Mostre e convegni

I grandi dell’alpinismo triestino raccontati in una mostra, imperdibile, al Castello di San Giusto

“Verso le vette. L’alpinismo e Trieste” ripresenta i principali attori di un secolo di arrampicate: da Comici a Cozzolino, da Kugy a Dougan e Delvecchio. Una sala è dedicata al settantesimo anniversario della spedizione italiana al K2

Nell’immagine guida della mostra non poteva esserci che lui, il mitico Emilio Comici, ripreso in spaccata tra due torrioni dolomitici negli anni Trenta. Figura che fa da cerniera e da punto di riferimento per l’alpinismo triestino e italiano nello scenario della complessa transizione storica novecentesca di Trieste, città di confine, tra le due guerre, Comici è assieme a Julius Kugy l’unico alpinista triestino la cui fama ha valicato i confini nazionali – come dimostra il recente lavoro di David Smart Emilio Comici l’angelo delle Dolomiti – riflettendola indirettamente anche sulla sua città.

Ed è a Trieste che sarà visitabile fino all’8 giugno 2025 al Bastione Fiorito del Castello di San Giusto, la mostra Verso le vette. L’alpinismo e Trieste, curata da Anna Krekic e Flavio Ghio, con il supporto e materiali provenienti dalle sezioni triestine del Club Alpino Italiano, Società Alpina delle Giulie e XXX Ottobre, dallo Slovensko Planinsko Društvo Trst (Società Alpina Slovena di Trieste), dai Musei Storici, Artistici e Scientifici del Comune di Trieste (musei d’Arte Orientale, di Storia Naturale, della Risiera di San Sabba, del Risorgimento) dallo SmaTS-Sistema Museale dell’Ateneo di Trieste, dal Museo Friulano di Storia Naturale di Udine (Archivio Ardito Desio), dal Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi” – CAI Torino. Infografiche e filmati storici dalle Teche Rai e dalla Cineteca di Bologna arricchiscono il percorso espositivo.

Quest’ultimo, presentato anche in lingua inglese e slovena, è articolato in due settori ben distinti, con una prima sala collegata al settantesimo anniversario della spedizione italiana al K2 e un secondo settore più articolato incentrato sulle figure di spicco dell’alpinismo triestino. La sezione dedicata al K2 è motivata dalla partecipazione alla storica spedizione coordinata da Ardito Desio di uno scienziato triestino, Antonio Marussi (1908 – 1984), uno dei più rilevanti geodeti del Novecento, fondatore dell’Istituto di Geodesia e Geofisica dell’Università di Trieste e per molti anni docente nell’Ateneo triestino. Questa prima sala raccoglie reperti archeologici, beni naturalistici, documenti, cimeli della spedizione, fotografie e vari strumenti scientifici.

Nella seconda parte del percorso, che ha inizio con Julius Kugy, vengono presentate alcune “figure-chiave” di alpinisti triestini, scelte, si scrive sul primo tabellone espositivo “per la loro unicità, per la capacità di rappresentare un’epoca e soprattutto di imprimere delle svolte significative nel modo di interpretare e vivere l’alpinismo”. Si tratta di personalità carismatiche che “hanno saputo unire nell’azione due aspetti: viaggiare nello spazio che porta alle vette e viaggiare nel tempo che porta nella storia”. Meno note rispetto a Kugy e Comici, queste figure vengono illuminate dai giusti riflettori nel contesto storico della città e della storia dell’arrampicata sull’arco alpino orientale.

Attraverso dipinti d’epoca e contemporanei, riproduzioni di fotografie, oggetti e materiali alpinistici – quelli appartenuti a Emilio Comici ad esempio -, sculture e tabelloni illustrativi, le singole personalità vengono scandite lungo il percorso. Kugy, il grande e romantico cantore delle Alpi Giulie, attraverso i suoi libri e la passione per la botanica; una sezione è dedicata a Napoleone Cozzi con fotografie della sua Squadra Volante, qualche acquerello in riproduzione e suoi dipinti, oltre allo stupendo plastico del Civetta da lui realizzato durante le sue campagne esplorative in zona a seguito delle quali sono nate le intitolazioni di Torre Trieste e Torre Venezia; c’è una sezione dedicata ai rifugi con la costruzione del Rifugio Pellarini, progettato tra le due guerre su spinta di Vladimiro Dougan e realizzato dalla Società Alpina delle Giulie: emblematico il bel ritratto di Luigi Pellarini realizzato dall’artista triestino Ugo Flumiani (1876-1938) presente in mostra anche con altri significativi dipinti; Dougan, l’allievo prediletto di Kugy riscoperto da Flavio Ghio viene raccontato attraverso le sue salite nelle Giulie – fu il primo a percorrere una buona parte della Cengia degli Dei al Jôf Fuart – e la spedizione triestina in Caucaso cui prese parte.

Una sezione racconta la nascita della speleologia triestina – si avventurarono in grotta anche Cozzi, Comici e Delvecchio – con le prime esplorazioni degli abissi carsici: anche qui bei dipinti di Ugo Flumiani illustrano le Grotte di San Canziano. Di Flumiani c’è in mostra anche un dipinto delle Alpi Giulie innevate intitolato Da Tarvisio i nuovi confini della patria, donato dal pittore alla Società Alpina delle Giulie, che fa riferimento ai nuovi confini disegnati alla fine della Prima Guerra Mondiale nel Tarvisiano.

La mostra prosegue con la sezione dedicata a Emilio Comici, dove tra l’altro sono esposti il suo distintivo di Guida alpina, i chiodi e le mitiche scarpette che indossa nelle foto. Ha uno spazio anche il suo erede silenzioso, Guglielmo Delvecchio – a cui la Società Alpina delle Giulie ha dedicato quest’anno un numero monografico curato da Ghio – e non poteva mancare Enzo Cozzolino tenace propugnatore dell’etica nella scalata che invitava a “vincere la montagna esclusivamente con le sue forze e i suoi mezzi naturali, in modo estremamente puro, pronto ad accettare lealmente ciò che la montagna stessa offre, per essere salita e nello stesso tempo tutto ciò che essa comporta, rischio compreso”.

Chiude l’esposizione, oltre ad una piccola sezione che accenna alle imprese di Mauro Bole, Giorgio Ramani e Andrea Varnerin, che hanno avuto il merito di aver sviluppato l’arrampicata sportiva in Napoleonica a Trieste, un settore, curato da Riccarda de Eccher dedicato alle donne triestine dove sono ricordate Bianca Di Beaco, Tiziana Weiss (compagna di cordata della de Eccher) e la storica dell’alpinismo Daniela Durissini, recentemente scomparsa.

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