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Moro risponde: la montagna ci purifica?

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"Ciao Simone, mi interesserebbe capire i diversi motivi per cui ci si "avvicina" alla montagna. Per sport? Per il record? Per quale motivo? Io sono romano, ho 29 anni, e ho scelto di vivere la montagna seguendo la via spirituale "tradizionale": i miei punti di riferimento sono Julius Evola e René Guenon.

Mi dispiace sentire che solo in Nepal in Tibet o in Pakistan gli alpinisti arrivino pochi metri sotto la vetta per rispetto alla sua sacralità: non capisco, io ritengo che ogni vetta sia sacra. Penso che si possa prendere il massimo da un’ascesa solo se la si affronta in "punta di piedi" solo se ci si rende conto che non c’è permesso alterare le volontà del posto che ci ospita. Andare in montagna per me è come andare in chiesa per un cristiano o alla moschea per un islamico, lo faccio per sentirmi più vicino al cielo.
 
E’ grazie alla montagna (oltre che alla comunità alla quale appartengo) se mi sento spiritualmente più ricco. Quando sono legato in cordata con i miei camerati la mia vita dipende da loro, la loro dalla mia. E’ una grossa responsabilità! Vado in montagna perchè lei non mente, in città se qualcosa va storto siamo sempre pronti a dare la colpa a qualcosa o a qualcuno, in montagna non è così, se non ce la facciamo la responsabilità è nostra, solo nostra: lì possiamo prendercela solo con noi stessi, riusciamo a conoscere i nostri limiti. La montagna aiuta a "ripulirci" in ogni luogo del mondo. Chi è che quando torna dalla montagna, dopo aver conquistato una vetta, dopo un grande "spirito" di sacrificio, non si sente meglio? Come se si fosse ripulito da qualcosa. Come dice il caro Cesarino Fava "dopo il ritorno da un’ascensione non si è mai la stessa persona".
Penso anche che chi, grazie alla proprie azioni, si trova ad essere punto di riferimento alpinistico, dovrebbe essere prima di tutto un punto di riferimento per la spiritualità che la montagna ha da trasmetterci. Spero tu possa rispondere alla mia riflessione e che sia l’inizio di un cordiale e "fruttuoso" confronto, ne sarei enormemente felice".
 Armando Cartelloni
 
 
Ciao Armando.
La tua riflessione e i concetti che esprimi sono molto orientati alla sacralità, alla spiritualità alla fede alla meditazione, contemplazione. Sono tutti aspetti molto profondi sia della persona che della montagna. Io stesso ho sempre dichiarato che come credente non rimango immune a queste riflessioni ed aspetti del mondo verticale che ho deciso di vivere.
Non c’è però solo la parte spirituale nell’uomo e nel creato, c’è anche azione e tutte le componenti anche muscolari ed intellettuali non direttamente collegate e motivate da esigenze spirituali. Il mondo è materia ed energia e l’uomo è muscoli e anima. Seppur collegate molto spesso agiscono secondo meccanismi ed esigenze diverse che, in alcuni casi, coincidono o si integrano.
 
Fermarsi a pochi metri da una cima non è perché si considerano sacre solo alcune montagna ed altre meno. Lo si fa perché essendo ospiti in casa e cultura d’altri, si vuole fedelmente e materialmente dimostrare con questo gesto ciò che la gente e la fede del luogo richiede. La cima di una montagna è in molte zone del mondo come il Crocefisso e se ti chiedono di non calcare la vetta perché sarebbe come calpestare per te il simbolo sacro della cristianità, 
è saggio assecondare questo credo, questa richiesta.
 
Da noi, se consideriamo il Monte Bianco – o qualsiasi vetta alpina – come montagna stupenda e "sacra", non la sentiamo violata e profanata se ne calpestiamo la vetta. In alcune zone del
mondo questo invece avviene, e dunque proprio per il concetto sacro del rispetto e della tolleranza tra i popoli e le loro fedi, è meglio fermarsi pochi metri prima della cima, per darne testimonianza.
 
Concludo raccomandandoti una cosa: non pensare che solo lo spirito e la fede siano cose nobili e tutto il resto immondizia. Anche coloro che non credono o non sentono le tue stesse pulsioni nel salire una montagna, sono sempre e comunque tuoi compagni di viaggio in questo mondo e forse amano le tue stesse cose con la stessa intensità, ma motivati da uno spirito diverso. Tutto questo è pur sempre e fantasticamente amore, spirito…
 
Simone Moro
 

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