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Kilimanjaro: Martina Navratilova rischia di morire per edema

Martina Navratilova Mt. Kilimanjaro Climb Day One (Photo courtesy Laureus Sport for Good Foundation)
Martina Navratilova sul Kilimanjaro, primo giorno di trekking (Photo courtesy Laureus Sport for Good Foundation)

NAIROBI, Kenya — Martina Navratilova è stata colpita da un edema polmonare mentre scalava il Kilimanjaro, la montagna più alta d’Africa. Dopo quattro giorni di disturbi di stomaco e intestinali, l’ex-tennista è stata soccorsa di notte a 4.000 metri di quota con le bombole d’ossigeno, portata a valle con una barella, e ricoverata d’urgenza in ospedale. Se l’è cavata, ed è stata dimessa tre giorni fa. Ma ora racconta: “lassù ho rischiato di morire”.

La notizia è stata diffusa nelle scorse ore dal Sunday Telegraph, a cui la Navratilova, oggi 54 anni, ha rilasciato le prime dichiarazioni. “Sono stata male di stomaco la notte prima di iniziare la salita – ha detto l’ex tennista -. Dopo il primo giorno di trekking, che era molto leggero, mi sentivo malissimo. Ma non ho rinunciato. I crampi però sono continuati anche i giorni successivi: un inferno”.

Nonostante i disturbi, che la rendevano lenta e poco socievole, la Navratilova ha continuato il trekking senza dire nulla. Nel frattempo, però, il malessere le impediva di nutrirsi e reidratarsi, cosa fondamentale in alta quota. Il quarto giorno le sue condizioni sono degnerate, quando il team è sceso da 5.000 a 4.000 metri per acclimatarsi in vista del tentativo di vetta.

Secondo quanto riferito dal giornale inglese, il suo livello di saturazione era del 68 per cento, contro l’85 per cento della media. “Non riuscivo ad inghiottire niente – racconta la Navratilova -. La mia bocca era completamente asciutta. Ho iniziato a piangere. Il medico mi ha detto che non sarei potuta salire in cima gli ho detto e mi sono resa conto che forse in effetti non ce l’avrei fatta”.

“Quando ho detto a Martina che avrebbe dovuto scendere – racconta il medico, Claire Milligan – era amareggiata e delusa. Però ha accettato la situazione, in un modo incredibilmente forte. La discesa è stata pericolosa, ma lei ha perfino incoraggiato i portatori che la trasportavano nei tratti più duri”.

Per portarla a valle, infatti, ci sono voluti 6 portatori e una barella improvvisata. Il soccorso, della massima urgenza, è avvenuto di notte su un percorso accidentato e scivoloso perchè pioveva da giorni. Ma la Navratilova non era più in grado di reggersi in piedi: era nel sacco a pelo, attaccata ad una bombola di ossigeno, senza forze.

A valle, è stata caricata in ambulanza e portata al Kilimanjaro Christian Medical Centre e poi all’ospedale di Nairobi, dove i medici le hanno riscontrato un edema polmonare piuttosto grave. Lei, però, non si era accorta che stava andando oltre i limiti.

“Se non avessi detto niente quella notte – dice ora la Navratilova – se fossi solo andata a letto, chissà se mi sarei svegliata. Non mi sono resa conto di quanto fossi andata vicino alla morte”.

Pochi mesi fa la Navratilova era stata operata per un cancro al seno. “A maggio ho fatto sei settimane di radioterapia – ha detto al giornale -, in teoria non dovrebbe aver influito sulla scalata ma chi lo sa? Certamente ha buttato a terra le mie difese immunitarie”.

L’ex campionessa di tennis, nove volte vincitrice a Wimbledon, aveva organizzato la scalata al Kilimanjaro proprio per superare la cosa, per sentirsi di nuovo forte. E allo stesso tempo raccogliere fondi per la Laureus Sport for Good Foundation. Si trattava di un trekking di 6 giorni con un gruppo di 25 persone.

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