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Dalla Piramide allarme per i ghiacciai

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LABORATORIO PIRAMIDE EVEREST, Nepal (Ansa) —  Arriva dai laghi himalayani l’ultimo allarme sul destino dei ghiacciai piu’ alti del mondo. Lo hanno registrato gli strumenti installati nel Laboratorio Internazionale Piramide, sul versante nepalese dell’Everest, dai ricercatori del Comitato Ev-K2-Cnr e dell’Istituto di Ricerca sulle Acque  (Irsa) del Cnr.

Il cambiamento climatico globale sta avendo un forte impatto sugli ecosistemi dell’alta montagna, osservano i ricercatori, Gianni Tartari, dell’Irsa-Cnr e presidente del Consiglio scientifico del Comitato Ev-K2-Cnr, e Franco Salerno, dell’Irsa-Cnr.
 
Si calcola che da circa un secolo i ghiacciai abbiano perso il 50-60% del loro volume e lo stesso sta avvenendo in Himalaya, l’ambiente che per concentrazione di ghiacciai e’ considerato il terzo Polo del mondo, dove si concentra la maggior parte dei ghiacciai non polari.
 
Un fenomeno ancora piu’ preoccupante, considerando che il 70% dell’acqua potabile e’ conservata nei ghiacciai: solo quelli himalayani forniscono approvvigionamento idrico a centinaia di milioni di persone e alimentano, inoltre, sette tra i piu’ grandi fiumi asiatici.
 
”Questi dati confermano come il nostro impegno nel monitoraggio climatico e ambientale di quest’area sia nodale”, osserva il presidente del Comitato Ev-K2-Cnr, Agostino Da Polenza. ”L’Asia, date anche le sue condizioni e le sue tendenze dal punto di vista demografico, socioeconomico e industriale, e’ un continente cruciale per le sorti del pianeta”, rileva Da Polenza. 
 
”I laghi – proseguono i ricercatori – rappresentano un fondamentale sistema di registrazione naturale del cambiamento del clima”. Da ricerche storiche e dati recenti risulta che nell’ultimo secolo i laghi d’alta quota sono aumentati da 50 a 86 (piu’ del 70%) e che la loro superficie complessiva e’ cresciuta del 49,7%. I nuovi laghi sono comparsi a grandi altitudini,comprese fra 5.100 e 5.400 metri: una quota maggiore di almeno 300 metri rispetto a quella alla quale si trovavano a meta’ del ‘900, quando si trovavano a quote comprese fra 4.800 e 5.100 metri.
 
Vale a dire che i nuovi laghi si sono formati nelle stesse zone nelle quali si sono osservate le maggiori riduzioni dei ghiacciai. I dati sono stati raccolti confrontando la mappa ufficiale nepalese del 1992, le mappe degli anni ’30 e il Catasto dei laghi realizzato dall’Irsa-Cnr e dal Comitato nel 1994. Dati che corrispondono alla riduzione dei ghiacciai avvenuta tra la meta’ del ‘900 e il 1992 nel Parco Nazionale del Sagarmatha (il nome nepalese dell’Everest).
 
Un arretramento pari al 4,6 %, accompagnato da altre variazioni, come un leggero spostamento dell’orientazione prevalente dei ghiacciai verso Ovest (da 192 a 196 gradi), e alla diminuzione della loro pendenza (dal 27% al 23%). A ridursi sono stati soprattutto i ghiacciai piu’ piccoli, che si trovano a quote piu’ basse e a latitudini inferiori. Un regresso che i ricercatori collegano in parte all’aumento delle concentrazioni di gas serra di origine  prodotti dall’uomo e alle variazioni delle piogge monsoniche, causate anche dall’aumento dell’inquinamento da aerosol. 
Enrica Battifoglia

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