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Il Soccorso Alpino e Speleologico dà i numeri: ben 12.349 interventi effettuati nel 2023

Un vero e proprio esercito, professionalmente al top, al servizio di chi va per monti (e non solo). Solo una su dieci tra le persone soccorse è iscritta al CAI.

Una grande forza al servizio di alpinisti, escursionisti e sciatori, e spesso anche di chi in montagna ci vive. Solo così si possono commentare i dati, che sono stati resi noti da poco, sugli interventi di soccorso compiuti nel 2023 dal Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico. I dati, al contrario di quelli dell’anno precedente, includono i soccorsi effettuati in Valle d’Aosta.

In tutta Italia, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023, sono state portate a termine 12.349 missioni di soccorso, quasi 34 in media per ogni giorno dell’anno. In tutto le persone soccorse sono state 12.365, e 7.622 hanno riportato ferite. E’ alto, purtroppo, anche il numero delle persone, 491, che l’elicottero o le squadre via terra non hanno raggiunto in tempo, e che sono state recuperate senza vita.

Quest’anno, il CNSAS celebrerà il suo 70° anniversario. Per questo motivo, oltre ai dati del 2023 sono stati resi noti quelli totali. Dal 1954 a oggi, il Soccorso Alpino e Speleologico ha riportato a casa ben 223.762 persone, tra le quali 140.929 ferite e 77.436 illese. Le vittime, in tutti questi anni, sono state 18.072. 

Oggi il CNSAS, che interviene in collaborazione con il Servizio Sanitario Nazionale e il Sistema 118, dispone di circa 7.000 operatori, che garantiscono un’attività operativa 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. Nel 2023, questi tecnici sono intervenuti per 33.852 giornate/uomo, e per oltre 206.000 ore/uomo. Le unità cinofile del CNSAS sono state chiamate a operare 168 volte, dopo eventi valanghivi o alla ricerca di persone disperse.

Cadute e scivolate sono le prime cause degli incidenti

Le cause degli interventi si discostano poco da quelle degli anni precedenti, e sono soprattutto tre. La caduta/scivolata (45,9% degli interventi), l’incapacità durante l’attività svolta (25,5%) e il malore (12,1%). Seguono con valori decisamente più contenuti il maltempo (4,3%) e lo shock anafilattico (0,50%).

Le attività che hanno causato più interventi sono l’escursionismo (42,5% dei casi), la mountain bike (8%), lo sci alpino (2,2%), l’alpinismo classico (6,0%) e la ricerca di funghi (3,1%). Sono un centinaio, cioè lo 0,8%, gli interventi di soccorso a cacciatori che si sono infortunati durante l’attività venatoria.

491 sono le persone che hanno perso la vita in ambiente impervio, ma meno che nel 2022. I feriti in modo leggero sono stati 5.720, quelli gravi 1.579, i feriti con funzioni vitali compromesse 323. L’elenco dei 4.151 illesi comprende persone in difficoltà a causa delle condizioni morfologiche, dello stato del terreno (per esempio presenza di neve o ghiaccio al suolo), per incapacità o per inadeguatezza dell’attrezzatura, delle calzature o dell’abbigliamento. 

Ogni intervento di soccorso ha la sua storia. Se si vuol trovare l’identikit “medio” della persona soccorsa si arriva a un maschio italiano tra i 50 e i 60 anni, leggermente ferito dopo essere scivolato in un’escursione durante il mese di agosto. 

I dati reali indicano che tra le persone soccorse c’è un 82,1% di italiani, seguiti da tedeschi (6,7%), da francesi (4,2%) e da decine di altre nazionalità. Il 16,95% delle persone soccorse ha tra i 50 e i 60 anni, il 13,55% tra i 60 e i 70 anni, il 13,71% tra i 20 e i 30 anni e il 10,69% più di 70 anni. I maschi sono il 68,6% delle persone soccorse, le donne il 31,4%. 

Solamente un infortunato su 10 è iscritto al CAI

La grande maggioranza (11.146 su 12.365) delle persone soccorse non è iscritta al Club Alpino Italiano, mentre i soci sono solo 1.219. Un dato che mostra, con estrema chiarezza, che la preparazione, la cultura di montagna e l’attenzione dei soci CAI sono anche una garanzia di sicurezza. 

Il 49% degli interventi del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico si concentra nei mesi estivi di giugno (7,3%), luglio (14,4%), agosto (17,1%) e settembre (10,3%). Sono numeri confermati dalla tipologia principale di attività effettuata dalle persone soccorse –   l’escursionismo – che viene svolta soprattutto durante i mesi più caldi dell’anno.

Se si guarda alla ripartizione geografica degli interventi, i territori dove questi sono più numerosi sono il Piemonte (17,4%), la Valle d’Aosta (13,8%), la Lombardia (12,7%), la Provincia autonoma di Trento (12,5%), la Provincia autonoma di Bolzano (10,8%) e il Veneto (8,8%). In fascia intermedia troviamo l’Emilia-Romagna (4,0%), la Liguria (3,7%), la Toscana (3,1%) e il Friuli-Venezia Giulia (2,9%).

Nettamente meno numerosi gli interventi del CNSAS in Umbria (2,2%), in Abruzzo (1,6%), in Sicilia (1,5%), nel Lazio (1,2%), nelle Marche (1,2%), in Campania (0,8%), in Sardegna (0,8%), in Calabria (0,4%), in Basilicata (0,2%), in Molise (0,2%) e in Puglia (0,1%). 

In 5.845 interventi, quasi la metà del totale, il Soccorso Alpino e Speleologico è intervenuto con il supporto di un elicottero. Nella quasi totalità dei casi (94,2%) sono stati utilizzati mezzi del Servizio sanitario regionale e provinciale del 118. Negli altri casi sono stati utilizzati elicotteri dei Vigili del Fuoco (188 interventi), Aeronautica Militare (69), Guardia di Finanza (55), Polizia di Stato (9) ed Esercito (3).

Tra le grandi emergenze del 2023 spicca l’alluvione che nel mese di maggio ha colpito il territorio dell’Emilia-Romagna. Agli interventi, accanto agli operatori del Soccorso Alpino e Speleologico locale, hanno partecipato tecnici provenienti da Abruzzo, Alto Adige, Calabria, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia e Trentino. 

La sera dell’11 settembre si è invece concluso con successo il recupero di Mark Dickey, lo speleologo statunitense rimasto bloccato a circa 1.000 metri di profondità nella grotta Morca, in provincia di Mersin, in Turchia. Le operazioni di soccorso, alle quali hanno preso parte diverse squadre del CNSAS, sono state particolarmente lunghe e complesse a causa della morfologia della grotta e delle condizioni dell’infortunato. 

Le operazioni di soccorso di Dickey hanno impegnato oltre 100 soccorritori provenienti da una decina di Paesi. Per il recupero da -1000 metri sono state necessarie 60 ore. Nel DNA del Soccorso c’è anche la solidarietà internazionale.

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