BERGAMO — Ho la certezza di dover essere contento. Anzi di essere contento e orgoglioso. Mario Panzeri è arrivato in cima al suo 14° ottomila. Sono veramente pochi al mondo quelli che ce l’hanno fatta.
Lui che spesso viene indicato come forte fisicamente, buono di cuore ma a volte un po’ instabile caratterailmente, si è ha portato a casa un risultato che premia invece la passione, la costanza, la determinazione ma anche la coerenza etico sportiva nel voler praticare l’alpinismo d’altissima quota senza l’imbroglio dell’ossigeno. Bravissimo Mario. Ti voglio bene!
Sono contento anche per Simone Moro. La prima volta che arrivò in Himalaya era nel 1992, proprio con Mario e il sottoscritto e altri amici, la meta era l’Everest. Da allora ne ha fatta di strada. A un certo punto lui ha ingranato la marcia più potente per una corsa professionale di qualità e respiro. Grande sportivo e professionista della montagna. Grande comunicatore. Questo suo recente ruolo di “elicotterista estremo”, mi pare faccia sintesi di tutto questo. La mia stima per lui è vera e certa.
Due uomini che conosco molto bene sono all’apice del mondo della montagna. Mi piace tutto questo. Sono notizie “jet stream”, che soffiano dall’alta quota e si insinuano nella asfittica atmosfera del quotidiano, facendoci respirare.
