Himalaya, Ueli Steck e Don Bowie alla Sud dell'Annapurna
KATHMANDU, Nepal — Un grande autunno quello che aspetta Ueli Steck e Don Bowie. I due alpinisti sono partiti il 16 settembre per il Nepal, diretti alla Sud dell’Annapurna, una delle pareti più difficili, impressionanti e famose del mondo. Sia per lo svizzero sia per il canadese si tratta di un vecchio sogno tentato più volte, tra cui quella drammatica del 2008, in cui perse la vita il basco Inaki Ochoa.
“L’Annapurna è la cima meno scalata tra quelle che superano gli 8000 metri. Fino alla fine del 2008 solo 154 persone hanno raggiunto la vetta. 60 alpinisti sono morti, due terzi di loro sotto valanga”. Comincia così la descrizione della nuova spedizione all’Annapurna, sul sito di Ueli Steck. Per il fortissimo alpinista svizzero è finita la pausa dalle montagne più alte del mondo. Se l’era presa all’indomani dei tristi episodi della primavera all’Everest, dove insieme a Simone Moro e Jon Griffith era stato protagonista di una rissa ai campi alti con gli Sherpa. L’episodio gli aveva lasciato l’amaro in bocca, così Steck si era chiamato fuori, almeno per un po’, almeno dal Nepal e dall’Himalaya. Ma ora è pronto a ritornare, in una stagione insolita per lui che all’Annapurna ci è già stato più volte ma sempre in primavera.
“Sul versante sud l’Annapurna non confina con nessun altro gruppo montuoso – scrive sul suo sito Steck -. Questo significa che l’aria umida arriva diretta alla montagna senza trovare ostacoli. Il che porta continue precipitazioni. In una parete così 10 centimetri di neve possono causare conseguenze catastrofiche. Le valanghe raggiungono dimensioni che non si possono neanche immaginare. La stagione post-monsonica, al contrario di quanto succede in primavera, presenta un meteo più stabile. Le giornate sono più corte, e fa più freddo, il che può essere anche un vantaggio sulla parete sud. Il sole è meno forte e meno intenso, per ammorbidire il manto nevoso. D’altro canto la roccia è fredda e ti si ghiacciano le mani se scali senza guanti”.
Steck e Bowie sono partiti il 16 settembre per Kathmandu, dove rimarranno fino a domani. Poi proseguiranno per Pokhara e infine proseguiranno fino al campo base del versante meridionale dell’Annapurna, posto a 4100 metri. Secondo quanto scrive Explorersweb i due vorrebbero fissare un campo base avanzato a 5500 metri. La via di salita poi sarà decisa in base alle condizioni della montagna. La chiusura della spedizione è prevista per il 15 novembre.
“Attraversare la vita lungo un comodo cammino non è un mio obiettivo – aggiunge Steck sul suo blog – . ecco perché ho deciso di tentare l’Annapurna per la terza volta”.
La prima volta di Steck all’Annapurna Sud risale al 2007, quando tentò in solitaria la via diretta. Fu fermato da una scarica di sassi che lo colpì costringendolo a tornare indietro. Nel 2008 era di nuovo li, e la stessa primavera c’era anche Bowie, insieme ai compagni di spedizione Alexey Bolotov, Horia Colibasanu e Inaki Ochoa. Steck partecipò ai soccorsi messi in piedi dalle spedizioni presenti sulla montagna per tentare di salvare il basco, che alla fine gli morì affianco.
Bowie – originario di Ontario in Canada, ma californiano di adozione – aveva tentato la salita all’Annapurna anche nel 2006 insieme ai polacchi Piotr Pustelnik, Piotr Morawski e Peter Hamor: il team provò a salire lo spigolo east, dalla via di Artur Hajzer e Jerzy Kukuczka (1988). Lo statunitense poi è tornato ancora sull’ottomila himalayano nel 2012, provando in solitaria il German Ridge sulla parete Nord. Non è una prima volta neanche per la cordata Steck-Bowie che nel 2011 si impegnarono nel progetto “Himalaya Speed” tentando Shishapangma, Cho Oyu e Everest nella stessa stagione. Insieme salirono il Cho Oyu dalla via normale, e tentarono Ebverest da Nord tornando entrambe indietro dopo quota 8000.
Info: www.uelisteck.ch