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Banca dei semi dell'Himalaya, al via la fase di conservazione

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KATHMANDU, Nepal — Si è conclusa con successo l’operazione di raccolta dei semi himalayani organizzata dalla Nepal Academy of Science and Technology in collaborazione con l’Università di Pavia e il Comitato EvK2Cnr, per la creazione della prima Banca mondiale dei Semi Himalayani volta alla salvaguardia della biodiversità locale. La raccolta si è svolta nella valle del Khumbu, nella zona del Parco Nazionale dell’Everest: ora comincia la seconda importante fase del progetto, quella relativa alla conservazione.

I semi pronti alla conservazione sono quelli di oltre 100 piante – incluse tipologie di alghe e funghi – e sono stati raccolti a quote comprese tra i 2800 metri e i 4200 metri, tra Lukla e Pheriche. Si trovano attualmente nel laboratorio Nast – Nepal Academy of Science and Technology – dell’Himalayan Seed Bank, dove verranno conservati ex situ come campioni della biodiversità vegetale nepalese. Le operazioni sono state svolte sul campo dai ricercatori nepalesi del NAST, da rappresentanti della Tribhuvan University e del Department of Plant Resources e Department of Forests all’interno del Ministero delle Foreste e Conservazione del Suolo, costantemente seguiti per la logistica dallo staff del Comitato EVK2Cnr e con il supporto tecnico-scientifico dell’Università di Pavia.

I tecnici nepalesi che lavorano al Himalaya Seed Bank
I tecnici nepalesi che lavorano al Himalaya Seed Bank

Proprio in questi giorni la dottoressa Silvia Bodino della Banca del Germoplasma della Ragione Lombardia si trova in Nepal, dove sta svolgendo un seminario di formazione per i tecnici nepalesi per insegnare loro tecniche e processi di cura dei semi presso l’Himalayan Seed Bank. In base all’accordo alla base del progetto infatti, gli esperti italiani trasferiranno saperi e tecniche ai colleghi nepalesi, aiutando ad avviare l’attività di ricerca sulla biodiversità locale.

L’Himalayan Seed Bank infatti, la prima banca dei semi delle piante himalayane per la salvaguardia della biodiversità vegetale nel Parco dell’Everest, nasce nell’ambito del progetto Share – Stations at High Altitude for Research on the Environment – su iniziativa del Comitato Evk2Cnr e del Nast in collaborazione con l’Università di Pavia. Lo scopo è quello di creare un database dei semi delle specie endemiche del Sagarmatha National Park (Parco Nazionale dell’Everest), ed in particolare delle piante officinali e selvatiche, ma anche di quelle agricole, al fine di salvaguardare la preziosa biodiversità locale dagli effetti dei cambiamenti climatici e dell’antropizzazione del territorio. Oltre alla conservazione “in-situ”, cioè nel loro ambiente di vita, infatti, attraverso un programma di formazione di ricercatori locali, si cercherà di mettere a punto studi sulla germinabilità dei semi in diversi scenari climatici e ambientali, al fine di comprendere fin d’ora cosa accadrà a queste piante di ambienti freddi nel prossimo futuro, per effetto del riscaldamento del pianeta.

La ricercatrice Silvia Bodino con i tecnici dell Himalayan Seed Bank
La ricercatrice Silvia Bodino con i tecnici dell Himalayan Seed Bank

Nel corso del 2012 sono stati svolti i primi passi fondamentali. Sono stati acquistati tutti i materiali necessari per le attività di conservazione dei semi himalayani e il raggiungimento dell’indipendenza energetica del sistema raffreddamento utilizzato per la conservazione delle sementi attraverso pannelli solari misti a un generatore. Ora le procedure per la raccolta, la pulizia, la disidratazione e il congelamento dei semi possono essere effettuate da ricercatori nepalesi, secondo gli standard internazionali. Sono stati acquistati inoltre stereo-microscopi utili per la caratterizzazione morfologica dei semi, ed è costruito – dagli abitanti del luogo – il “Village Seed Bank”, un prototipo di serra posta nel villaggio Chaurikharka.

“Lo scopo del progetto della Banca dei Semi Himalayani è quello di permettere ex situ la conservazione a lungo termine della biodiversità delle piante nepalesi – ha commentato Silvia Bodino, la ricercatrice dell’Università di Pavia e del Comitato EvK2Cnr che nei giorni scorsi ha tenuto il corso di formazione per i tecnici nepalesi -. La conservazione ex-situ costituisce una riserva sicura dei semi per la sopravvivenza delle specie attualmente minacciate dall’estinzione, creando un’importante risorsa per la reintroduzione delle specie ma anche per la coltivazione di piante utili a usi sostenibili. Un obiettivo del 2013 sarà quello di promuovere lo sviluppo della ricerca botanica nelle zone montuose del Nepal, con il coinvolgimento di esperti del Nast. Avvieremo poi un programma comune di ricerca che includa la caratterizzazione dei requisiti di germinazione di specie di piante provenienti dalle zone nepalesi di alta montagna”.

Per il 2013 quindi il lavoro prosegue con nuovi obiettivi. In primis la creazione di un gruppo centrale di semi, composto da un centinaio di specie conservate nelle strutture della Himalaya Seed Bank, poi l’ampliamento delle attività di conservazione delle sementi del Sagarmatha National Park e di altre aree. Quindi l’avvio della ricerca sulla caratteristiche morfologiche e sulla germinazione del seme: studi che si svolgeranno tra l’Italia e il Nepal, in collaborazione con ricercatori nepalesi di Tribhuvan University e del Nast. E infine la conclusione del progetto per la conservazione dell’agrobiodiversità nel villaggio Chaurikharka, con la realizzazione di tutte le serre previste, la conservazione di semi di varietà locali della banca dei semi del villaggio e la costruzione di un piccolo campo sperimentale per la coltivazione di piante medicinali ed aromatiche, come attività di mercato per lo sviluppo futuro.

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