Ricette e sapori

Lo sfarriccio del Molise

immagine generica

documentprint mail-to

ZONA DI PRODUZIONE: Viene prodotto in tutto l’alto Molise con piccole personalizzazioni negli ingredienti. Noto quello di Rionero Sannitico.

 
DESCRIZIONE DEL PRODOTTO, DELLA LAVORAZIONE E DELLA CONSERVAZIONE: Il sangue di suino raccolto al momento dell’uccisione viene unito a noci, pinoli, uva passa, scorze di arancia, cacao, farro precedentemente cotto e grasso di maiale duro. Si insacca il tutto nel budello cieco, si fa bollire per almeno un’ora ed il sanguinaccio è pronto per essere consumato. 
  

STAGIONATURA: Non necessita di stagionatura

INGREDIENTI: Sangue di suino e grasso duro, sale, zucchero, pinoli, noci, farro, uva passa, scorze di arancia, cacao. 
  
TRADIZIONE E STORIA: I sanguinacci realizzati con l’impiego di cereali sono sempre stati identificati col nome di questi ultimi: migliaccio, da miglio in Toscana, sfarricciato o farricciato dall’Abruzzo in giù. Quasi che un lessico così corretto esorcizzi il tabù che da sempre, in tutte le culture, lascia al sangue i soli significati religiosi e lo destina a puri usi sacerdotali. Ma la fame e la sopravvivenza sono più forti di qualsiasi reprimenda morale e i sanguinacci sono sempre stati prodotti e consumati in tutte le comunità, dolci o salati, fino a diventare “cibi delle feste” con cui celebrare il rito dell’ammazzatura del maiale. Se viene sconsigliato fatto con sangue di maiali allevati industrialmente, quello di produzione casalinga, realizzato con maiali di cui è nota la dieta e la salute, è ancora molto apprezzato e ricercato. 
  
Si può consumare ancor caldo, ma c’è chi lo preferisce risaltato in padella o sulla brace. Altri aspettano che si raffreddi e lo servono a fette, come un vero budino. Un’altra variante lo vede spolverato di zucchero, per sottolinearne il gusto dolciastro.In alcune regioni viene anche utilizzato per produrre le salsiccie o fare dei primi (lasagnette al sanguinaccio, Puglia).
 
Tale prodotto è oggi quasi dimenticato, confinato tra le mura domestiche delle poche famiglie che ancora oggi allevano il maiale come sorta di "salvadanaio familiare" o in alcune aziende agrituristiche che lo propongono agli ospiti.

 

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close