Alpinismo

Emanuele Andreozzi firma due nuove linee di misto sul monte Fop

“Per un Angelo” (630 metri, AI 5, M6) e “Per Elisabetta” (500 metri, WI 6, M6+) sono i nomi delle due nuove vie realizzate su una parete dolomitica poco frequentata di fronte alla Sud della Marmolada

La parete Nord del Monte Fop è sicuramente una delle pareti dolomitiche meno conosciute dal punto di vista alpinistico. Posta di fronte alla mitica Sud della Marmolada, fatica – per ovvie ragioni – a reggerne il confronto. Mentre la prima infatti scintilla al sole, richiamando chiunque la guardi a tentarne l’ascesa, la Nord del Fop, decisamente più ombrosa, appare cupa e caratterizzata da una roccia poco invitante.

“Eppure”, racconta Emanuele Andreozzi, ”nell’ormai lontano gennaio 2016 posai lo sguardo proprio sulla sua roccia, durante un giro esplorativo in Val d’Ombretta alla ricerca di possibili nuove linee. C’era una spaccatura che solcava la parete da cima a fondo e che mi sembrava davvero interessante. Al tempo ero un ragazzino, andavo in montagna da relativamente poco tempo e stavo facendo esperienza ripetendo vie di roccia in estate e cascate di ghiaccio in inverno. Ma ricordo che quella fu la prima volta in assoluto che andai a cercare una nuova via da aprire. In questi otto anni, per svariati motivi, non ho mai trovato l’occasione di andare a rimetterci il naso”.

La cosa che mancava ad Andreozzi, in quel periodo, erano anzitutto compagni di cordata motivati a vivere un’avventura del genere. “Ma negli anni successivi non era più questo il problema”,  continua Emanuele, “anche se comunque non concretizzai mai davvero l’idea di salire quella parete, nonostante tutte le volte che arrivavo in vetta alla Marmolada con gli sci, guardassi proprio la linea che avevo individuato, ripromettendomi di andarci”.

Soltanto quest’anno, il sogno si è concretizzato. E la linea in questione si è addirittura moltiplicata, dando luogo a due aperture distinte ma accomunate dallo stesso senso che hanno per Andreozzi. “Rivincita”, spiega Emanuele, “dopo il grave incidente sugli sci che mi ha costretto a fermarmi per due anni interi”.

Il ritorno al “mondo dei ghiacci” è stato siglato dunque da Andreozzi nel gennaio di quest’anno, dapprima con la via Per un Angelo. Il 4 gennaio, con Stefano Giongo, abbiamo aperto questa nuova goulotte. Già il 17 dicembre scorso ero andato insieme alla mia fidanzata Vaida fino alla base della parete, per un tentativo reso vano dalla neve inconsistente che smaltava la roccia verticale. Così quel giorno optammo per aprire una cascata un po’ più a destra rispetto alla linea, chiamandola First Time”.

Il caldo anomalo delle festività natalizie, seguito dai primi freddi del 2024, ha fatto il resto. “La neve si era sciolta e ghiacciata nuovamente per bene”, spiega Andreozzi. “O, perlomeno, quel tanto che bastava a garantire il nostro passaggio sui primi due tiri, anche se quelli più impegnativi sono stati il terzo e il quarto, delicati e aleatori su un terreno decisamente verticale. Ma a ricompensare i nostri sforzi ci ha pensato la restante parte della via, regalandoci una bella e varia arrampicata mista, più solida e proteggibile”.

La genesi di Per Elisabetta – aperta il 28 gennaio – è quasi analoga. Ma forse si tratta dell’itinerario più rappresentativo di quella rivincita di cui parlavamo prima. “Dopo l’incidente non avevo più scalato in montagna una via che presentasse un tiro paragonabile, per ingaggio ed impegno, alla seconda lunghezza di questa linea”. Una sorta di labirinto verticale, caratterizzato da funghi di neve e croste di ghiaccio, a loro volta appoggiate su strati di neve inconsistente.

“Pazienza e delicatezza erano le parole d’ordine”, racconta Andreozzi, “soprattutto durante la pulizia preliminare, necessaria per trovare al di sotto di quella “lasagna” un terreno scalabile. Spesso, piantando le picozze, esplodeva tutto e questo rendeva vano qualsiasi tentativo di proteggersi: ecco perché ho dovuto addirittura scalare con le mani, sperando così di risultare più delicato. Un tentativo che ha funzionato e che ha permesso ad Emanuele di superare le difficoltà maggiori, sbucando in un tratto dal ghiaccio decisamente più buono e meno instabile.

“Il resto della via ha sorpreso in positivo sia me che i miei soci (Fabio Tamanini e Vaida Vaivadaite, ndr)”  prosegue Andreozzi  “con canali di neve, passaggi di misto e un incredibile tunnel che ci ha permesso di bypassare la porzione centrale, più ripida e problematica”.

Altre due lunghezze di misto impegnative, un ultimissimo e più agevole tiro su un camino verglassato ed infine il tanto atteso arrivo in vetta, “a coronamento di un’attività invernale che quest’anno ha rappresentato moltissimo per me e per il mio ritorno all’alpinismo. Speriamo sia solo l’inizio”, conclude Andreozzi.

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close