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Soccorsi in Himalaya, le foto dell'Air Zermatt

Air Zermatt, recupero in Himalaya
Air Zermatt, recupero in Himalaya

Nella primavera 2010, l’Himalayan air rescue team – questo il nome della partnership tra la Fishtail Air e l’Air Zermatt – ha effettuato 4 operazioni di soccorso su Manaslu, Everest, Annapurna e Dhaulagiri. La prima è stata sul Manaslu, dove un gruppo di sei coreani e tre sherpa si è trovato in difficoltà nel mezzo di una tormenta tra campo 2 e campo 3. Il giorno successivo alla tempesta Dani Aufdenblatten, pilota, e Richi Lehner, appeso al gancio, hanno recuperato sette alpinisti da campo due, 6.200 metri, dei quali cinque con seri congelamenti alle dita, ai piedi e al viso. Sono stati necessari 4 voli. Nonostante i voli dei giorni successivi, compiuti con il pilota nepalese Sabin Basnyat, gli ultimi due coreani non sono stati ritrovati.

Pochi giorni dopo, la squadra ha dovuto effettuare un soccorso sull’Annapurna per una spedizione spagnola sul versante Nord, con un alpinista colpito da cecità e paralisi in quota. Dopo una tappa forzata a Pokhara per maltempo, l’elicottero ha compiuto alcuni voli di ricognizione senza ritrovarlo. Nel frattempo, altri tre rimanevano bloccati a campo 4, 6.950 metri, per mal di quota e congelamenti: la squadra svizzero-nepalese li ha evacuati con il baricentrico, compiendo la più alta missione di soccorso mai effettuata da un elicottero.

A metà maggio l’Himalayan air rescue team ha salvato sei alpinisti cinesi sul Dhaulagiri. Al momento della chiamata, erano in 13 sulla montagna, intrappolati ai 7.300 metri di campo 3, con un alpinista in fin di vita. L’allerta era stato dato da un cinese sceso al base, perché non c’erano comunicazioni radio sulla montagna. Con una complicata serie di voli Gerold Biner, pilota, e Bruno Jelk, al gancio, con Sabin Baysnat e Purna Awalem hanno portato sulla montagna alcuni Sherpa e hanno evacuato i sopravvissuti durante la loro disperata discesa verso il campo base. Alcuni di loro non riuscivano più a camminare. Pochi sono riusciti a scendere per conto loro e tre sono rimasti sulla montagna, uno morto per edema a 8000 metri e altri due scomparsi durante la discesa.

Sull’Everest, la squadra ha evacuato due alpinisti morti da campo 2, 6.500 metri. Il primo, un russo morto l’8 maggio. Il secondo è stato Gianni Goltz, svizzero morto sull’Hillary step due anni fa, portato a Kathmandu grazie alla collaborazione di Kari Kobler e Dario Schwörer.

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