News

Valanga al monte Bianco, prime impressioni dei sopravvissuti

Mont Maudit soccorsi dopo la valanga (Photo klemen gricar courtesy of mountain tracks3)
Mont Maudit soccorsi dopo la valanga (Photo klemen gricar courtesy of mountain tracks3)

CHAMONIX, Francia — Nove morti e una dozzina di feriti. E’ questo il bilancio definitivo all’indomani dalla tragedia del Mont Maudit, dove ieri mattina all’alba si è verificata una grande valanga che ha coinvolto 28 alpinisti che si trovavano su una delle vie Normali francesi che arriva in cima al Monte Bianco. Mentre a Chamonix si allestisce la camera ardente per le vittime, dai sopravvissuti e dai soccorritori emergono i primi spaventosi racconti dell’accaduto.

Tre cittadini britannici, tre tedeschi, uno svizzero e due spagnoli. Erano per lo più alpinisti esperti quelli morti ieri nella valanga del Monte Bianco, tanto che tra loro c’erano anche guide alpine, come l’inglese Roger Payne, che tra le altre cose è stato in passato anche segretario generale del British Mountaneering Council e presidente del British Mountain Guides. E del resto le condizioni della montagna erano secondo gli esperti del tutto nella norma per il periodo, tanto che sulla via normale si trovavano ben 28 persone.

Per quanto riguarda le dinamiche dell’incidente, la versione più accreditata vuole che la valanga sia stata innescata dal crollo di un seracco, o di parti di seracchi, anche se sulla stampa internazionale si parla anche della possibilità che sia stato il passaggio di un alpinista su una lastra di neve ventata a far partire il distaccamento.

“Un evento di tali dimensioni a mio parere difficilmente viene innescato dal passaggio di una persona – ha detto Adriano Favre, ex presidente del Soccorso alpino valdostano e attuale Consigliere Nazionale del Soccorso alpino -. Non sono sul monte Bianco quindi non ho notizie certe, ma posso dire che più probabilmente e più frequentemente in questa stagione, la causa della valanga è il crollo di un seracco. Come del resto era successo nel 2008 sul pendio del Tacul, che è molto simile. Un movimento del ghiacciaio che riesce a smuovere pendii così ampi, carichi di una neve che tutto sommato è abbastanza consolidata in questo periodo. Tanto che sulla montagna si trovava moltissima gente, compresi professionisti, guide, ecc, quindi sicuramente non era una situazione preoccupante per il pericolo valanghe. Naturalmente quando crolla un seracco questo può mettere in moto grosse valanghe inattese. Però è questo uno degli eventi che si possono verificare in alta montagna”.

La valanga è stata certamente di grosse dimensioni: pare abbia avuto un fronte di 100 metri per un’uguale lunghezza, con una profondità di circa 6 metri. Coloro che si trovavano sul pendio non hanno potuto in alcun modo evitare di essere trasportati diverse centinaia di metri più a valle.

“Ero come in una lavatrice – ha dichiarato alla stampa francese la guida alpina Daniel Rossetto, che ieri si trovava sul Maudit con dei clienti danesi, tutti salvi -. Abbiamo seguito una vecchia traccia, senza accumuli nevosi, non c’era pericolo. Poi ho sentito la neve venirmi addosso. Abbiamo cercato di resistere, ma ci ha spinto giù per il pendio, 250 metri più in basso di dove eravamo”.

”Ho visto la valanga staccarsi da metà pendio – ha raccontato invece un alpinista spagnolo, secondo quanto riferito dall’Ansa – e travolgere le cordate. C’e’ stato un grande boato. Io ero più in basso e sono subito intervenuto: per prima cosa ho aiutato i feriti. In mezzo alla valanga c’erano molti morti”.

“Ho visto gente scendere dalla montagna dopo l’incidente – ha detto invece l’alpinista Klemen Gricar, che ha scattato alcune foto dopo l’accaduto -. Alcuni di loro stavano sanguinando e avevano brutte ferite, come spalle slogate, gambe rotte. C’erano morti ovviamente, è stato un disastro terribile. Abbiamo aiutato gli alpinisti feriti e le guide, ma le condizioni erano difficili. Il cielo era chiaro ma c’era un forte vento”.

Nel novero delle vittime si contano due alpinisti spagnoli, uno dei quali era Joaquin Aguado, alpinista esperto e capo della squadra del Vigili del Fuoco del Soccorso alpino del parco nazionale di Madrid. I due loro connazionali dati per dispersi sono invece sopravvissuti perché non si trovavano nella zona della valanga. Lo stesso vale per i due inglesi dati per dispersi, che ieri notte avevano deciso di non seguire il resto del gruppo diretto sulla nord del Mont Maudit e di spostarsi invece sul Mont du Tacul.

Tags

Articoli correlati

2 Commenti

  1. Curiose le dichiarazioni di Rossetto che riportate. C’è una sua intervista sul web dal letto di ospedale nella quale dice chiaramente di aver visto chi e come ha fatto partire la valanga…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close