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La Kaltenbrunner in cima al Nuptse, Dujmovits rinuncia per sempre all’Everest

Gerlinde Kaltenbrunner in cima (www.gerlinde-kaltenbrunner.at)
Gerlinde Kaltenbrunner in cima al Nuptse (www.gerlinde-kaltenbrunner.at)

KATHMANDU, Nepal — Gerlinde Kaltenbrunner e David Goettler sono arrivati in cima al Nuptse giovedì scorso. I due alpinisti hanno salito in stile alpino la via Scott che sale sullo spigolo nord della montagna di quasi 8000 metri, situata nel massiccio dell’Everest. Proprio sul Tetto del mondo era impegnato nelle stesse ore il marito della forte alpinista tedesca, Ralf Dujmovits, che provava a scalare nuovamente la montagna per arrivare in cima questa volta senza ossigeno. Il tentativo si è però concluso a Colle Sud. “Ho deciso che non tenterò mai più la salita dell’Everest senza ossigeno e senza l’aiuto degli Sherpa – scrive infatti Dujmovits -. L’ho promesso Gerlinde”.

Gerlinde Kaltenbrunner e David Goettler sono partiti all’inizio della scorsa settimana e sono arrivati in vetta ai 7861 metri di quota del Nuptse il 17 maggio alle ore 13. Hanno seguito la via Scott che sale lungo il north ridge: la via, aperta il 16 maggio del 1961 da Dennis Davis e Sherpa Tashi, sarebbe stata ripetuta pochissime volte, l’ultima nel 1996 proprio da Ralf Dujmovits e Axel Schlönvogt.

“Per compiere un secondo tentativo al Nuptse abbiamo atteso al campo base per giorni, giorni di vento e senza neve – scrive la Kaltenbrunner sul suo sito -. Poi finalmente è arrivato il momento. Il 14 maggio io e David siamo partiti da campo base, pensando di arrivare in cima il 16, ma Ralf, con cui eravamo in contatto due volte al giorno, ci ha consigliato di aspettare il 17, quando era previsto meno vento e tempo più stabile”. E il consiglio non è stato sbagliato visto che in poche ore hanno ottenuto il successo. Dopo la vetta i due alpinisti hanno iniziato subito la discesa verso i campi più bassi.

“Pieni di gioia abbiamo raggiunto il campo II a mezzogiorno – scrive ancora l’austriaca prima donna dei 14 ottomila senza ossigeno -. Ralf ci aspettava già lì. Segretamente speravo e pregavo di trovarlo lì. Scendeva dal Colle del Sud (7950 metri). In realtà, avrebbe voluto provare quel giorno la vetta del monte Everest senza bombole di ossigeno. Il giorno prima però aveva portato tutta l’attrezzatura senza aiuto degli sherpa al Colle sud, e sentiva di essersi aspettato troppo dal suo corpo, di non essere abbastanza in forma per continuare. Speravo fiduciosa che Ralf avrebbe preso la decisione giusta per lui, come ha fatto tante altre volte”.

A poche centinaia di metri di distanza in linea d’aria, mentre la Kaltenbrunner e Goettler arrivavano in vetta al Nuptse, Dujmovits prendeva infatti la decisione più prudente ma anche la più difficile.

“Il 17 maggio avevo iniziato la salita poco prima delle 4 del mattino diretto a Colle sud – racconta infatti l’alpinista sul suo blog -. Quel giorno un crollo di ghiaccio ha travolto campo 3, ferendo due Sherpa e distruggendo 17 tende per fortuna vuote, compreso quella in cui avevo dormito poche ore prima. Ueli Steck aveva fortunatamente deciso di saltare campo 3 e andare direttamente dal 2 al 4. La sua tenda è andata completamente distrutta dalla valanga di ghiaccio. Potete immaginare cosa sarebbe successo se fosse rimasto lì”.

“Nonostante il vento ho piantato la mia piccola tenda rapidamente a 7950 metri – continua il tedesco -. Nel tardo pomeriggio mi sono messo d’accordo di iniziare a mezzanotte l’attacco di vetta. Poi alla sera ho sentito al telefono satellitare Gerlinde e David sullo spigolo nord del Nuptse. Gerlinde ha insistito affinché io non corressi troppi rischi, e perché ascoltassi il mio corpo”.

E anche in questo caso il consiglio del coniuge è stato seguito. “Non avevo appetito ed ero molto stanco – scriveva infatti Dujmovits -. Alle 23 la decisione era diventata chiara: mi sono spostato di 50 metri a quasi -30 ° C fino alla tenda di Ulis e gli ho detto che non sarei partito per la vetta a mezzanotte. Una decisione che è stata per me molto, molto difficile. Essere così vicino alla meta e dover rinunciare mi è costato tanto. Ma la possibilità di avere problemi in questi ultimi metri – e a queste altezze ci vuole molto autocontrollo per proseguire al limite delle proprie prestazioni – era troppo grande e probabilmente avrebbe significato gravi congelamenti o addirittura la morte. E la cima dell’Everest non vale proprio la pena di correre questo rischio”.

Così la Kaltenbrunner e il marito, insieme a Goettler hanno continuato la discesa verso il campo base, dove sono arrivati sani e salvi.

“Siamo tutti e tre al campo base da venerdì sera – scriveva infatti Dujmovits -. Gerlinde e David hanno compiuto una bella salita in stile alpino al Nuptse, realizzata solo raramente in passato. Io invece ho deciso che non tenterò mai più la salita dell’Everest senza ossigeno e senza l’aiuto degli Sherpa. L’ho promesso Gerlinde”.

Info: www.gerlinde-kaltenbrunner.at/neuigkeiten; www.ralf-dujmovits.de

 

 

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