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Legno, pietra, foglie, acqua: come fotografare (bene) la texture

La corteccia, la roccia, l'acqua, le foglie e l'acqua, sono superfici in rilievo non sempre semplici da rendere in fotografia. Qualche suggerimento per realizzare immagini d’autore. O quasi

In fotografia, la texture è la “materia di cui sono fatte le cose”. La corteccia di un larice, per esempio, non è certo piatta e liscia, ma è una superficie corrugata, nettamente tridimensionale. Più scolasticamente, possiamo dire che per texture si intende la rappresentazione fotografica della materia tattile, ovvero della struttura degli oggetti, quindi della corteccia ruvida di una pianta, della vernice scrostata dalla superficie metallica di un bivacco, delle crepe della terra riarsa dal sole, delle strisce della neve ventata o dei grumi della parete di una casa.

Il senso delle proporzioni: la dimensione del megalodon è determinabile grazie alla presenza di un elemento di dimensioni note.

Sono foto da scattare con luce bassa e radente e per aumentare la profondità di campo è necessario utilizzare un diaframma abbastanza chiuso.
Il senso delle proporzioni: la dimensione del megalodon è determinabile grazie alla presenza di un elemento di dimensioni note (più o meno). Spesso, i geologi per le loro foto di studio pongono il martello vicino ai minerali, a volte anche il tappo delle loro ottiche. Nella seconda immagine, invece, non ci sono elementi per determinare la proporzione dei fossili. Dal punto di vista tecnico, sono foto da scattare con luce bassa e radente. Per aumentare la profondità di campo, è necessario utilizzare un diaframma abbastanza chiuso, in quanto il soggetto è tridimensionale. Non esagerate nella chiusura del diaframma (f22; f32). La qualità di immagine ne risulterebbe degradata, a casusa della diffrazione. Entrambe: Nikon D810; Nikkor 24-70 2,8 AFG; f11; 1/200; iso 100. Mano libera.

Per restituire, in fotografia, l’idea della tridimensionalità di un soggetto è necessario prestare attenzione a molti fattori. La fotografia è, di per sé stessa, bidimensionale. Per vincere questo limite della fotografia e per rendere l’effetto della tridimensionalità, in una fotografia di paesaggio d’ampio respiro, per esempio, ci sono varie possibilità, secondo le nozioni, o i consigli di composizione. Per approfondire questo argomento, vi rimando a questo capitolo: La migliore inquadratura per fotografare in montagna. Più specificatamente, per fotografare la texture di piccoli soggetti o particolari degli stessi, è necessario prestare attenzione a più elementi: tipologia della luce, posizione della fotocamera, cercare la massima nitidezza e ragionare sulla profondità di campo. 

Luce bassa e radente 

Ogni superficie, di qualsiasi materia, si evidenzia scegliendo correttamente l’illuminazione, ovvero quella del sole basso e radente, poco dopo l’alba o poco prima del tramonto. Un modo molto semplice per capire se la luce è bassa, per i meno esperti, è quello di osservare le ombre, volendo anche la propria: se è lunga, significa che il sole è basso e la luce è ideale per rendere la materia. Questa tipologia di luce è più frequente in autunno e inverno, quando il sole è ovviamente più basso, non solo nelle ore nei pressi di alba e tramonto, ma anche negli altri momenti della giornata. In invero, per esempio, è possibile fotografare una texture, anche in orari abbastanza centrali della giornata. In estate, invece, è necessario attendere che il sole si abbassi, quindi verso sera inoltrata, oppure sul presto, alle prime luci del giorno.

Immagine di texture dove è evidente la tridimensionalità del soggetto.

Immagine di texture dove è evidente la tridimensionalità del soggetto.
Due classiche immagini di texture dove è evidente la tridimensionalità del soggetto. Luce bassa e radente; lente perpendicolare al soggetto; treppiede; iso bassi; diaframma chiuso a f 11; ottica macro. Nikon D810; Micro Nikkor 60 2,8 AF; f11; 1/60; iso 100.

Ottiche 

Ovviamente più l’ottica è nitida e di qualità e più la forma e la materia del soggetto sarà evidente. Ottimi gli obiettivi macro, progettati appositamente per scattare da vicino e ben corretti dal punto di vista della distorsione. Il tipo di focale dipende dal tipo di soggetto che si intende riprendere. Generalmente fotografare una texture significa isolare un particolare; si tendono a utilizzare, quindi, obiettivi dal normale al medio tele, evitando i grandangolari che, in genere, soffrono maggiormente di problemi di distorsione. Interessanti, quindi, focali come il 50 mm o i vari 60 mm macro, ma anche focali più lunghe. Se non avete il macro? Nessun problema. Ci sono ottime focali, in grado di riprodurre la texture in maniera efficace. Un buon 24-70, oppure un 70-200 di elevata qualità potranno assolvere tranquillamente a questo compito, anche se, ovviamente, il rapporto di ingrandimento non sarà elevato come quello di un ottica macro, in grado di raggiungere un rapporto di riproduzione di 1:1.

Evidente la differenza tra la definizione della materia nella parte a destra, illuminata dal sole e da quella sinistra, in netta ombra. E' tutta una questione di luce!
Una foto di texture tra luce e ombra. Evidente la differenza tra la definizione della materia nella parte a destra, illuminata dal sole e da quella sinistra, in netta ombra. E’ tutta una questione di luce! Nikon D800; Micro Nikkor 60 2,8 AF; f11; 1/125; iso 100.

Profondità di campo, iso, tempi e diaframmi: 

Le immagini di questo tipo necessitano di una buona profondità di campo piuttosto elevata. Si utilizzano, quindi, diaframmi abbastanza chiusi, intorno a f 11 / f 16, con conseguenti tempi di posa lunghi e, quindi, l’uso del treppiede diventa importante, per non rischiare il mosso o il micro mosso. E’ vero che si possono alzare gli iso, per aumentare i tempi di posa, ma è sempre meglio usare gli iso più bassi possibile (quelli nativi della fotocamera), per ottenere maggior contrasto e miglior definizione. Per ottenere immagini nitide su tutto il fotogramma, è importante che la fotocamera sia posizionata perpendicolarmente al soggetto. Inclinarla verso il basso o verso l’alto significherebbe rendere la distanza dalla lente al soggetto non uniforme su tutto il campo inquadrato. Alcune parti sarebbero più vicine, altre più lontane. 

Roccia “decorata”.

Anche in questo caso, la materia è evidente, con muschi e licheni in tre dimensioni.
Roccia “decorata”. Anche in questo caso, la materia è evidente, con muschi e licheni in tre dimensioni. Il concetto e la tecnica è la stessa che si utilizza per la corteccia. Nikon D800; Micro Nikkor 60 2,8 AF; f11; 1/30; iso 100. Treppiede indispensabile.

La nitidezza in fase di ripresa e in post produzione 

Ottenere immagini nitide e ben delineate è molto importante per le foto di texture. Ecco alcuni suggerimenti scematici. 

  • Tempo di scatto: un tempo di scatto veloce aiuta a diminuire il mosso e, quindi, una delle cause di mancanza di nitidezza. Da ricordare la regola empirica del “tempo di posa uguale al reciproco della focale”: se scattiamo con un 200 mm (su formato FX), utilizzando un tempo di posa di 1/200 di secondo dovremmo avere una foto nitida. Con un 100 mm, si scatterà ad 1/100 di secondo, e così via. Regoletta, poco precisa e molto empirica…
  • Treppiede: un buon cavalletto, stabile, riduce i rischi di mosso e micro mosso, aumentando le possibilità di ottenere immagini più nitide. Da ricordare che anche la pressione del dito sul pulsante di scatto può creare micro mosso. Quindi, anche su cavalletto, sarà opportuno aiutarsi con uno scatto flessibile o utilizzando l’autoscatto, con un intervallo lungo, però, almeno una decina di secondi.   

La materia è evidente.

La foglia non ha una messa a fuoco uniforme su tutta la sua superficie, in quanto la lente dell'obiettivo non è esattamente perpendicolare al soggetto.
La materia è evidente in entrambi gli scatti. Nella seconda, è evidente che la foglia non ha una messa a fuoco uniforme su tutta la sua superficie, in quanto la lente dell’obiettivo non è esattamente perpendicolare al soggetto. Il controluce evidenzia nettamente la forma del soggetto. Per quanto riguarda la vegetazione, in controluce è sicuramente molto efficace. Nikon D800; Nikkor 70 – 200 4 AF; f 8; 1/30; iso 100. Treppiede indispensabile. Il diaframma è intermedio e, abbinato alla focale lunga di 200 mm, consente di rendere lo sfondo soffuso.
  • Elementi atmosferici: la qualità della luce è molto importante, così come il vento. Se il vento è molto forte, può creare problemi di stabilità, anche usando il treppiede e, oltretutto, oltre a muovere l’insieme reflex e obiettivo, rende anche gli alberi e le foglie mosse. Risulta, quindi, necessario usare un tempo di posa veloce, oppure si sfrutta l’effetto mosso. Certo scattare immagini di texture di foglie diviene quasi impossibile. Rocce e sassi, in questo caso, si prestano decisamente di più.  
  • Flash: un sapiente colpo di flash può essere utile, per modificare una luce che non è esattamente ideale per la texture: non è radente e non evidenzia le forme. Si pone il flash, staccato dalla fotocamera in posizione che simuli il sole basse. Con un diaframma chiuso (11; 16, per esempio) e iso bassi, si ottiene illuminazione equilibrata. Non è necessario preoccuparsi della luminosità dello sfondo, per ovvi motivi…Lo sfondo non c’è! Ho parlato del flash, anche in questo capitolo: Fotografare i fiori”.
Non è una texture fine a sé stessa, perchè, per scelta, si vede anche lo sfondo.
La texture della corteccia è evidente. Non è una texture fine a sé stessa, perchè, per scelta, si vede anche lo sfondo, con il Lago di Tovel. In questo caso, l’ottica utilizzata è un grandangolo, con messa a fuoco sul primo piano. Nikon D300; Sigma 12-24 AFG; f 14; 1/30; treppiede.
  • Maschera di contrasto: a volte, si può ovviare a problemi di mancanza di micro contrasto, con l’immagine che appare poco nitida, agendo in post produzione, con la “maschera di contrasto”. Importante specificare che questo strumento non serve per regolare il contrasto inteso come differenza tra zone bianche e nere che si regola, invece, con i livelli o con le curve. E’ opportuno specificare che, il procedimento, non può donare nitidezza ad una foto palesemente errata in ripresa, ma è utilizzabile come compendio o, al massimo, per ovviare a piccole imperfezioni. La maschera di contrasto rende più evidente la materia di un soggetto, come per esempio una superficie nevosa ventata che, a volte, potrebbe apparire poco grumosa, senza rilievo, oppure, nel legno di una corteccia, contribuisce a renderlo più in rilievo. Tutti i programmi di fotoritocco hanno una funzione maschera di contrasto (o similari) che aumenta l’impressione di nitidezza, con un procedimento digitale.
La forma della neve.
La forma della neve. In questi casi è utile accentuare la materia, la texture, con una leggera maschera di contrasto, in post produzione. La neve ventata è così molto evidente. Nikon D850; Nikkor 24 – 70 AFG 4; f 11; 1/60; iso 100. Treppiede.
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