare il parco non appena rientrati alla vettura. Fatto sta che quei biglietti sono rimasti bellamente ignorati, quanto meno su El Capitan, visto che molti climber starebbero continuando ad arrampicare noncuranti di divieti e ammonimenti.

Climber su El Cap (Photo Reddit user LiquidColor  - imgur.com)
Climber su El Cap (Photo Reddit user LiquidColor – imgur.com)

Lo conferma il sito statunitense Rock and Ice, nonché la foto di Reddit user LiquidColor che immortala le luci delle frontali dei climbers in salita sul Nose e sulla Salathé Wall di El Capitan. Mentre l’opinione pubblica si divide fra chi appoggia i dissidenti e chi invece li ritiene irrispettosi nei confronti della gravità della situazione e di chi ne fa le spese direttamente, il momento rimane di totale incertezza. Ad oggi infatti, non è prevedibile sapere quanto durerà lo shutdown, né l’atteggiamento di tolleranza delle autorità deputate a far rispettare la chiusura dei parchi.

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